Del 13 Novembre 2023 alle ore 15:47Esce nella traduzione di Zalàn Tibor, con la cura grafica di Fàbian Istvan, la post-fazione di Halmai Tamàs, e la cura redazionale di Attila F. Balàzs, Sàndor Halmosi, Pàl Dàniel Levente, la raccolta di poesie di Stefano Donno, dal tiolo “Inferni Post Umani” (Poszthumàn poklok) per i tipi di AB ART Kiadò.
Scrive Laura Garavaglia (poetessa e Presidente della Casa della Poesia di Como) nel suo intervento critico per l’edizione italiana di prossima pubblicazione per i Quaderni del Bardo Edizioni: “Un libro di poesie che è la narrazione in versi di un’apocalittica visione dell’era post-umana, definita in modo significativo “Inferno”. Venti poesie, tutte numerate, come venti brevi capitoli di un romanzo, ciascuno dedicato a un ambito delle più avanzate tecnologie in un crescendo di visioni inquietanti che sembrano preannunciare lo stravolgimento totale, la nullificazione del mondo e dell’esistenza umana. Ciò che rende affascinante e originale questo libro è che il poeta Stefano Donno ha scelto di scrivere le prime quattordici poesie in lingua inglese, la lingua della tecnologia, ma in quartine i cui versi sono spesso in rima alternata o baciata: sembrano alleggerire in tono ironico temi tanto difficili da affrontare, in particolare scegliendo il linguaggio della poesia.  Ciò è evidente sin dal primo componimento, Artificial Intelligence, dove l’intelligenza artificiale viene in senso antifrastico celebrata come luce nella tenebra per poter camminare verso il divino, sapendo bene che una possibile minaccia, se consideriamo la cosiddetta Intelligenza artificiale forte, è proprio che possa seguire un proprio imperativo evolutivo. E non a caso la seconda poesia è una sorta di “ode” al robot, essere indipendente nato dalla interazione tra AI e Machine Learning,  la cui convivenza con gli  umani è possibile grazie a una combinazione di caratteristiche e comportamenti che dovrebbero favorire  l’interazione e la collaborazione armoniosa;  così come la terza è dedicata al cyborg, abbreviazione di “cybernetic organism”, essere vivente che unisce elementi biologici e tecnologici per migliorare le sue funzioni o acquisire caratteristiche che non possiede naturalmente e a cui il poeta augura
“May you find your way and thrive,
May you reach your journey’s end,
 So here’s to you, dear cyborg friend,
May you find your way and thrive,
May you reach your journey’s end,
And all that you desire”.
Stefano Donno rivolge poi la sua attenzione alla teoria del multiverso, una delle più affascinanti e controverse della fisica teorica, che sconfina a tratti nella filosofia e dove le dimensioni di spazio e tempo presenti nel nostro universo non hanno più valore e si ipotizzano universi paralleli con leggi fisiche, costanti fondamentali e condizioni iniziali diverse.  Anche il fascino dei quanti diventa oggetto di indagine del poeta, che ci trasmette lo stupore, la meraviglia e le incognite che avvolgono ancora in gran parte il mondo dell’infinitamente piccolo: l’entanglement quantistico è metafora per descrivere il mistero dell’amore, che lega in modo indissolubile il destino di due anime, come particelle, anche a distanze siderali tra loro.
La narrazione in versi si fa sempre più cupa nelle ultime poesie di questa sezione: Donno cita la trilogia dei film di fantascienza “The Matrix” , dove la realtà distopica in cui gli esseri umani sono intrappolati e i loro corpi utilizzati per fornire energia a macchine intelligenti sembrano voler tenere alta l’attenzione del lettore nei confronti del pericolo di un futuro in cui gli esseri umani potrebbero davvero essere assoggettati ad una sorta di “Grande Fratello”, mostro nato dalla tecnologia più avanzata che può sfuggire al nostro controllo. Tutto dunque, finirebbe in un’Apocalisse di grado Z, catastrofe umana e naturale, regressione del pianeta a un luogo dove pochi sopravvissuti vivono nascondendosi per sfuggire a esseri mostruosi. La fine sembra venire da quello spazio oscuro e ignoto che fa tornare il lettore al mistero dei multiversi: esseri alieni conquistano definitivamente il nostro pianeta e la sola consolazione è quella di aver combattuto strenuamente, sia pure finendo per soccombere.  La seconda sezione del libro comprende poesie scritte in italiano in verso libero: tale scelta mi sembra risponda all’esigenza di dare maggior respiro al testo, dove emerge l’urgenza di raccontare, in modo visionario e profetico, con un ritmo incalzante e quasi parossistico, la trasformazione dell’essere umano in un ibrido, un “cyborg mostro” che porta all’estremo il proprio “Ego cibernetico”. Non a caso nelle ultime tre poesie che chiudono questo libro vengono citati esempi tratti da grandi nomi della fisica e della narrativa fantascientifica come metafora di questa visione di una realtà distopica che sembra non essere poi così lontana, dato il ritmo a cui procede il “progresso tecnologico”, (basti pensare alle illimitate potenzialità dei computer quantistici), che richiama le “magnifiche sorti progressive” di leopardiana memoria. Il poeta infatti intitola la poesia Inferno 19 (∂ + m) ψ = 0, la famosa equazione del fisico britannico Paul Dirac, che descrive come due sistemi che interagiscono tra loro per un certo tempo e poi si separano, non si possono più descrivere come separati ma diventano un unico sistema: metafora, appunto, della interazione sempre più stretta tra esseri umani e robot che potrebbe portare a un “punto di non ritorno”, nel senso della formazione di un essere ibrido a cui sopra si è accennato.
Allo stesso modo, vanno lette in sequenza le due poesie che chiudono il libro: la prima, MEMORY CARD OPEN, riporta, come fossero versi, le Tre Leggi della Robotica di Isaac Asimov, apparse per la prima volta nel 1950 nel libro di racconti di fantascienza “I, Robot” e la seconda, MEMORY CARD CLOSED, è la catastrofica conseguenza del venir meno, in una realtà che non appare più poi così fantascientifica, dell’osservanza di queste tre leggi, che stabilivano il reciproco rispetto e la non prevaricazione tra esseri umani e robot.
In questo libro dunque l’autore esplora, con competenza e con la capacità che la parola poetica ha di risvegliare le coscienze di tutti noi, “narcisisti intorpiditi”, parafrasando Marshall McLuhan, uno dei quesiti più affascinanti, attuali e inquietanti del presente, che già il geniale matematico britannico Alan Turing aveva posto pubblicando nel 1950 l’articolo Computing Machinery and Intelligence sulla rivista MIND, aprendolo con questa domanda: “I propose to consider the question, “Can machines think?”. I rapidi sviluppi che questo ambito della tecnologia ha avuto soprattutto a partire dai primi anni duemila ad oggi impongono di fermarci a riflettere, in silenzio, lontano dal frastuono. Quel silenzio da cui sgorga, acqua vivificatrice, la poesia.

Stefano Donno – Classe 1975.
Suoi saggi sono apparsi su Generazioni – nuova serie, trimestrale di cultura, scuola e società (anno XVIII, numeri 1-2/ 3-4, Lecce, 1998); YIP – Yale Italian Poetry, volume V – VI (Yale University, New Heaven, U.S.A., Yale University Press, 2001 – 2002); Frammenti di Filosofia Contemporanea III (Villasanta / MB, Limina Mentis Editore – 2015). Suoi articoli e interventi critici sono apparsi tra gli altri su La Gazzetta del Mezzogiorno, Stilos, Poesia, L’Immaginazione, L’Unità, Nuovo Quotidiano di Puglia, Leccesera, Cyrano Factory

Pubblicazioni – Sturm and Pulp (Lecce, 1998); Edoardo De Candia, considerazioni inattuali (Lecce, 1999); Se Hank avesse incontrato Anais (Lecce, 1999); Monologo (Copertino, 2001); Sliding Zone (Lecce, 2002); L’Altro Novecento – giovane letteratura salentina dal 1992 al 2004 (San Cesario, 2004); Ieratico Poietico (Nardò, 2008); Dermica per versi (Faloppio, 2009); Mendica Historia (con Sandro Ciurlia, Lecce, 2010); Corpo Mistico (Roma, 2010); Prezzario della rinomata casa del piacere (con Anna Chiriatti, Martignano, 2011); A Sud del Sud dei Santi a cura di Michelangelo Zizzi (Faloppio, 2013), Nerocavo (Copertino, 2014); Breve Commentario alla tavola Smeraldina (Lecce, 2017), Appunti per una fenomenologia dello spirito iniziatico (Lecce 2017), La soglia informe (ebook, 2019), A ME CHE SO PERDERE E SOPRASSEDERE (ebook, 2019), Ho paura dei poeti (ebook 2019), The secrets of Aleister Crowley (Lecce, 2021), Identità Informi con Mauro Marino (Lecce 2021), Inferni Post Umani – Poszthumàn poklok, (Budapest, 2023). Suoi contributi poetici sono apparsi in numerose antologie di rilievo nazionale e internazionale, e tradotti in coreano, sloveno, rumeno e ungherese.
Riconoscimenti
Premio alla carriera del 2021 Festival Europa in Verso Casa della Poesia di Como
Premio Millenium 2023 Comune di Cursi L’Olio della Poesia
Il Premio Nazionale di Poesia Calabria-Veneto riconoscimento di Eccellenza per l’editoria
International Achievement Award – Suwon Ks International Poetry Festival –Seoul, 2023

Mail Stefano Donno – forum.convergenzepossibili@gmail.com
Stefano Donno – Youtube Channel
https://www.youtube.com/@stefanodonnofreewebtv/featured
L’articolo L’editore Stefano Donno pubblica in Ungheria la sua opera “Poszthumàn poklok” (Inferni Post Umani) è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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