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Del 5 Ottobre 2023 alle ore 14:32Dario Patruno
Oggi si celebra con eventi in tutto il mondo la Giornata mondiale degli insegnanti.
Questa Giornata commemora la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell’UNESCO sullo status di insegnante, la principale  struttura di riferimento per i diritti e le responsabilità dei docenti su scala mondiale, ed ha come obiettivo fondamentale quello di suscitare riflessioni sul ruolo dei professionisti della formazione, sulle sfide che affrontano quotidianamente, sulle difficili condizioni di lavoro a cui sono spesso sottoposti.
Con l’adozione dell’Obiettivo 4 di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, “Istruzione di qualità”, gli insegnanti vengono riconosciuti come soggetti chiave per l’attuazione dell’Agenda 2030 sull’educazione. Il loro impegno infatti è fondamentale per fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti, con l’obiettivo di incrementare il livello di alfabetizzazione globale e ridurre l’abbandono scolastico precoce, contribuendo a migliorare la vita delle persone e a raggiungere lo sviluppo sostenibile.
La preoccupazione di un attento lettore ma soprattutto di chi scrive è la seguente: si tratta di un momento celebrativo fine a se stesso o piuttosto non costituisce un impegno dei governanti a dare dignità ad un lavoro che per oltre 70.000 in Italia significa precariato.
Gente che ha sostenuto corsi, concorsi, superandoli ma poi non ha risposte in posti di lavoro a tempo indeterminato, ma come! Se ci sono tanti precari che ogni anno hanno le supplenze annuali, c’è uno Stato schizofrenico che vuole sistemare i precari ma ne aumenta il numero.
A chi giova? Questi docenti che salgono sui tetti dei Provveditorati,
oggi Uffici Scolastici Provinciali, meritano rispetto e soluzioni nel breve periodo. La precarietà aumenta la disperazione e questa alimenta la voglia di ribellione che finora ha avuto forme più che civili di esposizione mediatica ma che domani potrebbe sfociare in forme di lotta sempre meno controllabili. Lo Stato alimenta con provvedimenti che si affidano a fallaci algoritmi la diseguaglianza e il nuovo Governo se vuole essere migliore del precedente perché legittimato dal popolo, deve dare segni tangibili di fare presto che è sinonimo di bene.
Ormai chi insegna da molti anni cosa “cazzo” deve ancora dimostrare? Mi è scappata una parolaccia ma è sempre poco. Volete un esempio? Chi ha sostenuto lo straordinario bis, a numero chiuso con una procedura anomala deve sostenere altre prove per abilitarsi. Assurdo!
Il Ministro Valditara, ordinario di diritto romano, ricorda le forche caudine? Per chi legge, la battaglia delle Forche Caudine fu un infausto evento della II guerra sannitica, siamo nel 321 a.C. in cui i Sanniti di Gaio Ponzio sconfissero i Romani con ignominia, costringendoli a passare sotto i famosi gioghi, formati da tre lance incrociate, sotto le quali i soldati dovettero passare nudi subendo nel frattempo gli scherni e le percosse dei vincitori. La lancia superiore era posizionata in modo da costringere i soldati a piegarsi per passare.
Non posso essere indifferente al grido di migliaia di docenti con titoli e professionalità che hanno di fronte gente che dice: “Abbiamo varato norme che danno una risposta agli insegnanti”. “Dal prossimo anno immetteremo in ruolo 40.000 posti su 70.000.”
Ma quei trentamila, potenzialmente esclusi, sono destinati ad aumentare e quindi? Quindi chi ha il potere di decidere parli con i docenti e trovi soluzioni serie che per esempio non li costringano a frequentare corsi universitari a pagamento (si parla di 2500 euro) per abilitarsi. Sarebbe molto più semplice per chi ha già sostenuto il concorso straordinario bis, l’abilitazione ope legis, come avvenne per il primo concorso straordinario. Mi sembra invocare il buon senso.
Chiedo troppo, ma il legislatore deve innovare o rimanere nel pantano? Non imiti i rinoceronti che adorano rotolarsi nel fango tant’è che passano fino a 9 ore al giorno a dedicarsi a questa attività. Ma, passatempo a parte, vi è un motivo specifico per il quale i rinoceronti non possono fare a meno del fango. Lo strato di fango che riveste il loro corpo rinfresca i grandi mammiferi e scaccia via i parassiti, tenendoli lontani.
Mi auguro che non considerino i precari come parassiti ma risorse di un paese che fa della cultura non un orpello ma la colonna vertebrale di uno Stato credibile.L’articolo L’UNESCO celebra gli insegnanti ma i governi che fanno? è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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