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Del 3 Agosto 2023 alle ore 17:11Segno e sintomo di ipertensione portale
Introduzione della patologia vascolare
Come racconta il film “Quel mostro di suocera” che vede protagoniste le rinomate attrici
Jennifer Lopez nei panni di Charlotte, e nei panni della futura suocera di Charlotte, Jane Fonda, la quale nel film nutre un amore smisurato verso il suo unico figlio maschio Kevin (futuro sposo di Charlotte e interpretato da Micheal Vartan), quest’ultima renderà la vita della futura nuora un vero inferno, così, anche nel caso si abbia quel mostro di caput medusae (che si presenta come uno dei segni clinici dell’ipertensione portale), solo a guardare quanto è repellente, e non possiamo immaginare il livello di dolore percepito, renderà anche questo la vita di chi ce l’ha un vero inferno, proprio come fanno nell’immaginario collettivo quasi tutte le suocere con le proprie nuore.
DEFINIZIONE
Il caput medusae è il nome che viene dato alle varici venose superficiali paraombellicali, ossia dilatazioni vasali delle vene paraombellicali, le quali si trovano sulla superficie dell’addome in forma raggiata attorno all’ombellico e che in condizioni fisiologiche sono obliterate (chiuse) ma in patologia, ossia in questo caso in ipertensione portale perché il caput medusae è uno dei segni clinici della ipertensione portale, si ricanalizzano e creano anastomosi, ossia nuovi legami tra vasi già vigenti, in modo da bypassare l’ipertensione della vena porta, vaso che drena nel fegato. Di seguito, dalla vena porta, il fegato processa le sostanze di scarto provenienti dalla stessa e quindi dalla vena mesenterica superiore (perché la vena porta nasce dall’unione della vena mesenterica superiore e della vena splenica) la qual drenerà il sangue refluo dall’intestino e processerà anche le sostanze di scarto provenienti dalla degradazione dei globuli rossi invecchiati (emocateresi splenica, ossia della milza) in questo ultimo caso tramite la vena splenica.
Il nome caput medusae gli è stato dato perché queste dilatazioni assumono nell’ipogastrio (ossia parte inferiore della cavita addominale) un aspetto simile al personaggio mitologico della testa della medusa.
CAUSA
La causa più frequente è l’ipertensione portale. Essa è dovuta a una notevole ostruzione dei circoli della vena porta (che abbiamo detto deriva dall’inserzione della vena mesenterica superiore e della vena splenica e drena nel fegato), mezzo secondo cui, per bypassare all’alta pressione vigente nella stessa, si creano anastomosi con le vene epigastriche e vene paraombellicali (prima pervie) che drenano nella vena cava (la quale va al cuore), così si formano circoli collaterali porto-sistemici che deviano il sangue al fegato:
meno sangue giungerà nel fegato e le sostanze tossiche provenienti da intestino e milza, come detto poc’anzi, (inoltre nella milza per aumentata pressione di vena splenica si manifesta anche splenomegalia, ossia aumento del volume dell’organo, e ipersplenismo, ossia aumento di attività di degradazione dei globuli rossi invecchiati) arriveranno direttamente nella circolazione sistemica, ossia nelle vene cave per mezzo di questi nuovi collegamenti tra vene, detti appunto anastomosi. Così, il sangue refluo di intestino e milza non passando dal fegato non sarà complessato, ossia il fegato non renderà le sostanze contenute in questo sangue meno pericolose per il nostro organismo.
L’ ipertensione portale spesso deriva da una cirrosi epatica.
COMPLICANZE
La complicanza principale è il sanguinamento delle varici per rottura dei vasi paraombellicali e anche gastro-intestinali nell’ipertensione portale. Quest’ultimi causano melena, ossia feci scure dovute a sangue in stomaco e intestino. Il colore scuro è dato dalla degradazione del gruppo eme nel catabolismo dell’emoglobina dei globuli rossi.
Per ripristinare il volume di sangue perso tramite l’emoraggia è necessaria una trasfusione di sangue la quale segue le regole delle immunoglobuline del sangue dirette contro la parete dei globuli rossi dove si trovano gli antigeni ognuno tipico dei vari gruppi sanguigni.
TRATTAMENTO
Per curare il caput medusae bisogna trattare prima la sua causa principale, ossia l’ipertensione portale.
Come?
Tramite l’endoscopia, ossia la legatura delle varici. Essa è più efficace dei farmaci beta bloccanti quando si deve prevenire la principale complicanza delle varici che è l’emoraggia di queste.
Inoltre, in concomitanza con l’endoscopia o a solo, quindi a seconda del singolo caso preso in esame,  vanno somministrati farmaci beta-bloccanti che agiscono sulla pressione sanguigna diminuendola tramite il legame con i recettori beta-adrenergici nelle terminazioni nervose di vasi e cuore. Questi farmaci entrando in competizione con le catecolammine (dopamina, adrenalina, noradrenalina e serotonina), le quali sono coinvolte nel meccanismo a medio termine della regolazione della pressione sanguigna, aumentandola. Così, essendo competitori delle catecolammine, i farmaci beta-bloccanti riducono la pressione e quindi le complicanze delle varici come il sanguinamento.
Infine, nel caso di pazienti con intolleranza ai farmaci beta-bloccanti viene attuata solo la legatura delle varici ossia il trattamento endoscopico.
CONCLUSIONE
Ora mi rivolgerò più specificamente alle donne. Donne, sperando che non abbiate suocere che vi creino complicanze proprio come fa il caput medusae nei pazienti con ipertensione portale,
per quest’ultimo esiste la modifica dei fattori predittivi e di rischio che in gergo medicale si chiama prevenzione primaria e che in questo caso si esprime come la modifica dello stile di vita eliminando o diminuendo i fattori che provocano l’aumento considerevole del volume del flusso sanguigno che va al fegato e l’aumento di resistenza nella vena porta (quest’ultimo processo per esempio può essere causato da disfunzione endoteliale e aterosclerosi che causano quindi stenosi e trombosi della vena porta), mentre, per noi donne, e mi aggiungo anche io nel lungo elenco, non c’è possibilità di conoscere le madri dei nostri partner prima di sceglierli nella nostra vita. Quindi, vi lascio con una domanda lecita:
è meglio il caput medusae o le nostre suocere?
Roberta MineoL’articolo Quel mostro di “Caput medusae” è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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