Del 15 Ottobre 2023 alle ore 19:08Le privatizzazioni come strumento, per reperire risorse necessarie a mantenere demagogiche promesse fatte in campagna elettorale e conseguenti anche, ad annunciati espansioni di PIL, frutto di fantasiose ipotesi sconnesse dai vincoli comunitari e dalla realtà di una guerra in Europa.
Privatizzazioni annunciate dall’attuale Governo.
La realtà è che gli obiettivi annunciati, tre decenni di secolo fa e che inaugurarono le privatizzazioni cioè uno sviluppo più robusto, maggiore efficienza, meno corruzione non appaiono per nulla nemmeno sfiorati.
Si inaugurava la ritirata dello Stato dall’economia, che avveniva anche attraverso il collocamento sui mercati internazionali dei titoli del debito pubblico, fino ad allora detenuti dalle famiglie e da banche, assicurazioni e imprese nazionali.
Modalità questa, che introduceva lo sbandierato vincolo esterno ritenuto positivo e gridato dai vari Carli e Ciampi, ma non dal Prof. Giuseppe Guarino.
Tutta una serie di certezze come un capitale di rischio, storicamente scarso in Italia, sarebbe stato fornito dal mercato.
Sei anni fa invece dopo la trasformazione degli enti pubblici economici in società per azioni, lo Stato è ritornato !
Decreto salvabanche con il quale furono impegnati 20 miliardi degli italiani che pagano le tasse, per salvare il Monte dei Paschi di Siena, le ex popolari venete e per aiutare il sistema bancario a liberarsi dell’eccesso di crediti in sofferenza.
Un dato oggi bisogna ricordare, a chi vuole svendere il patrimonio pubblico e ha fatto marcia indietro sulla tassazione degli extra profitti delle banche, che negli ultimi 85 anni non c’è stato un solo anno nel quale lo Stato ha versato, in una soluzione 20 miliardi tutto d’un colpo per Iri, Eni, Enel, Efim, Ina ed Egam.
A quanti nel Governo annunciano ulteriori vendite di società pubbliche consiglio di leggere la relazione di Mediobanca del 2000 sulle privatizzazioni fatte dall’Italia, commissionata dalla Commissione Bilancio della Camera.
Relazione mai dibattuta seriamente dai media e ostracizzata da quasi tutti i partiti.
IL rendimento cumulato delle partecipazioni dello Stato imprenditore detratti fondi di dotazione e comparato con i rendimenti dei titoli di Stato, vedeva la prevalenza dello Stato imprenditore rispetto ai titoli emessi dallo Stato.
Lo smantellamento dell’IRI completato venti anni fa e deciso dal Governo D’Alema, fece introitare allo Stato 20 miliardi, al netto dei debiti comunque ceduti o rimborsati.
Un introito che diventa di 24 miliardi, considerando il valore della RAI, passata al Tesoro (valore calcolato quale da Rothschild per conto della RAI).
Un altro dato è interessante, ma disperso nella memoria di moti politici o annegato nella coscienza degli affaristi e burocrati di Stato.
L’ex Ministro del Governo Draghi e già Capo del Servizio Studi di Banca Italia, poi Ragioniere Generale dello Stato e oggi Direttore Generale della Banca d’Italia, in un saggio del 2008 calcolò che senza le privatizzazioni il debito pubblico italiano, tra il 1994 e il 2006 non sarebbe sceso al 106,5% ma sarebbe fermato al 115,9%.
La paventata Privatizzazione delle Poste attraverso la vendita delle azioni, produrrebbe oggi un solletico irrilevante sul debito pubblico e, farebbe perdere al Ministero del Tesoro i dividendi considerato il saldo negativo rispetto agli interessi.
Oggi la capitalizzazione di Borsa è intorno a poco più del 30% del PIL nel 2000 (poco prima della bolla dot.com) raggiunse il suo massimo valore, 67% del PIL.
Le privatizzazioni non sembra, che abbiano aiutato molto la Borsa italiana.
Adesso l’Italia è di nuovo in vendita.
Facendo un bilancio storico delle innovazioni, di gran lunga lo Stato innovatore prevale sulle innovazioni indotte dai privati.
Polipropilene (plastica più prodotta al mondo), la azienda numero uno per semiconduttori in Europa, la codifica digitale MPEG la cui“ figlia” è MP3, la prima centrale a concentrazione al mondo, dieci anni prima di Toyota fu sviluppata l’auto ibrida“ Alfa Romeo elettrica”, sistema di pagamento Telepass.
Tutte innovazioni prodotte da imprese pubbliche in particolare di quelle appartenenti all’IRI.
Quale impresa privata pur rappresentando il 3% del PIL investiva in Ricerca & Sviluppo una quantità di risorse da pesare per il15% sulla ricerca italiana? Questo era l’IRI.
Completiamo con le annunciate privatizzazioni la quaterna svendere, acquistare sotto costo, liquidare i sistemi di welfare sociale e dei servizi pubblici?
L’articolo SVENDITA DI SOCIETA PUBBLICHE PER FARE CASSA ? è già apparso su Il Corriere Nazionale.