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Del 26 Agosto 2023 alle ore 14:19Iintervista realizzata dalla giornalista pubblicista Ilaria Solazzo
Una giovanissima attrice e scrittrice, Diletta Cappannini, ha appena pubblicato “Tutti contro tutti” per Bertoni editore. L’abbiamo incontrata brevemente per farci spiegare questa sua opera e scoprire anche qualche altra cosa su di lei.
“Tutti contro tutti” presenta otto personaggi principali. Ti andrebbe di tratteggiare brevemente ognuno di loro e di dirci chi senti ti somigli maggiormente caratterialmente?
Non mi sento di assomigliare a nessuno di loro in particolare, in generale probabilmente a tutti, perché sono talmente umani e sfaccettati. Hanno caratteristiche che potrebbero appartenere a chiunque, anche se in piccolissima parte. I personaggi principali sono Thomas, uomo di una purezza e bontà tali da poter essere quasi considerato un idiota come il principe Myskin di Dostoevskij, Irma, una donna distrutta dal dolore per l’abbandono della persona che amava e quindi vittima di un perenne delirio, Piero, un personaggio che può essere definito insieme a sua moglie Patrizia come l’emblema della gelosia e della possessività umana, Mattia, un ragazzo che a seguito di un tragico evento si trasforma in un essere interiormente arido e opportunista, Marta, anch’essa un personaggio pieno di ombre e difficoltà, Bestiola che spicca per essere il peggio del peggio e Paolo, giovane uomo vittima di tutta la cattiveria e la malattia della famiglia da cui proviene. Sono tutti parenti, è la stessa famiglia che di generazione in generazione degenera fino al momento finale in cui avviene qualcosa che scardina tutto questo sistema di perversioni. Ma non ve lo posso raccontare.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere anche la “carriera” di scrittrice oltre quella di attrice?
Sono l’una il completamento dell’altra, la scrittura è l’anima che si dichiara senza filtri, è la sincerità nuda senza armatura, la recitazione invece è protetta dal sacro strumento che è il corpo, che per quanto possa essere fragile e mortale è comunque di una forza tale che può essere paragonata agli elementi naturali. Quindi sono l’una l’arricchimento dell’altra, entrambe profonde e bellissime, ma la recitazione è la massima espressione della terrestrità, la scrittura la massima dichiarazione dell’anima. Soprattutto la poesia, il mezzo che ci avvicina più a Dio in assoluto.
Hai delle abitudini particolari durante la scrittura dei tuoi libri?
No, la prima stesura la scrivo di getto, poi la lascio decantare come il vino e prima della versione finale possono passare anche anni, sperando che nel mentre non diventi dell’acidissimo aceto. So bene che il mio non è uno stile pop o di intesa immediata, però ci metto il massimo del cuore e dell’impegno.
Che messaggio hai voluto lanciare con il libro “Tutti contro tutti”?
Provenire da una famiglia malata e piena di germi non è una scusa per far parte del girone dei mostri e dei disumani. Al contrario, deve essere l’esempio perfetto di ciò che non si deve mai essere nella propria esistenza. Il bene è come un seme che va coltivato, è una vita breve e difficilissima, un passaggio pieno di trasformazioni, per questo l’unica scelta che vale la pena di intraprendere, anche tra mille ostacoli e cadute, è la ricerca dell’onestà, della correttezza e della galanteria.
Quando scrivi un romanzo, solitamente, hai già tutta la ‘storia’ in mente o la elabori strada facendo?
Solitamente l’ho già in mente ma non ne sono del tutto consapevole, a mano a mano che la storia segue il suo flusso capisco anche io più profondamente la natura dei personaggi e della trama. È un’amicizia fortissima quella tra lo scrittore e lo scritto, un dare e avere continuo e spontaneo, una completezza che si raggiunge solamente insieme perché da soli non si sarebbe in grado di scrivere neanche una parola. E come nelle amicizie più sincere, i litigi sono furiosi e frequenti, ma anche da lì nasce l’ispirazione. Dallo scontro sano inizia sempre la creazione.
Una curiosità: qual è il libro più bello che hai letto fino ad oggi?
Il “De profundis” di Oscar Wilde: di una bellezza commovente. E le “Lettere morali a Lucilio di Seneca”, perché sono uno scrigno di perle e di consigli.
Come hai scoperto la tua passione per la scrittura di poesie e di romanzi? Come l’hai coltivata?
È stato tutto molto spontaneo, come quando si lancia un seme per caso in giardino e cresce un albicocco o un melo. Evidentemente la mia testa e il cuore in quel momento erano un terreno pronto ed è fiorita la pianta, per tanti motivi e per tanti fattori. Poi il frutto può non piacere, alcuni potrebbero anche essere allergici, ma sta di fatto che tre frutti ci sono. Il mio primo libro di poesie, “L’abbandono”, il mio romanzo “Sonia Ferl – il pettirosso” e “Tutti contro tutti”. La pazienza è stata la chiave di questa coltivazione, era una virtù di cui ero del tutto sprovvista, ma l’ho appresa, perché non si può pretendere che una pianta superi gli inverni e le tempeste se non le dai il tempo di maturare e di irrobustirsi. Così lottando con me stessa mi sono data il tempo e l’ho dato ai miei libri, soprattutto nella fase di editing che per tutti e tre è durata anni.
Come è cambiata la tua vita, negli anni, scrivendo?
La mia vita al momento non mi sembra mutata chissà quanto, però presto cambierà, spero. Ho soltanto venticinque anni e tante speranze.
Dove hai trovato l’ispirazione per ideare queste 62 pagine di “Tutti contro tutti”?
Dal teatro. Mi sono diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica Stap Brancaccio ed è stata un mare d’ ispirazione, perché per tre anni aver avuto la meravigliosa opportunità di studiare a fondo i personaggi e gli esseri umani mi ha fornito continui stimoli per approfondire la realtà, per andare sempre oltre le apparenze, per creare. Perché per generare prima c’è sempre il buio pesto e nero e poi la luce. Tutti dovrebbero studiare teatro nella loro vita, a qualunque età, è un mezzo potentissimo per conoscere sé stessi ed il mondo.
Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro così impegnativo?
Stupore, perché ha generato delle reazioni veramente particolari, sia nel bene che nel male.
Come si trova l’ispirazione adatta per scrivere un testo così originale?
Guardando le persone, cercando di risalire alle radici del loro cuore e dei loro pensieri. E soprattutto notando quanto spesso siano distanti le loro azioni dalle loro parole.
Quando hai capito, con precisione, di essere portata per la scrittura?
Non l’ho ancora capito.
Quale sogno è ancora nel tuo ‘famoso’ cassetto?
Vorrei dirlo, ma non posso. Perché ci spero così tanto che lo sanno solo le stelle cadenti e le candele in Chiesa.
In soli tre aggettivi come puoi descrivere il tuo progetto editoriale “Tutti contro tutti”?
Evviva i giovani. Sono tre parole, non tre aggettivi ma per me poter lavorare con i più piccoli è il più grande dono del mondo. Perché sono meravigliosi, profondi e pieni di vita, anche se la maggior parte degli adulti li critica, loro sono comunque i migliori.
Accattivante ed originale la copertina del tuo libro. Ti va di parlarcene?
La copertina è verde perché è il colore della speranza, delle foglie, dei prati, della vita. Al centro c’è un cuore anatomico bianco, come la purezza, perché il protagonista di questo libro è l’amore per la vita.
Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
Che dal cielo insieme alla pioggia cadesse un poco di gentilezza. È il passe-partout per poter vivere bene.L’articolo Diletta Cappannini “Tutti contro tutti” è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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