Del 20 Ottobre 2023 alle ore 16:22Signor Presidente della Repubblica,
è motivo di grande onore l’incontro che ha voluto riservare ai Prefetti e ai neo Consiglieri entrati a far parte della carriera prefettizia lo scorso mese di settembre, al termine di una impegnativa selezione.
La considerazione e la profonda vicinanza che Ella ha sempre mostrato nei confronti del Corpo prefettizio e, più in generale, dell’Amministrazione dell’Interno, sono, e saranno, per noi, motivo di grande orgoglio e di costante incoraggiamento nelle quotidiane attività al servizio della Repubblica.
Le esprimiamo, quindi, sincera riconoscenza per questa occasione speciale che vede qui, insieme – per la prima volta nella storia recente del Corpo prefettizio – in un ideale abbraccio generazionale, coloro che hanno raggiunto l’apice della carriera e i Consiglieri neoassunti, i Prefetti del futuro.
Una occasione che – sono certo – alimenterà e rafforzerà ulteriormente anche nelle giovani leve il sentimento di appartenenza alla Repubblica.
Nei prossimi anni, quella prefettizia, sarà la carriera dirigenziale con l’età media più bassa tra tutte, in linea con un’Amministrazione dell’Interno che sta vivendo un profondo rinnovamento nelle file del personale civile, ma anche della Polizia di Stato e dei Vigili del Fuoco. Componenti essenziali dello Stato, in alcuni anni, tuttavia, ritenute fonte di costi da razionalizzare piuttosto che investimenti per la crescita della nostra società.
Si apre, così, per il nostro Ministero una fase che si prospetta ricca di preziose energie e di rinnovate visioni.
Il terreno valoriale su cui si alimenta l’azione dei Prefetti è quello della Costituzione repubblicana, di cui quest’anno ricorrono i 75 anni dalla entrata in vigore.
75 anni che non hanno fatto invecchiare la nostra Carta Fondamentale, perché, come ci insegna autorevolmente Calamandrei, la Costituzione «apre le vie verso l’avvenire», grazie alla sua natura «rinnovatrice, progressiva».
«La Costituzione è un pezzo di carta» affermava Calamandrei, «la lascio cadere e non si muove. Perché si muova, bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità».
Sono le parole lungimiranti rivolte agli studenti milanesi nel 1955 e oggi le voglio ripetere – alla Sua presenza, Sig. Presidente – ai più giovani colleghi.
Mi piace pensare che la più autentica missione del Corpo prefettizio sia proprio quella di “far muovere la Costituzione”, farla vivere nella società, renderne sempre attuali e concreti i contenuti.
Ella, Signor Presidente, in occasione del Suo ultimo messaggio per la Festa della Repubblica, ha invitato i Prefetti ad avere uno sguardo che sia in grado, sempre, di andare oltre l’emergenza per dare risposte efficaci e durevoli ai cittadini.
Ecco, se la Costituzione “apre le vie verso l’avvenire”, quello sguardo lungo a cui i Prefetti sono chiamati è il primo passo per affrontare e superare fragilità, crisi e sfide sempre più inedite e complesse.
La coesione sociale e la sicurezza delle comunità – e noi La ringraziamo Sig. Presidente di avercelo ricordato – rappresentano l’orizzonte verso cui l’azione prefettizia è proiettata.
Nelle nostre moderne società, sovente vittime di derive individualiste, dobbiamo, dovete, contribuire a rafforzare la consapevolezza di ciascuno di concorrere – sentendosene davvero parte – ad un progetto comune di promozione e preservazione di una società giusta, fondata su “diritti” che poggiano su solide basi di “doveri”.
È in questo, infatti, che si sostanzia la nostra missione.
In un quadro, anche geopolitico, complesso e in continuo mutamento, ai Prefetti è richiesto di essere solidi promotori di unità e coesione sociale e istituzionale, ma anche cruciali propulsori dello sviluppo dei rispettivi territori.
Il compito non è semplice: richiede un profondo senso dello Stato, responsabilità e credibilità.
Ogni giorno ricevo dalle Prefetture testimonianze di un fermento, anche creativo, nel governo del territorio, ciascuno nella sua tipicità. Attività quotidiana di un percorso di realizzazione del bene generale che – se interpretata con umanità e generosità – è espressione concreta di quel “pubblico servire” che è l’essenza stessa della nostra funzione.
È la prossimità l’autentica dimensione dell’Amministrazione civile dell’Interno. E ogni Prefetto sa che, laddove si aprono divisioni e disgregazioni, là è chiamato a unire, a promuovere dialogo e confronto, con una visione capace, al contempo, di difendere e di costruire.
È questa la cifra del livello di democrazia sostanziale di un Paese, che passa necessariamente per l’affermazione dei diritti civili, sociali e politici, e per il rispetto della dignità umana di ciascuno.
Sono convinto che, grazie alla rete di protezione delle Prefetture e al loro supporto, ogni territorio, ogni comune, anche il più piccolo, possa sentirsi il centro del Paese.
Altissimi sono i valori in gioco sullo sfondo delle funzioni che i Prefetti sono chiamati a esercitare: i diritti civili, l’ordine pubblico e la sicurezza, il soccorso pubblico, la mediazione sociale, la garanzia della regolare costituzione e funzionamento degli organi elettivi degli enti locali, la gestione dei fenomeni migratori come delle emergenze.
In sintesi, il cuore della Repubblica.
E non c’è emergenza, quale ne sia la natura, in cui i Prefetti non siano chiamati a coordinare e ad affermare, attraverso la costruzione di una cornice di sicurezza, la presenza tangibile dello Stato sul territorio.
Così è avvenuto, tra l’altro, con la pandemia da Covid, tanto inattesa quanto insidiosa per le ricadute sulla tenuta del sistema economico e sociale del Paese: ancora una volta, le Prefetture sono state in prima linea per gestire le diverse criticità e favorire il superamento di una brutta pagina della nostra storia.
Mi sia consentito, inoltre, sottolineare lo straordinario impegno profuso dai Prefetti – con competenza, equilibrio e senza risparmio di energie – nella gestione dell’eccezionale afflusso migratorio: in ogni provincia si adoperano per garantire la giusta accoglienza, scongiurando, al contempo, derive sul versante dell’ordine pubblico.
E adesso nuovi scenari: ci attendono mesi difficili durante i quali i Prefetti dovranno concorrere a mantenere alta la guardia, rassicurando al contempo i cittadini che lo Stato c’è e li proteggerà.
Alla Sua presenza, Sig. Presidente, ho voluto lasciare questa testimonianza ai colleghi più giovani, sperando di essere riuscito a far leva sui valori costituzionali ai quali dovranno ispirarsi nella loro quotidiana azione.
Interpretando i comuni sentimenti di tutti i presenti, La ringrazio di cuore e Le porgo, anche a loro nome, i sensi della più profonda devozione al servizio del Paese.L’articolo Nuovi prefetti al Quirinale, Piantedosi: “Carriere proiettate verso la coesione e sicurezza sociale. I giovani colleghi? Il cuore della Repubblica” è già apparso su Il Corriere Nazionale.