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Del 17 Agosto 2023 alle ore 06:55I casi di Bolsena e Mandello del Lario rilanciano l’allarme sui rischi di nuotare negli specchi lacustri
di Davide Sarsini

© (Agi)  – Sommozzatori dei Vigili del Fuoco

 
AGI – La cronaca di queste estate italiana riporta già numerosi casi di annegamenti nei laghi, da ultimo quelli di Ferragosto a Bolsena e a Mandello del Lario. Spesso si sottovalutano i rischi di nuotare negli specchi lacustri, considerati a torto più sicuri rispetto al mare. Le insidie sono invece diverse e non riguardano solo i nuotatori meno esperti.

La prima difficoltà è data dalla minore densità dell’acqua dolce rispetto a quella salata del mare: quando ci si immerge la parte del corpo che esce fuori dal pelo dell’acqua è tendenzialmente minore e quindi si fa più fatica per nuotare e stare a galla. C’è poi l’aspetto meteorologico con i repentini mutamenti delle condizioni atmosferiche: i laghi medio-grandi come Bolsena nel Lazio, il Trasimeno in Umbria o Garda, Maggiore e Como nel Nord sono esposti ad autentiche burrasche quando il vento soffia a più di 50 chilometri orari. Già con venti sui 30 km. orari il lago diventa mosso o molto mosso e pericoloso per la balneazione. Occasionalmente si possono formare persino trombe d’aria, sia pure con minore frequenza rispetto al mare.
Anche in assenza di fenomeni estremi, c’è il pericolo delle correnti lacustri che formano onde, gorghi e mulinelli. I laghi sono soggetti alle cosiddette sesse, gli spostamenti periodici dell’acqua da una parte all’altra del bacino che creano dislivelli tra le coste. Si tratta di vortici che spesso arrivano inaspettati e sono perciò molto pericolosi.
Un’altra insidia è rappresentata dai mulinelli prodotti dagli emissari e immissari, anche sotterranei, del lago: se si viene risucchiati, spiegano gli esperti, ci sono due modi per provare a uscirne anziché sprecare energie per provare a resistere alla corrente.
Uno è di restare in posizione verticale, pedalare verso il fondo, per poi ritirare le gambe con una simultanea azione delle braccia. In questo modo s’imprime al corpo un movimento rotatorio su se stesso uguale a quello del mulinello. L’altro, più complicato, è di prendere aria e di scendere giù con la testa verso il centro del mulinello dove la velocità di rotazione è prossima a zero e poi nuotare lateralmente per uscire dal vortice.
Un altro pericolo è quello di restare impigliati nelle piante acquatiche che spesso affiorano vicino alla superficie con il rischio di farsi prendere dal panico. Anche al lago come al mare occorre, insomma, prestare la massima attenzione, soprattutto per chi va in barca o fa il bagno lontano dalla riva.
A volte persino recuperare i corpi di chi annega nei laghi risulta complicato e richiede anche molti giorni. Il 29 giugno scorso il cadavere di un 19enne scomparso nel lago di Bracciano è stato rinvenuto dopo quattro giorni. Nel 2017 sul fondale del lago d’Orta, davanti a Omegna, alcuni sommozzatori scoprirono i resti di due uomini che erano morti dopo essere finiti con in acqua con un Sulky a tre ruote trent’anni prima, nel 1987.
Il veicolo si inabissò e i due rimasero intrappolati dentro, senza alcun testimone.

L’articolo Piante, correnti e mulinelli: ecco perché si annega nei laghi è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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