Del 9 Novembre 2023 alle ore 14:55Tarantinìdion APS, in collaborazione con l’Associazione Maria D’Enghien, organizza, per Sabato 11 Novembre, una nuova messa in scena itinerante de Le Case dei Fantasmi: leggende, credenze e magia popolare tra i vicoli del centro storico.
L’appuntamento è per le ore 17.30 a Palazzo Gennarini, in Via Duomo 247.
Il contributo a persona è di 10 euro. Bambine e bambine fino a 12 anni non pagano.
Necessaria la prenotazione  al numero +39 347 914 6213.

Riportiamo, di seguito, la leggenda di Scùme, liberamente tratto dal testo del prof. Arcangelo Valente.
Narra un’antica leggenda popolare tarantina che dal Torrione della Monacella (torre che fu demolita dopo l’alluvione del 1883 per allargare il fosso e renderlo navigabile), nelle notti lunghe ed oscure di inverno, una figura di Monachella, dalla forma di Silfide senza contorni, fatta di aria ondeggiante, si aggirava per gli antichi merli, guardando lontano e pronunziando parole incomprensibili e miste a gemiti.
Una vecchia storia d’amore che le vecchie donne raccontavano ai bimbi impauriti.
“Era bella, coi capelli e gli occhi color del l’ebano e le carni bianche come fiore di tuba rosa.
Il marito marinaio andò in lontane regioni ed ella cedette a un nobile signore e si rese infedele.
Tornato il marito, ella confessò il suo peccato; ma quegli, roso dalla gelosia, sciolse le vele al vento e parti; e giunto in alto mare, la gettò nell’onda.
L’acqua si snodò in serpeggiamenti agili e molli, allungandosi in riflessi mobili e neri, mentre un mormorio sommesso si effondeva, come rantolo di chi moriva.
E le Sirene del mare ebbero pietà della bella annegata e l’accolsero fra le braccia, e la trasportarono nei loro palazzi incantati, dai tappeti di atomi di oro pallido lucenti di lapislazzuli e di perle buttate lì dalla Sirena tesoriera, le cinsero il seno di coralli e la chiamarono Scùme (Schiuma).
Ora avvenne che in una notte serena, mentre palpitavano nel cielo chiare le stelle, da lontano una barca a vele gonfie navigava sulla distesa delle onde azzurre e quiete e dal parapetto, allettato dal canto delle Sirene si lanciò in mare un giovine forte e robusto.
Schiuma riconobbe il marito e supplicò le belle abitatrici dell’infido regno a salvar la vita, per poche ore almeno, al temerario che aveva osato penetrare nei profondi delle acque.
E quando le Sirene furono addormentate, ella venne al marito e calata da grossa barca in mare una scialuppa di naviganti, lo salvò.
Ma giunto, a casa, ansioso di riabbracciare la moglie, volle interrogare le Fate che tenevano tregenda sui torrioni del Vasto.
E la più vecchia di essa gli rispose che se voleva salvare la moglie, doveva raccogliere il fiore più bello che nasceva soltanto nei palazzi delle Sirene.
E lui corse e, giunto in alto mare, chiamò Scùme e le disse che il volere delle fate era di impadronirsi del fiore di corallo bianco, comprare dei gioielli e gettarli nell’acqua e così fece.
Le Sirene, allettate dall’oro, si allontanarono dal palazzo e il fiore più bello fu colto. Ma ecco, all’improvviso, un profondo scoppio e l acqua del mare si elevò ad immensa altezza.
Cento Sirene morirono, ma morì anche il marito mentre Schiuma fu portata in salvo da una fata a cavallo di una scopa.
Ed ella, dal dolore, diede un addio al mondo e vestì l’abito da suora. Da quel dì, nelle notti, la costiera deserta, ella appare in abito di Monaca, si aggira per quei merli e guarda lontano sul lembo estremo del Golfo ed è in attesa amara del suo amato.L’articolo Torna la magia popolare con Tarantinìdion è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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