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Del 6 Ottobre 2023 alle ore 09:15Il Mediterraneo visto con gli occhi di una ragazza siriana è prima di tutto sinonimo di «pericoli che i suoi abitanti hanno vissuto e vivono». E non poteva essere altrimenti per chi viene da un Paese devastato dalla guerra. «Siamo provati da un lungo periodo di conflitto militare ed economico che ti fa dire che il mondo è pieno di male.
Non è facile attraversare momenti bui quando si viene lasciati soli e senza alcun sostegno. Ma sappiamo anche che nessuno può toglierci la speranza», spiega Carla Ghoulam. Ha 25 anni e vive ad Aleppo, città martire del Medio Oriente. Si è appena laureata in medicina. E, quando racconta il suo sogno per il grande mare sul quale si affacciano tre continenti, lo immagina nel segno «della pace che abbracci l’intera regione», confida. Non un’utopia. Perché sa di non essere sola. Al suo fianco ha almeno quaranta coetanei di diciannove Stati legati al bacino che formano il Consiglio dei giovani del Mediterraneo. «Una scelta coraggiosa e forte quella di riunire noi ragazzi cattolici di tutta l’area per iniziare dal basso a gettare semi di riconciliazione».
Carla è uno degli “ambasciatori” di fraternità che animano la consulta voluta dalla Cei come eredità dell’Incontro dei vescovi del Mediterraneo a Firenze nel febbraio 2022. Una sorta di piccolo Sinodo permanente, tutto laico e under 35, che dallo scorso luglio unisce le sponde. Infatti in estate, alla presenza del segretario generale della Cei, l’arcivescovo Giuseppe Baturi, si è insediato l’organismo che ha sede nel capoluogo toscano dove i giovani sono stati accolti dalle quattro realtà fiorentine cui la Conferenza episcopale italiana ha affidato il progetto: la Fondazione Giorgio La Pira, l’Opera per la gioventù Giorgio La Pira, il Centro internazionale studenti Giorgio La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II, onlus per lo sviluppo e la cooperazione nei Paesi più fragili.
Quattro sigle che si richiamano all’eredità del sindaco “santo”, al suo impegno per il Mediterraneo, alla sua attenzione ai giovani che definiva “rondini in volo verso la primavera”. I “testimoni di un Mediterraneo nuovo” tornano a incontrarsi il 4 ottobre. Stavolta online. In una seduta che collegherà Europa, Asia e Nord Africa. «Siamo chiamati a tradurre il Vangelo in azione civile», sottolinea Pilar Shannon Perez Brown, 25 anni, che è consulente risorse umane e rappresenta la Spagna nell’organismo. All’ordine del giorno si intrecciano sfide e iniziative sull’educazione, la promozione sociale, la vita di fede, lo scambio fra i Paesi. Con un punto fermo: la concretezza. «Fra noi c’è chi si dedica all’aiuto dei migranti che arrivano via mare in condizioni terribili, come Martina – prosegue Pilar -; chi guarda al campo della politica; chi a percorsi di volontariato che vanno dall’ambito ecclesiale a quello sociale. Il tutto sorretto dalla preghiera che è la leva su cui poggiare i nostri talenti e i nostri desideri».
In agenda anche l’ipotesi di un incontro dei giovani del Mediterraneo per il Giubileo del 2025 e una serie di proposte sul fronte dell’«educazione che è una delle dimensioni essenziali per essere cristiani impegnati nel quotidiano», c’è bisogno di una fede incarnata – avverte -. Certo, il cambiamento richiede tempo e, ancor di più, fiducia nella Provvidenza. Ma occorre partire dai piccoli passi che possiamo compiere negli ambienti dove viviamo, mostrando che la convivenza pacifica è davvero possibile».
Marcario Giacomo
Editorialista de Il Corriere NazionaleL’articolo Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo:Ecco la nostra agenda di pace e fraternità» è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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