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Del 1 Ottobre 2023 alle ore 09:05

L’incisivo piano britannico per ridurre le emissioni da un mese è entrato in vigore anche nell’area metropolitana della capitale ma ha suscitato un’ondata di malcontento generalizzato. E il primo ministro ha reagito

di Susanna Bonini

© Daniel Leal/ AFP – Rishi Sunak

AGI – I vituperati automobilisti, da sempre additati come i responsabili del ‘fumo di Londra’ (città non casualmente soprannominata ‘Big Smokè) dopo settimane di ‘resistenzà stanno vivendo la loro piccola rivalsa.

Il governo conservatore britannico, se manterrà fede agli annunci dell’ultima ora, farà marcia indietro sull’approccio ‘green’ che ha ispirato il controverso ‘Ulez’: non una parolaccia (anche se puo’ suonar tale) ma l’acronimo di ‘Ultra Low Emission Zone‘, l’incisivo piano britannico per ridurre l’inquinamento atmosferico prodotto dalle automobili, un problema che – secondo il governo – è responsabile di circa 4 mila vittime all’anno.
Il piano (che nel 2019 copriva soltanto il centro di Londra) dal 29 agosto scorso è entrato in vigore anche nell’area metropolitana di Londra, la ‘Greater London’, coinvolgendo quasi 10 milioni di residenti, un’estensione che ha provocato un’ondata di malcontento generalizzato e accese polemiche: l’Ultra Low Emission Zone, di buona sostanza, è una ZTL super estesa che sta rendendo la vita (e le spese di casa) impossibili per le famiglie della Capitale.
Il piano non ha solo aumentato i disagi dei londinesi sulla scia delle restrizioni alla circolazione (fatte rispettare con telecamere posizionate in tutta la città) ma ha, soprattutto, caricato le famiglie di oneri extra, il pagamento di una tassa di accesso alla Greater London da 12,5 sterline al giorno (circa 14 euro) per chi guida auto Euro 4 a benzina (immatricolate dopo il 2006) o Euro 6 diesel (successive al 2016), pena una sanzione amministrativa di oltre 200 euro.
Non è sfuggito agli osservatori che il premier britannico, il conservatore Rishi Sunak, aveva fatto già un primo dietro front rispetto al rigorismo ambientalista alla fine del mese scorso, quando annunciò il rinvio di cinque anni (dal 2030 al 2035) del divieto per caldaie a gas, auto diesel e a benzina, di fatto posticipando la ‘road-map’ britannica per la transizione energetica.
L’annuncio, evidenziano i commentatori, è in totale sintonia con quella revisione e con quell’”approccio più pragmatico” e realista che il governo attuale intende imprimere alla transizione green.
“La stretta sugli automobilisti è un attacco alla vita quotidiana di chi si affida all’auto per andare al lavoro o vedere la famiglia”, ha tuonato il premier Sunak annunciando un nuovo “piano a lungo termine” per sostenere gli automobilisti cioè la maggioranza dei cittadini britannici. Il nuovo obiettivo del governo è ‘allentare’ la stretta delle misure anti-auto in modo di venire incontro a famiglie le cui tasche sono già state pesantemente alleggerite dall’inflazione a due cifre di cui è tuttora vittima il Paese.
Downing Street originariamente si era prefissata l’obiettivo di azzerare le proprie emissioni entro il 2050. Target che il governo ha intenzione di mantenere, purchè venga raggiunto a un passo “più proporzionato”.

L’articolo Londra sarà meno ‘green’, Sunak allenta la stretta sulle auto è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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