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Del 3 Ottobre 2023 alle ore 07:35Il nuovo prefetto di Taranto è una donna
di Evelyn Zappimbulso
Di sole e di rosa sono non solo i tramonti a Taranto. Una carrellata di nomi al femminile conquistano il comando di ruoli di spicco nella provincia jonica. Dopo il nuovo comandante della compagnia dei Carabinieri di Taranto, la giovanissima (classe 1991) Francesca Romana Fiorentini, che da questo settembre prende il posto del maggiore Gabriele Di Donna e il commissario capo voluto dal Questore Massimo Gambino, Marinella Martina, prima donna alla guida di un commissariato della provincia di Taranto, che dirigerà il Commissariato di Polizia di Manduria, approda nella Città dei Due Mari un Prefetto donna, la dottoressa Paola Dessì, cagliaritana, con una lunga carriera iniziata nel 1985 e svoltasi prevalentemente nella sua terra d’origine.
Donne ai vertici che si affiancano ad altre importanti dirigenze della giustizia in rosa, come il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Taranto la dottoressa Bombina Santella, il Comandante della Compagnia Carabinieri di Martina Franca Capitano Silvana Fabbricatore, il Procuratore della Repubblica di Taranto Eugenia Pontassuglia, la cui cerimonia di insediamento si svolse proprio un otto marzo (2022), nell’aula Alessandrini di Palazzo di Giustizia, al cospetto di un collegio tutto al femminile, composto dal presidente del Tribunale Anna Rosa De Palo e dai giudici Patrizia Todisco e Stefania D’Errico.
E Taranto in questo fa storia e insegna.
Nel 1947, quando durante l’Assemblea Costituente si discuteva della possibilità di aprire alle donne l’ingresso in Magistratura, l’on. Antonio Romano, Presidente di Tribunale ed eletto nella Democrazia Cristiana disse: «La donna deve rimanere la regina della casa, più si allontana dalla famiglia più questa si sgretola. Con tutto il rispetto per la capacità intellettiva della donna, ho l’impressione che essa non sia indicata per la difficile arte del giudicare. Questa richiede grande equilibrio e alle volte l’equilibrio difetta per ragioni anche fisiologiche. Questa è la mia opinione, le donne devono stare a casa».
Nel 1957 Eutimio Ranelletti, presidente onorario della Corte di Cassazione, in un libretto dal titolo La donna giudice, ovverosia la grazia contro la giustizia sosteneva che la donna «…è fatua, è leggera, è superficiale, emotiva, passionale, impulsiva, testardetta anzichenò, approssimativa sempre, negata quasi sempre alla logica e quindi inadatta a valutare obiettivamente, serenamente saggiamente, nella loro giusta portata, i delitti e i delinquenti». L’intero libro d’altronde è stato un accorato appello contro l’ipotesi, che già prendeva piede in quegli anni, di aprire le porte della magistratura alle donne. Quanto abbiano avuto torto queste affermazioni, è evidenza giornaliera.
Sembravano idee sbiadite dal tempo, o almeno lo si sperava, ma nel novembre 2020, durante una lezione online (tempi di Covid) del primo anno del corso di laurea in Medicina, un prof. cultore di Bioetica presso l’Università di Bari, esternò ai suoi studenti che «Giudici donne non dovrebbero esserci perché giudicare significa essere imparziali» e le donne, secondo lui, erano geneticamente incapaci all’imparzialità. Anche tale rivelazione è stata sconfessata sul nascere. Ma Taranto, oggi, fa di più: risponde con fatti, nomi e volti.
Sin dalla narrazione della sua fondazione, con il mito di Falanto e le guerriere spartane, poi con Persefone, figlia di Zeus e Demetra, esempio di grandiosa ed eterea dualità, in bilico tra mito e realtà, passando per Maria Anna Pappacena, nome d’arte Anna Fougez, di una eleganza ricercata tutt’ora da tutti, la città di Taranto si è sempre mostrata terra di riscatto ed uguaglianza, in cui, più che di quote rosa, c’è solo bisogno di un po’ di consapevolezza in più. Al netto dei suoi atavici intoppi, è una città che crede nel valore umano, a prescindere dal genere.
Brava, Taranto!
Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it
Redazione Corriere di Puglia e Lucania 
Corriere Nazionale
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