Del 8 Settembre 2023 alle ore 16:40Oggi la blogger e critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al modello Simone D’Angelo, volto noto su passerelle e set fotografici. Il trentenne originario di Teramo ha di recente presenziato, quale ospite di Moët Chandon, al Festival di Venezia 2023 – condividendo ora un po’ di sé con la nostra libera contributor…
Ciao Simone! Il 3 settembre tu sei stato ospite di Moët Chandon all’80° Mostra del Cinema di Venezia, dunque ti chiedo subito quali sono le tue prime impressioni “a caldo” di tale tuo importante esordio e quali emozioni hai provato a calcare un così tanto prestigioso red carpet quale quello veneziano. “Ciao Giulia! Senza avere troppi dubbi, posso dire che non ho mai provato un’esperienza così tanto incredibile come partecipare al Festival di Venezia… soprattutto data l’occasione che è, considerata da molte persone l’evento dell’anno. Sono tuttora emozionantissimo e diciamo che, finché non ho avuto le foto e i video in mano, il lavoro non era finito. È stata una settimana incredibile, ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato a realizzare tutto ciò. Una cosa mi è subito saltata agli occhi, anche se già ne ero a conoscenza, e cioè che ci sono artisti di un livello inimmaginabile e la differenza rispetto agli altri – vedendoli dal vivo – è tangibile. Calcare il red carpet, oltre a riempirmi di orgoglio per ciò che stavo vivendo, è stato un buttare benzina sul fuoco… il mio, già acceso da anni [N.d.R. fa l’occhiolino]”.
Con quali volti noti hai avuto modo di scambiare qualche battuta e socializzare, o quantomeno hai incontrato di persona, al Festival di Venezia 2023? E, dei presenti al suddetto evento mondano, c’è qualcuno che ti ha particolarmente colpito? “Nel mio gruppo, ho scambiato qualche parola con Vicky Kaya e con Pelayo Díaz – loro avevano una bellissima presenza, erano molto d’impatto! Per il resto, ero troppo preso da tutto il contesto e a godermi il momento che mi sono dimenticato di fare networking [N.d.R. sorride]”.
Hai affermato: “Quando ho iniziato a lavorare come modello non avrei mai immaginato di vivere un’esperienza simile, ma ho sempre voluto di più rispetto a quello di cui – via via – facevo esperienza. Non mi sono mai accontentato, anche se so che questa può essere un’arma a doppio taglio… e ora eccomi qui, sono giunto sul red carpet della Biennale di Venezia ed è stato incredibile aver preso parte all’evento dell’anno”. Ebbene con quale prospettiva e intenzione, tredici anni fa, hai intrapreso la tua luminosa carriera da modello di fama internazionale? “Come ho sempre detto, è iniziato tutto per gioco… poi, quando ho capito che potevo fare di più, ho spinto sull’acceleratore e ho cercato di apprendere tutti i trucchi del mestiere ma sopratutto cosa potevo migliorare. Puoi curare il tuo look quanto vuoi tuttavia, per lavorare, devi saperti vendere e vendere bene. Di solito, gli obiettivi che mi prefiggo riguardano le campagne pubblicitarie. Mi fermo e, tra me e me, mi dico: “Bene, quest’anno devo fare questo lavoro… di questa grandezza… di questa visibilità…!”. Non ti nascondo però che, quattro anni fa, mi feci una promessa. Sono stato a lavorare come modello per un brand durante il Festival e, riflettendo a voce alta, mi dissi che ci sarei torno da ospite. Avere fame, fa la differenza. Molte volte diventiamo ciò che diciamo, per questo molti mental coach ripetono che la parola è importante”.
So che prima di cominciare a sfilare in passerella e a posare davanti all’obiettivo fotografico, tu eri un calciatore… ti chiedo quindi che cosa ritieni che abbiano in comune tra loro lo sport e la moda (ma altresì la recitazione) e quali sono le sensazioni che provi rispettivamente nella veste di modello e in quella di sportivo. “Il calcio è uno sport di squadra e, come tale, insegna tantissimi valori tra cui in primis l’aiutare i compagni ma anche il non arrendersi fino alla fine… fino all’ultimo pallone giocabile. Non arrendersi mai è alla base di ogni sogno e obiettivo che si voglia raggiungere. Nel mondo della moda, così come in ogni altro settore in cui ci sono momenti di calma apparente, bisogna essere bravi a non buttarsi giù e a non cadere in depressione. Il momento giusto per farsi valere arriva sempre e allora si torna a cavalcare l’onda. Sebbene essa – man mano che va verso la riva – si appiattisca, dopo ancora è possibile saltare nuovamente sulla tavola da surf a caccia proprio della prossima onda. Da quello che ho potuto notare in questi anni, è necessario essere capaci a navigare ed è doveroso essere consapevoli che ci saranno dei momenti sia positivi che negativi, tuttavia tutto è sempre in movimento”.
Grazie all’invito che hai ricevuto da parte di Moët Chandon, oltre a essere stato uno dei protagonisti del red carpet della città lacustre, hai pure potuto assistere in anteprima ufficiale alla presentazione del film “The killer”. Che cos’è che più hai apprezzato della pellicola portata sul grande schermo dal regista americano David Fincher? “Una cosa che mi è rimasta impressa della pellicola di David Fincher è la cura dei dettagli. Il killer cool e attento ai particolari che – per la prima volta – fallisce, viene punito e si vendica ci sta come storia… forse un po’ lenta nello svolgimento, ma credo che ciò sia dovuto proprio al fatto che il regista voglia far percepire ogni minimo dettaglio. Il finale mi ha fatto pensare che questo film può essere un sequel”.
Lo stylist Michele Potenza ha scelto per te, in occasione proprio del Festival di Venezia 2023, uno splendido smoking messo a disposizione da Alessandro Gilles (e, sempre alla Biennale, hai calzato – ti cito – un paio di comodissime ed eleganti scarpe di Clarks). Che cosa ti ha immediatamente attratto e colpito dell’abito che hai indossato domenica e più in generale della tradizione sartoriale della famiglia Spera, con cui collabori già da diversi mesi e in base a che cosa hai dichiarato che il vostro è un binomio vincente? “Ho amato l’abito che ho indossato sul red carpet di Venezia fin da subito, con Michele non abbiamo avuto dubbi a riguardo di quale scegliere tra i tre messi a disposizione da Alessandro Gilles. All’inizio volevo qualcosa di pulito, ma con un tocco rock. Poi, considerato l’evento e che proprio Venezia è sinonimo di eleganza, abbiamo optato appunto per l’eleganza pura… non c’è nulla di più elegante di uno smoking nero, con linee decise. Sono molto felice di aver iniziato anche la collaborazione con Clarks, la Biennale è stato un primo assaggio – nei prossimi giorni dovrò mettermi a lavoro per realizzare dei contenuti per il brand”.
All’80° Mostra del Cinema di Venezia è stato Salvatore Mazzotta ad averti curato l’hairstyling e Serena Viotto il make-up, ma hai sottolineato che vuoi ringraziare infinitamente nondimeno tutte le altre persone che nell’ultima settimana (e non solo in essa) hanno creduto in te e che ti hanno aiutato a realizzare un sogno a occhi aperti… vuoi, adesso, allungare un pochino la lista e condividere che cosa, ciascuna delle persone alle quali alludi, ti ha trasmesso di prezioso? “Vivo la professione di modello a trecentosessanta gradi, io non mi fermo solo ad aspettare la chiamata da parte dell’agenzia (come fa la maggior parte dei miei colleghi) ma cerco di essere sempre attivo e propositivo e di curare tutto ciò che concerne questo mio lavoro… a partire dai social. Il mio amico ed ex manager Leo Mel mi ha ripetuto tantissime volte di puntare su TikTok e, alla fine, l’ho ascoltato. Dopo cinque mesi, ho trovato un format giusto e sono arrivato a fare dei numeri mai fatti su Instagram in dieci anni, ossia 12 milioni di views di media a settimana – ora sono intorno ai 7. I miei genitori e gli amici di sempre sono gli unici ad aver capito quanto, a volte, il lavoro può buttarmi giù e quanto impegno ci voglia per raggiungere determinati obiettivi. Essere forti mentalmente credo che sia una caratteristica che non può mai mancare”.
…ed ancora, un consiglio che ti permetti di mettere a fattore comune è che <<(…) per accontentarsi c’è sempre tempo. Abbiate voglia e fame, tuttavia non di “arrivare” ma di migliorare voi stessi… perché il più grande cambiamento parte da noi, tutto il resto vien da sé. Kaizen>>. Ecco che mi viene in mente Cristiano Ronaldo poiché pure costui ha sostenuto qualcosa di simile a te e cioè che la differenza tra lui e suo figlio di dodici anni è la mentalità, la fame, in quanto oggi molti più giovani hanno le cose più facilmente e non soffrono.
C’è una mancanza nel tuo passato e nel tuo presente che, per quello che ti concerne, ha funto e funge da motore dei tuoi desideri a livello professionale e nella vita privata? “Ne parlavo con i miei genitori qualche giorno fa… sì, ci sono stati degli eventi che un po’ mi hanno segnato. Ogni volta che mi tornano in mente, sento quel mix di rabbia e cattiveria agonistica che continua a far correre la macchina. Vengo da una famiglia comune in cui, per fortuna (e soprattutto grazie all’impegno dei miei genitori), soldi e amore non sono mai mancati… a far scaturire in me la voglia di eccellere, o comunque di dimostrare qual è il mio posto, sono stati quindi fattori esterni a ciò. Crescendo e anche grazie ai libri che sto leggendo ultimamente, sto capendo che – se riesci a migliorare come persona – tanti obiettivi non diventano più facili bensì lo sembrano e questo ti permette di superare gli ostacoli con una mentalità più serena… e alcuni problemi riuscirai persino ad anticiparli e a evitarli. Se si migliora come esseri umani, non pochi pensieri saranno più “leggeri”. Dico questo per far capire che, secondo me, nella vita non si può fare appello a una cosa solo per emergere ma bisogna che vi siano diversi fattori che lo permettano. La fame non è data solamente dalla povertà, può derivare da varie situazioni. Io non ho problemi di soldi eppure, per la mia tanta fame, ho sacrificato tanti momenti per stare dietro alla mia professione e ai miei progetti. Personalmente non viaggio per vacanza, per me quello sarebbe tempo perso. I weekend, per diversi anni, sono stati per me giorni lavorativi come tutti gli altri giorni della settimana e tutt’ora è così. Se ho del lavoro da fare, lo faccio senza problemi appunto pure nel fine settimana”.
Kaizen, in giapponese, significa letteralmente “miglioramento”. È ed è fondamentale ovvero – come hai ripetuto e ti ripeti spesso – l’impegno ad apportare ogni giorno, ovunque sia possibile, piccoli miglioramenti nella propria vita personale ma anche sociale così come in quella privata e in quella lavorativa perché ogni cosa (sebbene, talvolta, di poco) cambia continuamente. Mi sorge una curiosità, ossia chi eri tu precedentemente al Festival di Venezia di quest’anno e chi sei ora… “Penso di essere cresciuto molto quest’anno, hanno influito tantissimo i libri che ho letto e che sto leggendo. Ho avuto una relazione sentimentale difficile, mi sono isolato per capire quali siano stati gli errori compiuti… una sorta di ritiro spirituale, seguito non solo dalla lettura ma altresì dalla meditazione e pare che tutto ciò stia dando i suoi frutti. C’è chi mi ha detto che i problemi non posso risolverli con la meditazione e con la lettura per l’appunto, eppure io oggi mi sento bene e sono più sereno e più carico che mai. Sono passato dal dire che <<L’amore mi fa schifo>> al capire che <<L’amore è al centro di tutto>>. Anni dopo rispetto a quando succedono, su tante cose ci si ride e ci si scherza sopra… però è difficile dimenticare. Se sono la persona che sono oggi, sono grato anche e soprattutto alle esperienze passate. So dove andare a lavorare per migliorare. Il Festival di Venezia non è stato uno spartiacque nella mia crescita come persona, tuttavia potrebbe esserlo a livello di mia crescita professionale”.
Infine ti chiedo quali progetti vorresti realizzare più o meno a breve termine e quali mercati ti incuriosiscono al punto che saresti entusiasta di poterli sondare, partendovi presto per un viaggio… e i viaggi, fisici e metaforici, quale valore hanno nella tua quotidianità? “Mentalmente, sono sempre in viaggio… proprio mentalmente, non soltanto fisicamente, viaggio solo per lavoro. Andare a New York o a Los Angeles come “artista” è uno dei miei prossimi obiettivi. Per ora, ho accantonato un po’ l’idea di partire per l’Asia… a meno che non arrivino proposte ben remunerate. Prima o poi andrò comunque in Giappone, sono un fan della cultura manga e sento il richiamo di tale Paese. Vorrei approfondire gli altri due lavori che faccio in parallelo a quello di modello e che mi stimolano molto, ovvero il social media manager e l’art director – il prossimo anno desidero migliorare anche in tali due ruoli!”. L’articolo Il modello Simone D’Angelo racconta la sua Mostra del Cinema di Venezia 2023 è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.