Del 11 Novembre 2023 alle ore 20:58

A Roma, al XXV Congresso Nazionale AIOM, presentato il libro sui 50 anni di progressi delle
cure di questa neoplasia. In mezzo secolo la sopravvivenza è passata dal 30 al 90%
TUMORE DEL SENO: “IN ITALIA OGNI ANNO 6000 CASI PER L’ABUSO DI ALCOL
ETANOLO PIÙ TOSSICO PER LE DONNE, MA POCHE CONOSCONO IL RISCHIO”
Il Presidente Saverio Cinieri: “Servono azioni mirate per migliorare il livello di consapevolezza della
popolazione femminile sui gravi danni del consumo eccessivo di questa sostanza”. Gli stili di vita sani
sono fondamentali anche dopo la diagnosi. Possono ridurre del 37% il rischio di recidiva
– Quasi un quarto dei casi di cancro della mammella (23%) è causato da
fattori di rischio evitabili, come fumo di sigaretta, sovrappeso, alcol e sedentarietà. In particolare, al
consumo eccessivo di alcol è riconducibile fino all’11% delle nuove diagnosi, pari a oltre 6.000 casi
ogni anno in Italia. La tossicità della sostanza è maggiore nelle donne, il cui organismo si
caratterizza per una minore produzione dell’enzima Alcol-Deidrogenasi (ADH) che determina una
ridotta capacità di metabolizzare l’etanolo. Che stimola anche l’azione degli estrogeni, gli ormoni
responsabili della crescita di circa il 70% dei tumori del seno. La probabilità di sviluppare la
malattia aumenta esponenzialmente quando all’alcol si associano altri fattori di rischio, che ne
potenziano gli effetti dannosi, come il fumo di sigaretta. In Italia, però, il 36,9% delle donne è
sedentario, il 26,8% è in sovrappeso e l’11,1% obeso, il 15,3% fuma e l’8,7% consuma alcol in
quantità a rischio per la salute. Questi comportamenti aumentano la probabilità di sviluppare non
solo il carcinoma mammario, ma anche altre neoplasie e gravi malattie, come quelle
cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative. La soglia limite del consumo alcolico è pari a 20
grammi al giorno per gli uomini (due bicchieri di vino da 125 millilitri) e 10 grammi al giorno per
le donne (circa un bicchiere di vino). L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dal
XXV Congresso Nazionale a Roma lancia l’allarme sui rischi dell’abuso di alcol, purtroppo ancora
sottostimati, proprio per sensibilizzare le donne.
“In Italia, nel 2022, si sono registrati 55.700 nuovi casi di carcinoma mammario e 834.200 donne
vivono dopo la diagnosi – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM   (in foto)-. La sopravvivenza a 5 anni
è pari all’88% e supera il 90% quando la malattia è individuata negli stadi iniziali. La nostra società
scientifica ha lanciato la prima campagna nazionale rivolta alle donne dai 20 anni in su, per favorire
corretti stili di vita a tutte le età, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza e la mortalità del carcinoma
mammario. Una campagna indirizzata alla popolazione femminile con messaggi diretti, che si
concentra soprattutto sui fattori di rischio modificabili per prevenire il tumore del seno e, a cascata,
tutte le patologie influenzate dagli stili di vita. Uno degli ambiti su cui è necessario intraprendere
azioni mirate e immediate è proprio il livello di consapevolezza della popolazione femminile sui
gravi danni dell’abuso di alcol. Una ricerca inglese ha stimato che solo una donna su 5 (19,5%)
identifica l’etanolo quale fattore di rischio del cancro del seno. È necessario colmare quanto prima
queste lacune, che ritroviamo anche nel nostro Paese”. La campagna AIOM è realizzata con il
contributo non condizionante di AstraZeneca.
“È attualmente riconosciuto come il consumo di alcol, anche di bassa entità, sia associato ad
aumentato rischio di sviluppare il carcinoma mammario – sottolinea
Federica Miglietta
dell’Oncologia Medica 2, IRCCS Istituto Oncologico Veneto di Padova e del Dipartimento di
Scienze Chirurgiche, Oncologiche e Gastroenterologiche dell’Università di Padova – con più di 100
studi a supportare tale relazione.
Il consumo di alcol aumenta il rischio di sviluppare carcinoma
mammario in una modalità dose-dipendente: in particolare, il rischio relativo aumenta del 7% per
ogni unità alcolica in più consumata al giorno. Inoltre, il consumo alcolico può associarsi ad
aumentato rischio di sovrappeso e obesità, a loro volta correlati a una maggiore probabilità di

sviluppare il carcinoma mammario, soprattutto nella donna in post-menopausa, dove una delle
principali fonti di produzione estrogenica è proprio il tessuto adiposo, con conseguente eccessivo
stimolo ormonale sulla ghiandola mammaria. Va ricordato che i limiti di alcol suggeriti si riducono
ulteriormente nella terza età. Negli anziani, infatti, la capacità di metabolizzare l’etanolo diminuisce
progressivamente”.
Il progetto AIOM di sensibilizzazione sulla prevenzione del cancro della mammella include anche
un focus sull’autopalpazione, pratica non invasiva che non comporta la presenza del medico e che
ciascuna donna, dopo l’adolescenza, può sperimentare su se stessa con grandi risultati in termini di
diagnosi precoce. Va effettuata ogni mese a partire dai 20 anni, meglio se nella prima o seconda
settimana dalla fine del ciclo mestruale. “È importante anche migliorare l’adesione allo screening
mammografico, che si attesta intorno al 53,6% – spiega
Federica Martorana
, ricercatrice al
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania
-. Restano infatti
differenze importanti fra le diverse aree: al Nord i tassi raggiungono il 61,7%, al Centro il 48,3%, al
Sud il 40,5%. Questo esame rientra nella prevenzione secondaria ed è fondamentale, perché
consente di individuare la malattia in fase iniziale, quando le possibilità di guarigione sono molto
alte”. “Gli stili di vita sani svolgono un ruolo decisivo anche nella prevenzione terziaria, cioè nella
riduzione del rischio di ricaduta per coloro che hanno già ricevuto la diagnosi – continua Federica
Martorana -. Lo studio DELCaP (
The Diet, Exercise, Lifestyles, and Cancer Prognosis Study
),
pubblicato su ‘JAMA Network Open’, ha valutato l’aderenza alle raccomandazioni sugli stili di vita
sani dell’American Cancer Society e dell’American Institute of Cancer Research di 1340 pazienti
con tumore al seno ad alto rischio. È stato dimostrato che la stretta adesione a queste regole prima,
durante e dopo il trattamento può ridurre del 37% il rischio di recidiva e del 58% il rischio di
mortalità”.
Cinquant’anni fa, all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, nacque l’AIOM. Dal 1973,
l’oncologia medica ha compiuto enormi progressi e l’Italia è ai vertici mondiali nella ricerca e nella
cura di questa malattia, come evidenziato nel libro “Dalla condanna alla guarigione. Come 50 anni
di ricerca hanno cambiato la cura del tumore del seno” (di Saverio Cinieri e Mauro Boldrini, Cairo
Editore).
“La sopravvivenza a 5 anni è passata dal 30% a quasi il 90% in mezzo secolo – afferma il
Presidente
Cinieri
-. Oggi sempre più persone, grazie anche alla diagnosi precoce, superano il
tumore della mammella. E la malattia avanzata sta diventando una patologia cronica, grazie a
strumenti efficaci come le terapie mirate e l’immunoterapia, che si aggiungono a chirurgia,
chemioterapia, terapia ormonale e radioterapia. Come emerso dal recente Congresso della Società
Europea di Oncologia Medica, anche per le pazienti con malattia metastatica già trattate si stanno
aprendo prospettive importanti grazie agli anticorpi farmaco-coniugati, che associano a un agente
citotossico un anticorpo diretto verso un bersaglio che si trova sulla cellula tumorale. Questo
approccio si è dimostrato efficace anche nei tumori HER2-low, che non hanno alta espressione o
amplificazione del recettore HER2 e costituiscono il 55% di tutti i carcinomi mammari”.
“AIOM
ha contribuito, come società scientifica dell’oncologia medica, a favorire questi progressi,
diventando un punto di riferimento non solo per i medici, ma anche per i pazienti, i cittadini e le
Istituzioni – evidenzia il Presidente AIOM -. Senza la nostra Associazione, questi rilevanti progressi
ben difficilmente avrebbero potuto tradursi in un miglioramento degli standard assistenziali”.
“Il nostro impegno in oncologia è quello di offrire una cura per le principali patologie oncologiche
nei diversi setting terapeutici con l’ambizione di eliminare il tumore del seno come causa di morte –
conclude
Alessandra Dorigo
, Head of Oncology di AstraZeneca Italia -. Questa visione ci spinge a
continuare a prenderci cura dei pazienti con tumore alla mammella promuovendo screening e
diagnosi precoce ma anche ricercando nuovi standard di cura che, grazie a nuove classi di farmaci e
nuovi meccanismi d’azione, migliorino la qualità di vita delle persone. Per questo siamo orgogliosi
di essere partner della comunità scientifica, delle Istituzioni e delle associazioni pazienti in progetti
come questo, che mettono a fattore comune le competenze e donano una nuova visione, di speranza,
sulla cura”.

L’articolo Cancro al seno, la ricerca in mezzo secolo, libro AIOM: donne salve dal 30% al 90% è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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