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Del 8 Agosto 2023 alle ore 11:32Mambro e Fioravanti innocenti per la strage di Bologna? Mentre il caldo avvolge l’Italia, emergono le intricanti trame della politica e dell’intelletto. Il passato ritorna a infastidire la sinistra italiana, scatenando indignazione e rinnovati dibattiti su vecchi sospetti.
L’8 agosto 2023, l’Italia e la “Italietta” sono immersi nella canicola estiva, ma nonostante il tepore, un interrogativo angoscia il panorama intellettuale e politico italiano. La domanda che emerge dai titoli dei maggiori giornali è: perché, per vent’anni, anche la sinistra ha difeso l’innocenza di Mambro e Fioravanti? Un mistero che sfida la logica e il buon senso, mentre indignazione e diniego si propagano da ogni angolo delle consorterie politiche.
Quasi come un oscuro gioco di aiuto reciproco tra compagni e camerati, un titolo giornalistico come “Per vent’anni anche la sinistra ha sostenuto che Mambro e Fioravanti erano innocenti” fa emergere un passato controverso. Nel 1996, Franca Chiaromonte, deputata comunista, in effetti dichiarava: «Dopo averla conosciuta io sono convinta dell’innocenza di Francesca Mambro sulla strage di Bologna…». Incredibilmente, nessuno sollevò accuse di fascismo o richieste di dimissioni. Ma cosa si nascondeva dietro queste affermazioni?
È difficile discernere se queste posizioni fossero genuine o se celassero oscuri scheletri negli armadi e interessi personali di alto profilo. La nazione italiana si trasforma in una nebulosa di dubbi e ipocrisie, spesso solo per generare sensazionalismo mediatico. Il comitato “e se fossero innocenti?”, sorto dopo la sentenza di condanna definitiva di Mambro e Fioravanti, aveva origini interne alla sinistra. Nel corso degli anni ’90 e 2000, molte figure di spicco della sinistra ma non solo professavano l’innocenza dei due imputati. Da Furio Colombo a Francesco Cossiga, la questione fu alimentata e discussa senza sosta. Ma cosa ha unito questa coalizione?
Tra bizzarrie e opportunità, l’intera situazione sembra essere stata sostenuta, mentre Mambro e Fioravanti scontavano la loro pena presso l’associazione radicale “Nessuno Tocchi Caino”. Nel 2007, il giornalista di sinistra Andrea Colombo scrisse il libro “Storie nere”, difendendo l’innocenza dei due imputati. Questo evento scatenò una catena di reazioni, grazie anche all’intervento del Corriere della Sera e del suo direttore Paolo Mieli. Mieli, con tono quasi profetico, affermò che gli storici futuri avrebbero valutato l’irrazionalità delle accuse e la manipolazione del processo. Questo parallelo sembra adattarsi in maniera straordinaria alle attuali controversie riguardanti Marcello De Angelis.
Eppure, mentre gli anni passano, il dibattito sembra retrocedere. L’Italia è teatro di tentativi costanti di riscrivere la storia, sostenuti dalla lentezza della giustizia. Nel mezzo di questa confusione, il cittadino-suddito sembra privo di risorse, evitando l’accusa di essere manipolato come un bovino con l’anello al naso. Nel frattempo, esperti e millantatori combattono nella guerra della verità, in talk show, giornali e ovunque, tranne che nei bar, dove i discorsi sembrano non interessare ai brindisi selettivi.
L’imperscrutabile velo di silenzio di Stato plasma tutto, rendendo pubbliche le questioni da demagogia e mantenendo segrete quelle che potrebbero arrecare guai ai privilegiati. E se prima era concesso esprimere dubbi, ora persino quelli sono banditi, a meno che non servano a mescolare ancora di più le acque torbide, trasformandole in fogne.L’articolo Intrighi Estivi nell’Italia delle Controversie: La Sinistra e i Vent’anni di Sospetti è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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