Del 26 Ottobre 2023 alle ore 08:49di Federica Faggiano *
Quando parliamo di beni nascosti, credo che sia importante trattare anche quel patrimonio che un’antica città come Ostuni possiede tra le cose più affascinanti. Infatti, sebbene la storia della nostra terra si veda tramite soprattutto l’architettura e l’arte, ci sono altri aspetti meno visibili ma altrettanto significativi. Ecco che, andando a parlare delle pergamene dell’archivio capitolare di Ostuni, in questo breve scritto cercherò di descrivere come queste tracciano un percorso storico preciso, inequivocabile, fatto di atti notarili, con donazioni, lasciti e compravendite, e di vita comune nel corso dei secoli. Ovvero, di eventi con date, unità di misura, descrizioni dei beni, che definiscono in modo attendibile ciò che è successo e forniscono elementi certi per comprendere al meglio il nostro passato. Diventa impossibile non considerare queste pergamene come dei beni nascosti e, oserei dire, preziosi, in quanto leggendo con attenzione le traduzioni dalla lingua latina¹, troviamo particolari che la maggior parte della popolazione ostunese non conosce. Ad esempio, credo che pochi sappiano che il più antico documento dell’archivio capitolare di Ostuni, di cui conosciamo l’esistenza e che ad oggi risulta perduto, è datato 1082, e attesta il nome del vescovo ostunese di allora, chiamato Monsoldo.
Un altro esempio viene dato dalla presenza cavalleresca dell’Ordine Teutonico a Ostuni, fatto di grande valenza storica. Infatti in una pergamena perduta viene così riportato: “In anno 1226, a 7 marzo. Instrumento di concordia tra Taddeo Vescovo di Ostuni e fra Ludovico priore di S.Maria Theutonicorum, sopra le differenze di un orto, case e forno vicino la Chiesa di S.Sabina, concessa dal vescovo per l’Ospedale con la soluttione mancia di una libbra d’incenso. Instrumento per Notar Angelo di Brindisi. Signato N.55 (L.c.f. 21)”. Nella nota a fondo pagina, il Prof. Don Luigi Roma riporta: “La chiesa di S.Sabina, concessa ai Cavalieri Teutonici nel 1226, si trovava e corrispondeva alla località S.Sabina, sulla marina di Carovigno, fino al 1360 in territorio di Ostuni.” Chiesa che, da sopralluogo effettuato di recente, non esiste più nella sua struttura originaria. In una pergamena, invece, datata 20 agosto 1275, troviamo un cosa estremamente interessante: “…juxta pratum (sic) theutonicorum equitum…”. Ovvero, si cita in un atto di donazione un territorio in Ostuni identificato come “…il prato dei Cavalieri Teutonici…”, presumibilmente vicino alla contrada Lamagullulo. Infine, in un atto di vendita datato 3 agosto 1335, si legge: “…Ecclesie Sancte Marie theutonicorum de brundusio…” . Nella nota a fondo pagina, sempre del Prof. Don Luigi Roma, troviamo: “I beni dei Cavalieri Teutonici passarono alla Chiesa di S.Leonardo della Marina di Siponto”.
Fino alla metà del secolo XIV tutte le scritture furono redatte su pergamene, delle quali si trovava in Ostuni un’officina per la fabbricazione di questo materiale da scrivere. Nel 1384 si aggiunse alle pergamene il primo documento in “carta bambagina”, come allora veniva chiamata localmente la carta comune da scrivere². Nella metà del secolo XV, invece, si sentì il bisogno di far redigere un primo inventario delle pergamene, nonostante che ciascuna di esse avesse un piccolo sommario, scritto nel retro sul fondo della pergamena. Quando nel 1470 fu compilato il primo inventario, fu data alle pergamene una numerazione araba progressiva, senza però un ordine cronologico. Furono quindi numerate così come capitavano nella mani. I maggiori danni all’archivio, però, si ebbero nella metà del secolo XVII. Forse il luogo destinato all’archivio, non era più idoneo a conservare le stesse. Fatto sta che quando furono tolte dal luogo in cui erano deposte, si scrive nell’atto della consegna che erano “lacerate da sorgi”. Il numero attuale, dopo le varie situazioni che si sono verificate nei secoli dal medioevo ad oggi, è di duecentotrentaquattro documenti che il Prof. Don Luigi Roma ha avuto modo di studiare e tradurre con attenzione certosina, e al quale i cittadini ostunesi devono essere particolarmente grati. Beni nascosti che la storia ci ha consegnato e che ci raccontano nel dettaglio la “città bianca”.
* Federica Faggiano, dapprima laureata in Beni Culturali con indirizzo tecnologico presso l’Università del Salento e poi specializzata, all’interno dello stesso Ateneo, nel campo delle Digital Humanities in cui prosegue le proprie attività di ricerca. Si è dedicata, fin dalla giovanissima età, alla rievocazione medievale e all’arcieria storica in seno al sodalizio nazionale Corporazione Arcieri Storici Medievali.
Note:
¹ : Il Prof. Don Luigi Roma fa però notare che la lingua latina delle pergamene non è quella dei classici ma quella “cancelleresca” usata dai cancellieri e notari dell’epoca.
² : Nel Codice Diplomatico Ostunese Vol.1 è la pergamena N° 100.
Bibliografia:
– CODICE DIPLOMATICO OSTUNESE VOL.1, LE PERGAMENE DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE DI OSTUNI (1099-1455), PROF. DON LUIGI ROMA, 1991
– ARCIERIA E CAVALLERIA, RACCOLTA DI SAGGI, FRANCO FAGGIANO, EDIZIONI PENNE & PAPIRI, 2006L’articolo I beni “nascosti” di Ostuni: le pergamene dell’archivio capitolare è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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