Del 1 Agosto 2023 alle ore 10:59Dai tempi di Alessandro Magno (IV sec. a.C.) era noto che dalla canna da zucchero si potesse estrarre il saccarosio (il comune zucchero) con una bollitura e spremitura della pianta, possibilità sconosciuta in Europa dove il dolce si poteva ottenere solo con miele o mosto di frutta. Intorno al 1200 sono gli Arabi che introducono le tecniche di coltivazione e raffinazione della canna da zucchero in Sicilia, Cipro, Malta, Rodi e Spagna. Considerato una spezia, il saccarosio viene venduto in farmacia fino a quando i nobili francesi lo introdurranno in dessert zuccherati, perlopiù budini di crema e confetture. Dal XVII secolo sono gli spagnoli e i portoghesi che sviluppano la coltivazione della canna da zucchero nelle colonie consentendo l’avvio di una rivoluzione alimentare sancita dalla prima tazza di tè caldo zuccherato. La richiesta di canna da zucchero comincia a crescere a un ritmo vertiginoso nel commercio mondiale con milioni di schiavi costretti a lavorare in condizioni disumane.
Però quando il chimico tedesco Andreas Marggraf scopre che dalle barbabietole si potevano ricavare dei cristalli simili a quelli della canna da zucchero, parte un processo di estrazione industriale dalla barbabietola inarrestabile, favorito anche dalla graduale abolizione dello schiavismo. Lo zucchero, da allora diventa protagonista indiscusso e della nostra alimentazione ma anche un pericoloso nemico nascosto della nostra salute che comincia a preoccupare i medici più dei grassi.
Il forte consumo di zucchero da tavola attuale infatti favorisce il diabete e l’obesità e influisce negativamente anche sulla pressione e sul colesterolo. Inoltre causa anche infiammazione organica poiché è in grado di legarsi ad alcune molecole del nostro organismo che vengono riconosciute come estranee, generando reazioni immunitarie e fenomeni infiammatori. Tutto questo insieme ai picchi glicemici causati da errata alimentazione favorisce l’insorgenza di malattie metaboliche. Un’attenzione particolare meritano le bibite zuccherate che non solo fanno ingrassare, ma anche invecchiare il cervello, aumentando il rischio di demenza. Lo affermano due studi della Boston University, si tratta di indagini ampie, con soggetti che hanno partecipato al Framingham Heart Study’s che comprende figli e nipoti dei partecipanti al Framingham Study del 1948 Framingham è una cittadina americana che fornisce dati sulla salute dei propri abitanti da decenni , recentemente sono state analizzate quattro mila persone, verificando il consumo di bevande zuccherate anche con la dicitura diet e consumate nell’arco di un decennio. Anche se non è possibile stabilire un nesso diretto di causa ed effetto, è però stato notato che il consumo di una o più di queste bevande al giorno aumentava di tre volte il rischio di demenza e ictus. La quantità giornaliera raccomandata dagli esperti italiani per un’adeguata alimentazione) è fissata al 10% dell’introito calorico giornaliero con zuccheri semplici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS consiglia come introduzione massima di zucchero per un adulto di 50 grammi e di 25 per i bambini, queste quantità sono facilmente superabili con una dieta poco attenta, dato che già una lattina di Coca Cola contiene zucchero pari a 9 zollette ovvero 36 grammi.
Oggi si parla molto di Indice Glicemico dovuto alla felice intuizione di David Jenkins e Tom Wolever, due ricercatori di Toronto: ciò che è importante in un alimento non è tanto il numero di calorie,quanto la risposta che, una volta ingerito, genera nel nostro corpo in termini di produzione di insulina. In pratica come influenza il livello di zuccheri nel sangue (glicemia).La misura va da uno a cento: secondo alcuni gli spinaci dovrebbero avere un indice glicemico 15, mentre le patatine fritte 95. Più alto l’indice, peggio è.
Indice Glicemico Alto: zucchero, pane bianco, miele, dolci, riso bianco, patate bollite calde, gnocchi e frutta zuccherina come datteri, fichi, uva, melone e banane mature;
Indice Glicemico Medio: la maggior parte di cereali arance e pesche
Indice Glicemico Basso: tutta la frutta escluse quelle già citate, legumi,cereali integrali, verdura, orzo e riso selvatico.
Alcuni studi evidenziano che una dieta basata su alimenti con indici glicemici tendenzialmente bassi è in grado di giocare un ruolo nella prevenzione di malattie come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, obesità, tumore del colon e della mammella.
Dott.Umberto Palazzo L’articolo Gocce di longevità : i dolci nemici nascosti è già apparso su Il Corriere Nazionale.