Del 16 Novembre 2023 alle ore 02:45Nell’area dell’Ateneo e del Policlinico di Bari possiamo notare ciò che resta di alcuni adesivi con la bandiera trans*, sistemati nei giorni scorsi da persone volontarie di Mixed LGBTQIA+, a cavallo del TDoR – Transgender Day of Remembrance, che ricorre il 20 Novembre.
Il messaggio sugli adesivi recita “mettiamo fine alla transfobia. Io supporto la comunità trans*”.
«Un messaggio di solidarietà, contro le discriminazioni, sembra creare – riflette il Circolo ARCI barese – così tanti problemi che diverse persone si sono preoccupate di strapparli via o addirittura di cambiare l’ordine delle parole per incitare all’odio, come vediamo in una delle foto, il messaggio è cambiato in “io supporto la transfobia”.
Se pensiamo che questo è accaduto nei luoghi dell’istruzione che vengono reputati come il massimo sapere, è davvero preoccupante.
Questi spazi sono abitati da molte persone Trans*, che con fatica si fanno spazio in un ambiente già ostile, a causa del suo regolamento alias o delle sue infrastrutture (in molti plessi non ci sono bagni gender neutral o per lo meno con porte che si chiudano).»
Ma cosa è successo di preciso?
«Uno dei responsabili è stato colto sul fatto da una attivista.
– Sei tu che stai staccando gli stickers?
– Sì e quindi? Là non ci devono stare.
– Guarda che posso metterli, smetti di staccarli.
– No.
– Che problemi hai? Smettila di staccarli.
– Che cosa ci vuoi fare? Ché ti posso denunciare.
Nonostante l’interessato si si successivamente scusato, è evidente come ci sia una totale mancanza di consapevolezza della gravità del gesto. Nonché il machismo di strappare un simbolo di lotta alla discriminazione, perché “tanto nessuno mi può fare niente”. E farlo presente all’attivista in modo strafottente.
La discussione, avvenuta in pubblico, ha suscitato varie reazioni, fortunatamente perlo più di sdegno per chi strappa gli stickers, ma non sono mancate delle critiche all’attivista, criticata per “essersi arrabbiata troppo per un semplice sticker”, dato che alla libertà di esporre uno sticker corrisponderebbe una “libertà di strapparlo”.
Non è mancato un paragone con i fascisti della serie Netflix “Questo Mondo Non Mi Renderà Cattivo”, accusando l’attivista di comportarsi come i fascisti della suddetta serie, di fronte a chi strappa i manifesti, o in questo caso gli stickers.»
Come vediamo, a volte quello da moltə reputato come un ambiente “alto”, “elitario”, “acculturato”, per quello che vale, in un batter d’occhio si trasforma in un luogo discriminante, non appena una minoranza lascia un messaggio di solidarietà e inclusione.
E così la torre d’avorio accademica viene spazzata via come un castello di carte.L’articolo Mettiamo fine alla transfobia. Io supporto la comunità trans. è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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