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Del 7 Ottobre 2023 alle ore 17:11Foto SSC Bari
Nella Città del Tricolore, il Bari di Mignani voleva provare a vendicare il 22 luglio del 2020 in uno stadio che rievoca brutti ricordi tra covid, algoritmi, infortuni improvvisi e gol annullati.
Finalmente il modulo di Mignani, il 4-3-1-2 con il vero trequartista a fare il trequartista non adattato e le due punte, un trequartista che però non ha rispettato le attese.
Primo tempo vivace con le due squadre almeno nei primi dieci minuti timorose, quasi avessero paura l’una dell’altra, poi subito il gol della Reggiana con Girma, al suo primo gol in assoluto in serie B, un giovane svizzero di origine eritrea, situazione, questa, tipica di quando gioca il Bari che conferma la proverbiale legge di Murphy. Poi Brenno si fa notare per un’uscita a vuoto, quindi Acampora si intestardisce in un dribbling e superficialmente si fa sfuggire il pallone commettendo un fallo di frustrazione al limite dell’area del Bari, sugli sviluppi del quale Brenno vola deviando il pallone in corner. Ma non si può regalare il pallone in questa maniera.
Viene espulso Campofranco, il collaboratore tecnico di Mignani, per qualche parola o gesto di troppo, mentre Acampora si fa ammonire.
E quando il Bari sembra non riesca a scuotersi e a reagire dopo il gol sugli sviluppi di un corner Di Cesare pareggia con un gran gol al volo col destro grazie all’assist di Maiello che l’ha ributtata a centro area.
Il Bari trova adesso la forza e la convinzione per cercare il secondo gol. Fallo di Kabashi su Acampora che stava per entrare in area, punizione per il Bari da fuori area ma interessante, Aramu sul pallone ma il tiro sbatte sulla barriera e termina in corner.
Ancora un’opportunità per Girma che di testa su un cross svetta in libertà e sfiora il gol del vantaggio. Sul finale palo clamoroso per la Reggiana con Antiste a Brenno battuto.
Nel secondo tempo Mignani ridisegna l’assetto della squadra facendo entrare sin da subito Matino al posto di Diaw che ha risentito qualche problema alla coscia (nulla di grave, solo saggia precauzione) con una difesa a tre (o a cinque), soliti tre centrocampisti e Aramu con Nasti a dar fastidio in avanti.
Seconda mossa per Mignani con Sibilli al posto di Koutsopias, con ancora tre giocatori offensivi, segno di idee non proprio chiare in panchina. Il Bari, tuttavia, non riesce a sviluppare gioco prestando il fianco agli emiliani che però non sfruttano l’opportunità concessa dal Bari.
Il ritmo ancora non si alza, pochi i lampi meno gli scossoni, molti i corner per il Bari tutti mal sfruttati. Mentre la difficoltà di proposta di gioco da parte del Bari è evidente.
Allora altri due cambi, Morachioli per Nasti e Benali per Maiello con Sibilli prima punta e Aramu e Morachioli ai lati.
Acuto di Acampora che prova da lontano un tiro deviato dal portiere in angolo. Questo è il primo tiro in porta per il Bari.
Ultimo disperato tentativo per provare a dare la svolta ma è troppo tardi: dentro Bellomo per Aramu. La Reggiana non punge nonostante gli innesti e le condizioni per una vittoria per il Bari ci sono tutte ma le difficoltà tecnico tattiche sono sempre in bella evidenza, tra l’altro la Reggiana non dà l’impressione di crederci, sembra accontentarsi del pareggio, anche le sue sostituzioni avvengono con estrema calma, segno inequivocabile dei limiti degli emiliani che fanno l’occhiolino a quelli del Bari.
Termina così la partita con l’ennesimo pareggio per il Bari, in una gara decisamente alla sua portata che non è riuscito a vincere.
Questa gara è la dimostrazione che il Bari non è superiore alla Reggiana, una squadra parecchio modesta e mediocre, e la proiezione relativa non può che essere quella di un torneo di metà classifica o, nel peggiore dei casi, si lotterà per evitare la retrocessione, perché l’evidenza dice questo, inutile addentrarsi nel futuro ma soprattutto è inutile illudersi.
Un Bari piccolo piccolo rispetto alle ambizioni della piazza e dell’amore smisurato di duemila tifosi arrivati a Reggio Emilia da Bari e dal nord, con una prestazione mediocre, a tratti indecorosa, e ancora una volta possiamo dire che ci è andata bene perché intanto gli emiliani sono passati in vantaggio, e poi perché hanno avuto le occasioni migliori. Gigantesco Di Cesare, attorno al quale il nulla cosmico assoluto, il capitano che ha tenuto a galla la squadra. Se pensiamo che gli unici tiri in porta li abbia fatti proprio lui, è tutto dire.
Il quadro complessivo è abbastanza precario perché la squadra è protagonista di prestazioni che non migliorano, perché se giocano la prima, la seconda, la terza e la quarta in questa maniera è plausibile, ma se si persegue su questa squadra allora ci sono seri problemi. Insomma “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.
Una certezza è che Aramu sia stato tenuto in campo forse troppo considerata la sua prestazione assolutamente sottotono.
Mignani sa che forse più di questo non può ottenere pertanto piuttosto che perdere cerca di pareggiare in attesa di tempi migliori, Non ci sono altre interpretazioni.
Se Mignani crede che nello spogliatoio abbia poca benzina, il pareggio è un risultato salvifico perché anche questa è una verità pur senza voler accampare alibi.
Polito si è assunto una grande responsabilità dicendo che questa squadra costruita è migliore di quella dello scorso anno. Polito considerato un mito qui a Bari fino a giugno, ora diventato un ds “normale” per molti se non peggio.
Lo scorso anno il Bari aveva Ceter che era la quinta punta, non la sola, e nonostante i suoi noti problemi e limiti fisici, Mignani lo faceva entrare a gara in corso, ovviamente con scarsi risultati. Quest’anno il Bari ha solo Diaw come prima punta di peso (Nasti è molto bravo ma dimostra che non è di peso, né può giocare da solo) e gioca pure con estrema difficoltà. Nessun dubbio sulla professionalità dei preparatori tecnici del Bari ma occorre capire bene le condizioni di Diaw perché farlo giocare con il rischio e con la paura non giova a nessuno.
Ora c’è la sosta, si galleggia con difficoltà, ma dopo occorrerà cambiare passo e marcia altrimenti si soffrirà.
Nell’ottica di un campionato d’altura che credevano di fare, sono in abbondante ritardo rispetto alle prime in classifica, per questo occorre vincere qualche partita per tenere alla larga, se non altro, la zona playout.
Aggrappiamoci al fatto che il Bari ha perso solo una volta, che quando gioca male non perde ma riesce quanto meno a pareggiare, magra consolazione, è vero, ma almeno è una flebile speranza per il proseguo del torneo visto e considerato che noi giornalisti, come diciamo sempre, descriviamo il momento e non il futuro, ed il momento è questo. Però almeno si può sperare. E aggrappiamoci anche alla figura retorica di un vulcano in ebollizione pronto ad esplodere da un momento all’altro, tanto sognare non cosa nulla anche se i limiti di tutti ci riportano a pensare ad un vulcano spento per sempre.
Fatto sta che il Bari non può vivacchiare né rischiare in B, con una passione popolare che non ha eguali in questo campionato. Il Bari in B deve lottare per la promozione. E basta.
Non può essere questo il campionato che porta duemila tifosi a Reggio Emilia e sessantamila l’11 giugno scorso. No, ma se poi è questo che lo si dimostri subito, visto che nessuno ce lo dirà espressamente, così da metterci tutti l’anima in pace e quanto meno avremo il pretesto per lottare per qualcosa. La salvezza. Miserabilmente e mestamente.
Massimo LongoL’articolo Bari incapace di vincere pure contro una modesta Reggiana. Molti i limiti e tante le lacune è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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