Del 30 Settembre 2023 alle ore 16:24L’Italia riceverà 191,5 miliardi di Euro dal Recovery and resilience facility, per il PNRR, entro e non oltre il 2026: 68,9 miliardi di Euro con sovvenzioni a fondo perduto, i restanti due terzi, ben 122,6 miliardi di Euro, dovranno essere restituiti.
Rispettando gli obiettivi concordati con l’UE, i 191,5 miliardi di Euro saranno erogati in 10 rate semestrali: un prefinanziamento a dicembre 2021, la prima rata ad aprile 2022 con 21 miliardi di euro in base al raggiungimento degli obiettivi del 2021, la seconda rata di pari importo a novembre 2022 in seguito agli obiettivi raggiunti nel primo semestre del 2022, a breve le due rate successive, entro la fine del 2023, quindi la quinta rata nel 2024, e così via le rate si susseguiranno affannosamente nella rincorsa per il raggiungimento degli obiettivi nei tempi definiti.
Gli obiettivi sono quelli dei PNRR nazionali, che delineano riforme e investimenti per la Transizione verde e digitale, per la crescita, l’occupazione e la resilienza sociale ed economica.
Ciascuna passata erogazione è stata accertata da un decreto del MEF che definisce la restituzione, in circa 20 anni, della quota capitale del prestito a partire dal 2032 per il prefinanziamento, da maggio 2033 ed entro maggio 2052 per la prima rata, e così per le successive rate distribuendo il peso del debito sui bilanci pubblici di più anni, sulle generazioni future, secondo una tempistica che si dovrebbe configurare come vantaggiosa.
La Commissione Europea, per ottenere risorse da distribuire agli Stati beneficiari dei PNRR contrae prestiti sui mercati di volta in volta alle condizioni del momento.
Riguardo agli interessi sul prestito la prossima rata è prevista per il 13 dicembre, la prima si è avuta il 19 maggio 2023. Gli interessi tuttavia non sono specificati nei decreti, diversamente da quanto accade per altri programmi; si rimanda invece al Loan Agreement del 2021, che fa riferimento ad un Avviso di conferma inviato all’Italia prima dell’erogazione delle singole rate.
Il calcolo degli interessi avviene in base al costo contingente che la Commissione Europea affronta per procurarsi le risorse finanziarie emettendo obbligazioni sui mercati finanziari, quindi varia nel tempo in base alle condizioni dei mercati. Pensiamo con panico alla evoluzione di questi ultimi semestri, tuttavia permane la convenienza di ottenere prestiti dall’UE invece che direttamente sui mercati*. Forse per l’UE sarebbe stato opportuno prendere a prestito tutto in una unica soluzione nel 2021, ma non era possibile prevedere la guerra Russia Ucraina che ha ulteriormente messo in crisi un’economia che doveva invece ancora riprendersi dalla pandemia.
La restituzione delle rate sarà agevolata dagli effetti cumulativi e moltiplicativi degli investimenti sull’intera economia? Agli investimenti si aggiunge un ulteriore aumento della domanda aggregata, ma gli incrementi si esauriscono progressivamente, diventano infinitesimi nel tempo, portando tuttavia ad un equilibrio di reddito e occupazione incrementati, anche quando i cambiamenti e gli effetti siano diventati trascurabili. Questo teoricamente.
Il calcolo esatto degli effetti del moltiplicatore dipende non solo dalla propensione marginale al consumo MPC, cioè dalla frazione di aumento proporzionale maggiore del reddito che le famiglie spenderanno (e dell’occupazione) in seguito ad una crescita autonoma della spesa, generando una spirale di crescita più ampia; dipende anche da diversi fattori, dalla struttura e dalle condizioni del sistema economico, che possono variare nel tempo.
Sarebbe opportuno agire contestualmente sulla MPC con politiche fiscali e di reddito, aumentando i salari o fornendo sussidi alla famiglie a basso reddito, politiche di welfare in quanto i programmi di sicurezza sociale possono ridurre l’incertezza finanziaria incoraggiando il consumo, politiche monetarie di bassi tassi di interesse e inoltre agire sulla credibilità, sulla fiducia nella stabilità economica.
Bilanciare tali politiche con l’iniezione di finanziamenti per investimenti è importante per una crescita economica sostenibile.
Quello che osserviamo e che si paventa è una crescita molto bassa: l’UE ha tagliato le stime di crescita del PIL Italia a +0.9% nel 2023, dall’1,2% atteso secondo le previsioni del primo trimestre 2023, quindi +0.8 nel 2024, dall’1,1% atteso. Si attende un incremento decrescente, l’economia crescerà ma meno di quanto previsto e nonostante le iniezioni di investimenti. L’UE parla di slancio ridotto per l’Italia, una contrazione dello 0,4% trainata dal calo della domanda interna, pertanto rischia di andare in corto circuito l’effetto positivo moltiplicativo previsto e atteso, se non si corre ai ripari con opportune misure di politica economica.
*Audizione nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare ai fini dell’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund- Balassone 2020L’articolo PNRR da restituire e Moltiplicatore a rischio è già apparso su Il Corriere Nazionale.