Del 3 Ottobre 2023 alle ore 12:59
Riceviamo e pubblichiamo un testo della scrittrice savonese Renata Rusca Zargar
Esistono ancora famiglie felici
Mi sento perseguitata dallo spot dell’Esselunga perché tutti ne parlano in continuazione: televisioni, giornali, comici, talk… e ognuno esprime un’opinione sul suo significato profondo.
Io credo che il vero significato dello spot sia stato di fare pubblicità all’Esselunga e, anche se quel supermercato non esiste nella mia città e non posso andare a verificare, immagino che abbia raggiunto un risultato oltre le previsioni.
Certo è che la bambina ha una faccetta simpatica, certo è che tutti i figli desiderano che i loro genitori siano in buona armonia, persino quando sono adulti e hanno abbandonato da tempo la casa parentale. Infatti, pensare che famiglia tradizionale sia sinonimo di felice è una favola alla quale abboccano quasi tutti.
Eppure i figli che assistono a litigi continui tra i genitori auspicano che i contendenti si lascino e vivano serenamente separati. E non solo! Risulta davvero improbabile ipotizzare famiglie felici in un paese dove la violenza del maschio sulle donne è estremamente frequente, dove molte donne non sono affatto libere visto che rimangono con un maschio che le umilia, le denigra, non ha fiducia in loro e almeno una volta ogni tre giorni le uccide.
La famiglia, secondo le definizioni, è un gruppo sociale legato da vincoli di affetto e di parentela. Può essere l’oasi che salva oppure l’inferno e non tutte le “famiglie” sono uguali: possono essere monogenitoriali, con due genitori dello stesso sesso, allargate.
L’importante è che ci sia davvero l’affetto, il rispetto, la dignità di ogni essere umano.
A questo punto, mi viene in mente mio padre, un uomo di più di cento anni fa con la tipica mentalità del maschio italiano predatore. Infatti, seguendo quello stereotipo, non è stato fedele a mia madre che, ovviamente, invece, doveva essere fedelissima. Una volta, mia madre l’ha beccato sul fatto, così ha deciso finalmente di separarsi. Io, che comunque adoravo mio padre per tutte le altre qualità che aveva, sono stata d’accordo con mia madre. Non si poteva accettare un trattamento simile. Ma, poche ore dopo, sono arrivati a casa i parenti in massa. Hanno redarguito mia madre, hanno detto che avrebbe rovinato i figli, che i figli non avrebbero più avuto nulla perché mio padre si sarebbe mangiato tutto con le altre donne. Infine, l’interesse economico ha avuto ragione e nessuno ha badato alla condivisione di un progetto di vita e alla sincerità.
La famiglia, invece, deve essere esempio di onestà per i figli e se le cose non vanno bene, bisogna lasciare. Perché nulla è eterno in questo mondo, men che meno l’amore, conta solo la coscienza di sé e la libertà.
Il punto, però, è un altro. Come mai discutiamo tanto su una pubblicità? Gli stessi esponenti principali del Governo hanno detto la loro.
Allora sono questi i veri problemi che ci tormentano oggi? O anche il solito rilancio del ponte sullo stretto quando in Sicilia (e non solo!) mancano ferrovie e strade degne di questo nome? O ancora il presunto governo tecnico che nessuno – e meno che mai l’opposizione- vuole?
Nel frattempo, non facciamo caso all’esistente: un Governo patriarcale e maschilista che addirittura preferisce usare i sostantivi delle cariche ricoperte da donne al maschile, forse a sottolineare che se una donna arriva in alto è l’eccezione che conferma la regola.
Soprattutto, non stiamo discutendo sui fondi europei che non siamo capaci di usare, sulla messa in sicurezza di un territorio fragile come quello italiano, sulla sanità pubblica sempre più carente per arricchire il privato, sul salario minimo, sulle riforme che ogni governo annuncia senza fare per non scontentare le lobby, sui rigassificatori tornati di moda per far felici gli Stati Uniti rinunciando alla transizione ecologica e privilegiando le fonti fossili fortemente distruttive. Tutti chiudiamo con indifferenza gli occhi davanti a un clima sempre più ostile quando ogni volta che piove muore tanta gente innocente. Parliamo poco persino degli odiati migranti dalla pelle scura perché la guerra a cannonate contro di loro, ahimé, non ce l’hanno permessa.
Dunque, tra tutte queste armi di distrazione di massa, esistono ancora famiglie felici?
Se sono consapevoli del disastro del loro paese, se davvero amano i loro figli e nipoti, io penso proprio di no.
Renata Rusca Zargar
L’articolo Esistono ancora famiglie felici? è già apparso su Il Corriere Nazionale.