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Del 23 Agosto 2023 alle ore 07:15L’olandese, fino a oggi vice presidente esecutivo della Commissione europea, è stato un tenace negoziatore e il più politico dei commissari Ue
di Brahim Maarad
AGI – Un tenace negoziatore e il più politico dei commissari Ue: l’olandese Frans Timmermans, fino a oggi vice presidente esecutivo della Commissione europea, lascia Bruxelles – dopo quasi dieci anni di incarichi – perché candidato in patria a capo della lista dei Socialdemocratici (PvdA) e Verdi (GroenLinks) nel tentativo di rimpiazzare, con le elezioni parlamentari del 22 novembre, il liberale Mark Rutte alla guida del Governo.

Non sarà un’impresa facile ma gli iscritti (e i dirigenti) della coalizione di centrosinistra nei Paesi Bassi non hanno dubbi che con lui le probabilità di riuscirci aumentano esponenzialmente.

Tenace negoziatore. È stato l’uomo del Grean deal, provvedimento pilastro della legislatura von der Leyen ma anche una serie di misure tra le più discusse (anche all’interno dello stesso Collegio) e con gli impatti più pesanti sul futuro del blocco europeo.
Basti pensare allo stop ai motori termici dal 2035 oppure all’obbligo di efficientamento energetico degli edifici, oppure alla stretta sui pesticidi (in realtà ancora da approvare). Croce e delizia: lo ha portato a essere uno dei volti più odiati di Bruxelles dalla destra (anche dai moderati di Ppe e Liberali), dagli agricoltori e da qualche industriale; allo stesso tempo qualche volta poco digerito dagli ambientalisti e soprattutto dalla Sinistra perché comunque si poteva sempre fare di più.

© ROBIN UTRECHT / ANP MAG / ANP via AFP

In Olanda dovrà vedersela proprio con il neo-partito degli agricoltori (Movimento civico-contadino, Bbb) che nell’ultima tornata elettorale ha avuto un exploit facendo campagna proprio contro le politiche green. Ma Timmermans negli anni si è contraddistinto come negoziatore anche a livello internazionale e ai tavoli delle Cop cui ha partecipato a nome dell’Ue cercando di strappare gli obiettivi più ambiziosi anche quando si è trattato di confrontarsi con Cina, India o gli Stati Uniti di Trump.
Timmermans il poliglotta e Vladimir Putin
Quando – a sorpresa – il mese scorso il Parlamento europeo diede il via libera alla legge sul ripristino della natura Timmermans si confrontò con un gruppo di giornalisti fuori dall’Aula di Strasburgo. Gli fecero domande in cinque lingue diverse. E lui rispose in cinque lingue. Oltre all‘olandese parla perfettamente l’inglese (ovviamente) ma anche il tedesco, il francese, l’italiano e il russo.
Alla conferenza stampa di presentazione del regolamento per l’efficientamento energetico degli edifici – che in Italia aveva creato molto allarme per il rischio infondato di non poter più vendere le proprio case – Timmermans si rivolse alle telecamere in italiano per tranquillizzare gli italiani: “Nessun burocrate di Bruxelles vi sequestrerà le case”.
L’italiano lo imparò negli anni trascorsi a Roma (fra il 1972 e il 1976) al fianco del padre archivista per l’ambasciata olandese (i nonni erano minatori). E in quegli anni venne travolto anche dalla passione per la Roma che si porta ancora dentro (molti giurano di averlo visto al Club Roma di Bruxelles in occasione di partite importanti).
Il russo lo perfezionò quando – nei suoi primi incarichi da diplomatico – gli fu affidato l’incarico di vice segretario dell’Ambasciata olandese a Mosca (dal ’90 al ’93). E in questa occasione conobbe un giovane funzionario russo con cui spesso si interfacciava per organizzare i bilaterali tra i rispettivi capi di Governo. “Siccome volevo dimostrargli le mie capacità linguistiche gli parlavo in russo e lui, per lo stesso motivo, mi rispondeva in inglese. Ne risultava una conversazione bizzarra e paradossale”, ha raccontato lui stesso una volta. Quel giovane funzionario si chiamava Vladimir Putin.
Statura imponente, barba bianca, 62 anni, quattro figli. Nato a Maastricht (terra del Trattato) per un destino europeo. Dopo un’infanzia tra Bruxelles e Roma, studi di letteratura francese e un corso di diritto europeo a Nancy, ha fatto carriera nella diplomazia, prima di diventare parlamentare è stato sottosegretario al ministero degli Esteri. Oltre al calcio ha una passione per il ciclismo. La bici resta il suo mezzo preferito per recarsi al lavoro. E comunque quando usa l’auto – anche di rappresentanza – è elettrica.
Timmermans arrivò nel 2014 a Bruxelles per fare parte della Commissione di Jean-Claude Juncker, che lo scelse come suo braccio destro, ma gli lasciò margine di manovra limitato. Sperava in una rivalsa nel 2019 quando fu nominato dai socialisti spitzenkandidat per la Commissione sfidando il popolare tedesco, Manfred Weber. Come si è visto nessuno dei due ci riuscì, lasciando l’ambita poltrona a Ursula von der Leyen. Con cui entrambi hanno avuto un rapporto contrastato.
Foto © ANP MAG / ANP via AFPL’articolo Timmermans, uomo del Green deal lascia Bruxelles è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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