Gargano Annamaria
La proposta di riforma costituzionale avanzata da Giorgia Meloni rappresenta un ambizioso sforzo di ridefinire il panorama politico-istituzionale italiano, con particolare enfasi sulla figura del presidente del Consiglio e sulla struttura di formazione del governo.
Uno degli aspetti cardine di questa proposta è l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio da parte dei cittadini, un cambiamento sostanziale nel processo decisionale che mira a rafforzare la legittimità democratica di questo ruolo cruciale nell’esecutivo. L’innovativa previsione di un premio di maggioranza, garantendo alla coalizione vincente il 55% dei seggi, costituisce una strategia finalizzata a conferire una maggiore stabilità ai governi.
La consuetudine italiana di avere governi con durata limitata, spesso inferiore all’anno, è stata oggetto di critiche e preoccupazioni per la continuità delle politiche pubbliche. La proposta di Meloni si prefigge di affrontare questa problematica strutturale, proponendo un meccanismo che incentiva la formazione di governi più solidi e duraturi nel tempo.
Un ulteriore punto di riflessione riguarda l’eliminazione della carica di senatore a vita, attualmente riservata a figure di spicco come il premio Nobel Carlo Rubbia, la sopravvissuta ad Auschwitz Liliana Segre e l’ex premier Mario Monti. La soppressione di questa carica solleva interrogativi sulla natura e sulla valenza simbolica di tale riconoscimento, poiché esso ha rappresentato, nel corso degli anni, un segno di onorificenza nei confronti di personalità di eccezionale rilevanza e contributo al Paese.
La facoltà del presidente della Repubblica di nominare i ministri, sciogliere le camere, ma solo se il Parlamento non rinnova due volte la fiducia al governo, sottolinea una sottile redistribuzione di poteri tra l’esecutivo e il legislativo. Tale meccanismo è stato concepito per equilibrare l’autorità del presidente della Repubblica con quella del Parlamento, cercando di garantire un adeguato controllo sull’operato del governo senza comprometterne l’efficacia.
È da evidenziare che la proposta ha ottenuto un consenso unanime all’interno del Consiglio dei Ministri, indicando un ampio accordo all’interno dell’esecutivo. Tuttavia, la natura democratica del processo richiede che la proposta sia sottoposta all’attenzione delle Camere, dove dovrà ottenere un’approvazione con una maggioranza qualificata di due terzi. Nel caso in cui tale accordo non si raggiunga, l’opzione di un referendum emerge come una modalità diretta di coinvolgimento democratico, garantendo che la riforma costituzionale, se attuata, rispecchi appieno la volontà popolare.