Del 25 Ottobre 2023 alle ore 16:23Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha reso il 24 ottobre a Palazzo San Macuto un’informativa presso il comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
L’audizione del titolare del Viminale, che ha riguardato il tema del ripristino dei controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia, è stata trasmessa su webtv.camera.it.
L’informativa del Ministro Piantedosi 
Ringrazio il Presidente e gli Onorevoli componenti di questo Comitato per l’invito a riferire sul tema del ripristino temporaneo dei controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia.
Lo scorso 18 ottobre il Governo ha notificato alle autorità europee e agli Stati membri la reintroduzione, da parte dell’Italia, dei controlli di frontiera al confine terrestre con la Slovenia, mediante procedura d’urgenza ai sensi dell’art. 28 del Codice Frontiere Schengen. Come sapete, tale procedura consente agli Stati il ripristino dei controlli di frontiera per dieci giorni, prorogabili. Contestualmente alla notifica di tale misura, che avrà vigore dal 21 ottobre al 30 ottobre 2023, la Commissione e gli Stati membri sono stati informati sui valichi di frontiera interessati, sulle autorità competenti all’effettuazione dei controlli e sulle modalità della vigilanza. Complessivamente, sono stati interessati 57 valichi, stradali e ferroviari, tutti localizzati nelle province di Trieste, Gorizia e Udine.
Prima di illustrare le ragioni della decisione, è utile ricordare che anche diversi altri Paesi hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne con uno o più altri Stati dell’Unione per motivi di sicurezza nazionale.
E merita di essere sottolineato che, tra i Paesi che li hanno reintrodotti, vi è anche la Slovenia. Altrettanto importanti sono le motivazioni poste a base della  propria decisione dalle autorità di Lubiana, secondo le quali i conflitti in atto in Ucraina e Medio Oriente, i recentissimi attentati terroristici in alcuni Stati membri, nonché il crescente attivismo delle reti criminali transnazionali operanti nei Balcani occidentali aumentano il rischio non solo di sinergie tra criminalità organizzata e terrorismo, ma anche di infiltrazione terroristica dei flussi migratori illegali attraverso, appunto, la rotta balcanica, rendendo indispensabile e urgente la reintroduzione dei controlli di frontiera con Croazia e Ungheria.
Dal punto di vista nazionale, i rischi insiti nelle possibili evoluzioni dell’attuale scenario internazionale sono stati considerati, da ultimo anche in un’apposita riunione straordinaria del Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo del 17 ottobre scorso.
In tale organismo, istituito presso il Ministero dell’Interno in cui siedono i vertici delle Forze di Polizia e del Comparto Intelligence, confluiscono e sono valutate tutte le risultanze info- investigative circa il livello dl minaccia terroristica, interna e internazionale, in vista della adozione delle più appropriate strategie di prevenzione e contrasto.All’esito della riunione si è ritenuto opportuno un ulteriore innalzamento delle misure di prevenzione e controllo già assunte, con particolare riferimento al ripristino dei controlli alle frontiere interne terrestri con la Slovenia.
Tra le ragioni che hanno indotto a tale valutazione è emerso l’aumentato rischio di penetrazione terroristica dei flussi lungo la rotta balcanica, che, per caratteristiche geografiche e provenienza prevalente dei migranti, appare particolarmente vulnerabile.
Oltre alla vulnerabilità intrinseca della rotta balcanica, una complicazione aggiuntiva deriva dal fatto che il già elevato numero di attraversamenti illegali della frontiera lungo la rotta balcanica potrebbe subire un forte incremento in conseguenza dell’effetto combinato del ripristino dei controlli alle frontiere interne da parte degli Stati di area Schengen dell’Europa centrale, ossia Slovenia, Austria, Polonia e Repubblica Ceca. Sussiste, in altri termini, un concreto pericolo di “effetto domino”, nel senso che l’effetto della reintroduzione dei controlli da parte di più Stati crea inevitabilmente un percorso di ingresso in danno del o dei Paesi che non assumano misure di chiusura.
Giova peraltro ricordare che anche per la frontiera esterna marittima è stato previsto il rafforzamento del dispositivo già in atto che prevede l’impiego di unità specializzate nella prevenzione del terrorismo impegnate in controlli “a tappeto”. Rammento al riguardo che stiamo subendo da mesi una forte pressione migratoria, con oltre 141.500 arrivi via
Mare rispetto ai 78.300 del periodo corrispondente dell’anno scorso,
Tengo, però, a sottolineare che il Governo italiano considera la creazione dell’area Schengen come uno dei frutti più preziosi del processo di integrazione europea.
Siamo ben consapevoli dell’importanza della libertà di circolazione dei cittadini europei, in sicurezza, all’interno dello spazio Schengen. Per questo motivo ci siamo decisi al ripristino dei controlli solo come extrema ratio, e cioè perché non vi erano altre misure preventive utili a garantire la sicurezza dell’Italia.
Rimarco inoltre che, in ossequio al principio di proporzionalità della misura, ogni sforzo è stato fatto per ridurne l’impatto effettivo sulle persone e sul sistema produttivo. Da questo punto di vista, le concrete modalità di attuazione della vigilanza e dei controlli sono state attentamente calibrate sulla base dei contesti particolari di ogni singolo valico frontaliero, individuando i moduli operativi aventi il minor impatto possibile compatibilmente con l’esigenza di salvaguardia della sicurezza.
Alla data di ieri sono state controllate 3.142 persone in ingresso sul territorio nazionale e 1555 veicoli. L’attività sinora posta in essere ha consentito di rintracciare 66 cittadini stranieri in posizione irregolare e di dar luogo a 28 respingimenti e 2 arresti, di cui uno per  favoreggiamento  dell’immigrazione clandestina, e 12 denunce all’Autorità giudiziaria.
Il dispositivo delle forze di polizia di frontiera è stato potenziato, al momento, con 285 unità.
Siamo costantemente al lavoro per monitorare l’evoluzione della situazione e per valutare sia l’efficacia del complessivo dispositivo di prevenzione messo in atto, sia le misure relative alla  reintroduzione dei controlli alle frontiere interne.
Inoltre, informo che il prossimo 2 novembre incontrerò a Trieste i miei omologhi sloveno e croato per un confronto approfondito proprio sui temi della cooperazione transfrontaliera di polizia.
In conclusione, assicuro che il Governo italiano non solo auspica, ma è in prima fila, nella sua azione interna e internazionale, per favorire il più rapido ritorno al regime di libera circolazione.L’articolo Ripristino dei controlli alla frontiera con la Slovenia, informativa del ministro Piantedosi è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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