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Editoriale
di Vincenzo Vespri
Quando Francis Fukuyama pubblicò il famoso libro La fine della storia mi sembrò, per dirla alla Fantozzi, una cagata pazzesca, dove molte affermazioni erano più sostenute da discorsi arroganti che dalla logica. Adesso la storia ci sta chiaramente dimostrando che è bella viva e ci propone due scenari: uno da dramma shakespeariano e l’altro da commedia con qualche spunto di Plauto o Molière ma strutturalmente più vicina al canovaccio di una commediaccia italiana stile Boldi-De Sica nelle loro peggiori performances.
Il dramma è ambientato all’est. Con due protagonisti degni delle saghe dei Nibelunghi o delle leggende celtiche: Prigozhin e Putin.  Prigozhin è una specie di orco. Ha ucciso un traditore spaccandogli la testa con un martello e si è fatto ritrarre mentre faceva partire camion carichi di bare di soldati ucraini verso le loro mamme. Come tutti gli orchi ha un codice di onore e una fede che per lui è la grande madre Russia, L’altro personaggio, Putin, è un calcolatore, freddo, avvezzo ai giochi di potere. Il primo atto si è appena concluso. Prigozhin, con la sua milizia, ha combattuto ferocemente in Ucraina, ma ha dissapori con Putin. Si mette alla testa del suo esercito e marcia verso Mosca. Niente sembra fermarlo ma a duecento km da Mosca ha un ripensamento: forse ha capito che il suo tentativo non avrà successo, forse non vuole spargere sangue russo, forse si ritiene non adatto ai giochi di potere del Cremlino, nessuno sa perché, ma, proprio all’ultimo istante, trova un accordo con Putin e ferma il suo esercito. Dopo un paio di mesi il suo aereo esplode. L’atto si conclude con le parole di Biden: Poco accade in Russia che Putin non voglia.
Il secondo atto inizierà tra poco. Si capirà chi è stato ad organizzare l’attentato o sarà una tragedia in cui il finale è lasciato allo spettatore? È stato Putin che ha clamorosamente disatteso la parola data? In genere la forza di un mafioso sta proprio nella parola data che è legge. Chi non mantiene la parola perde di credibilità. Inoltre, un tiranno che uccide il suo generale migliore finisce male: uccidere Stilicone o uccidere Rommel non portò certo bene ad Onorio o a Hitler. O sono stati i servizi segreti di qualche potenza straniera, ad esempio la Francia, che sta inesorabilmente perdendo la sua area d’influenza in Africa proprio sotto i colpi d’ariete della possente Wagner? E come finirà il conflitto russo-ucraino? Si giungerà a una pace o il conflitto si allargherà diventando una guerra ancora più calda? Forse il secondo atto ci dirà tutto o forse dovremo aspettare il terzo-quarto atto per sapere qualcosa.
La commediaccia invece si svolge a ovest. Protagonisti due vecchiacchi stile Arpagone: Biden e Putin. Biden rappresenta perfettamente la maschera di una persona molto vecchia che vuole continuare a comandare anche se non più all’altezza: è la tipizzazione del comandante Lassard di Scuola di polizia o l’ispettore Clouseau della Pantera Rosa. Trump è il bullo da osteria: fa dichiarazioni da Ghe pensi tutto mi (la guerra in Ucraina la faccio smettere in un giorno). Esalta le sue prestazioni sessuali e le sue conquiste femminili basate sulla tecnica del grab them by the pussy. Il primo atto riguarda il tentativo di Trump di farsi eleggere di nuovo Presidente. La cosa folle (e, per il momento, divertente) è che Trump fa di tutto per alienare le simpatie degli elettori (mostrando rancore, facendo battute infelici, etc) e l’entourage di Biden fa di tutto per farlo eleggere rendendolo una vittima di una giustizia politicizzata e marcia. Assolutamente mitico lo sceriffo che gli ha scattato la foto segnaletica (grande assist per la rielezione di Trump) e che ha dichiarato che Trump non deve essere un privilegiato (?) ma deve finire in un carcere violento, sovraffollato e, probabilmente, dove avvengono abusi sessuali. Per fortuna che non vuole privilegiarlo troppo… I giudici americani, che gli hanno imputato numerosi capi di accusa, sembrano ripercorrere la strada dei giudici italiani, che con le loro campagne giudiziarie hanno garantito a Berlusconi ben altre due elezioni dopo la prima nel 94. Gli avversari politici si sconfiggono con un progetto politico, non nelle aule di un tribunale.
Il primo atto si concluderà con le primarie. Il secondo atto a novembre 2024 con le elezioni fra Biden e Trump (salvo improbabili imprevisti). E speriamo, che, dopo le elezioni americane, la pièce teatrale da commedia si trasformi in farsa e non in tragedia…

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