Del 1 Novembre 2023 alle ore 10:42L’Opinione di Roberto Chiavarini
Un individuo, davanti a un’Opera d’Arte Antica, magari del “Caravaggio”, pensa: “Bella, ma io non riuscirei mai a farne una simile”.
Al pari, di fronte ad un’Opera d’Arte moderna, magari di “Schifano”, medita: “Mi piace ma, un’Opera così, se non più bella, la posso fare anch’io che non so neppure dipingere.
E ciò, accade anche nel campo della musica: “…ascoltando una sinfonia di Mozart, uno spettatore rimane incantato da quelle note e pensa: “…suonare così significa essere unti del Signore”, mentre, se lo stesso spettatore assiste ad un concerto di un Cantante di Musica Leggera, magari anche un po’ rockettaro, appena rientra in casa, imbraccia la chitarra e comincia ad emulare il compositore moderno.
Tornando alle Arti Visive, nel primo caso, nel profondo della “Mente” dell’Osservatore, sorge spontanea l’ammirazione, nel secondo caso, invece, la emulazione e, in alcuni casi, anche la dissacrazione.
Perché l’Arte Antica e l’Arte Moderna, se messe a confronto, suscitano questo sentimento tanto diverso quanto comune a tutti gli Osservatori?
Dal punto di vista squisitamente tecnico, certamente dipingere come il Caravaggio, è impossibile o quasi, mentre dipingere come Schifano, è assolutamente possibile per chiunque ne abbia le prerogative artistiche.
Naturalmente al netto del contenuto intellettuale, culturale e della implicita genialità.
Con i dovuti distinguo.
E a proposito dei dovuti distinguo ricordo che, nel primo pomeriggio, caldo ed assolato, di una domenica di fine agosto del 1978, mi recai ad Ostuni presso una rinomata Galleria d’Arte di quell’epoca, dove era stata organizzata una collezione delle Opere di Remo Brindisi, grande Maestro del 900’ Italiano.
Mentre osservavo alcuni quadri sapientemente esposti, giunse sul posto con il suo “seguito”, un noto Politico Democristiano di Fasano, accompagnato dalla sua figlioletta di nove anni, che teneva per mano.
Di fronte a un quadro del Maestro romano, in particolare, il cui impianto compositivo, per la verità, appariva alquanto semplice, il Politico, dopo averlo osservato bene, rivolgendosi alla “Manager” che curava quella Mostra, le chiese il prezzo di quell’opera.
La Manager parlò di una valutazione di quella Tela, se non ricordo male, tra le 700 e/o le 800 mila lire. Il Politico, scherzosamente, replicò: ” è mai possibile tutta quella somma per un quadro così semplice, quasi infantile? Anche mia figlia di nove anni riuscirebbe a fare un lavoro così, tanto più che non sa neppure dipingere!”.
La Manager, stizzita, replicò in maniera ruvida:… ”E’ vero, è proprio giusta la sua osservazione, anzi, sono sicura che sua figlia saprebbe fare di meglio”…., e, indispettita da tanta insolenza, concluse con saggezza:
”…ma tenga presente che, per il Maestro Remo Brindisi, questo quadro costituisce un punto di arrivo, mentre per sua figlia rappresenterebbe, tutt’al più, un punto di partenza, ammesso che il Destino le abbia riservato un futuro da artista”.
Tirando le somme, ritengo che valga la pena che io citi un pensiero filosofico di Protagora, che recita:
”…L’UOMO, È LA MISURA DI TUTTE LE COSE, DI QUELLE CHE SONO IN QUANTO SONO E DI QUELLE CHE NON SONO, IN QUANTO NON SONO”.
ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e PoliticaL’articolo L’uomo, è la misura di tutte le cose è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.