Zahraa fotografata da Ghadeer Adnan
di Alessandra Gentili
Zahraa e’ una bellissima donna irachena cresciuta in Italia, e italiana a tutti gli effetti. E’ arrivata nel nostro paese quando aveva 8 anni, nel 2006, per ricongiungersi con la famiglia al suo papa’, in fuga dall’Iraq in guerra. Quei momenti sono impressi molto bene dentro di lei, nonostante siano passati più di vent’anni. La incontro in uno dei villaggi della regione del Fife qui in Scozia, in un piovoso pomeriggio di ottobre, e la percepisco molto provata per l’attuale conflitto in Medio Oriente. I bambini sono nei suoi pensieri, parliamo un po’ di questa situazione, provo a comprendere in che modo possano riemergere i suoi ricordi e che effetto possano avere su di lei. Ma per quanto ci provi, devo considerare che ho avuto la fortuna di non avere una simile esperienza. Quindi la mia comprensione non potrà mai essere completa.
Ci prendiamo un caffè, e le chiedo come e’ stato crescere in Italia. Lei ama l’Italia, parla un perfetto italiano con un leggero accento pugliese poiché’ e’ cresciuta a Molfetta.
“Come e’ stato crescere a Molfetta?” Le chiedo.
“Ho splendidi ricordi dei miei anni in Italia. Sono cresciuta con due culture contemporaneamente, e le ho pienamente vissute: quella araba in casa e quella italiana fuori. Ciò può aver creato qualche difficolta durante il periodo adolescenziale, che tuttavia ho superato tranquillamente. Mi sono diplomata in Italia, e le mie amicizie sono li. Non ho perso il contatto con loro anzi, spesso, ci organizziamo per vederci. Cosi o torno in Italia per passare qualche giorno, o si organizzano e vengono loro in Scozia .”
“Cosa hai fatto dopo il diploma?”
“Nel 2018 sono andata in Iraq ed ho iniziato gli studi universitari, mentre la mia famiglia di origine ha continuato a vivere in Italia. In Iraq mi sono sposata ed ho avuto due bambini. Durante la mia terza gravidanza, e’ scattato il lockdown a causa del Covid 19. Nel frattempo la mia famiglia di origine si era trasferita in Scozia cosi insieme a mio marito, abbiamo deciso di spostarci anche noi nel Regno Unito.”
“Come hai vissuto questo ulteriore spostamento?”
“Inizialmente stare in Scozia e’ stato uno shock!. Al di là dei problemi che ho incontrato in alcune fasi della mia crescita, ho vissuto e amato la vita sociale nel sud dell’Italia. Il calore tipico delle persone, lo stare insieme, la cultura del cibo come mezzo di incontro e socializzazione, il folklore tipico del sud. I problemi di discriminazione vissuti in alcune situazione, non mi hanno impedito di capire quanti punti in comune ci fossero tra le nostre due culture. Invece la Scozia e’ fredda, ed ho sofferto la distanza mostrata dagli scozzesi. Non ho vissuto una distanza legata ad un processo di discriminazione, piuttosto ho individuato una distanza culturale. Questo problema e’ stato fortemente amplificato dal periodo che il mondo intero stava vivendo, cioè il lockdown. Il clima piovoso e freddo faceva da cornice a questa situazione. Alla fine del lockdown, ho sofferto per le abitudini sociali degli scozzesi. Vivono molto individualmente, e non usano socializzare nelle loro case. Vedere i villaggi cosi isolati e con pochi abitanti, mi ha fatto sentire persa in alcuni momenti. Quindi, per rispondere con una sola parola, e’ stato un incubo! Ricordo che dicevo a mio marito che sentivo il freddo che usciva dal mio cuore.”
“Certo capisco cosa vuoi dire. Nel tuo caso ci sono state una serie di circostanze che hanno concorso ad evidenziare le profonde differenze culturali. Il lockdown non ha certo aiutato! Come vi siete organizzati quando l’emergenza Covid e’ cessata?”
“Prima della fine del lockdown ho partorito. E’ stato un parto facile rispetto agli altri due. Qui in Scozia mi hanno insegnato come gestire il parto autonomamente. Infatti Eileen, la mia terza figlia, e’ nata prima dell’arrivo della ginecologa! Nel frattempo mio marito ha trovato lavoro. Io invece continuavo a studiare on-line, fin quando l’università di Bagdad mi ha comunicato che avrei dovuto continuare gli studi in persona. Così, in accordo con mio marito, sono tornata in Iraq con i bimbi, mentre lui e’ rimasto in Scozia con la mia famiglia di origine per continuare a lavorare. Paradossalmente, una volta arrivata in Iraq, mi e’ mancata la tranquillità dei villaggi scozzesi!”
Scoppiamo a ridere di fronte a questa dichiarazione. Non possiamo fare a meno di considerare come, in questa vita fatta di spostamenti e adattamenti, anche cose come la tranquillità tipica di una cultura molto lontana dalla nostra, sia stata dapprima un elemento di shock e, successivamente, una esperienza nostalgica.
“Quindi hai passati una anno accademico In Iraq”
“Si, mi sono laureata e ho ricevuto interessanti proposte di lavoro in Iraq, sia dall’Università di Bagdad, che dall’Ambasciata Italiana. Tuttavia ho interesse che i bambini crescano in un ambiente differente. Anche se in Iraq non c’è piu la guerra, ci sono circostanze che non la rendono ancora una nazione stabile. Inoltre trovo che il sistema scolastico scozzese, permetta a chiunque di trovare con semplicità la propria strada, e sembra funzionare molto bene. Ciò ha fatto si che mio marito ed io prendessimo la decisione di rimanere qui al momento. Funziona tutto molto bene, la burocrazia e’ praticamente inesistente e qualsiasi operazione può essere fatta online.”
“Che programmi hai per il futuro?”
“Al momento mi sono iscritta all’Università a Perugia, per prendere la laurea magistrale. Studierò online, e andrò in Italia per dare gli esami. Al termine degli studi, vedremo come sarà la situazione, ma in futuro e’ molto probabile che torneremo in Iraq.”
“Grazie per il tuo tempo, Zahraa. Cosa significa il tuo nome?”
“Significa Fiore che sboccia!”
“Stupendo! Se ti dico Scozia cosa ti viene in mente?”
“Il castello”
“Ed eccoli. Alcuni dei castelli della Scozia”
In foto Stirling, e i ruderi del castello di Dunnottar sulla costa nord orientale del Fife (foto di A. Gentili