Del 29 Luglio 2023 alle ore 06:06Il Sahel non è nuovo a rivolte di questo tipo ma in questo caso il tutto avviene in una regione strategicamente importante per l’Europa nonché in un Paese alleato dell’Occidente
di Susanna Bonini
Sostenitori delle forze armate scesi in piazza dopo il colpo di Stato
AGI – È un “coup d’Etat” a tutti gli effetti a tenere in ostaggio nel suo palazzo il presidente nigerino Mohamed Bazoun e tutto l’entourage, incluso la famiglia, da mercoledì sotto la ‘custodia’ di forze golpiste interne all’esercito. La conferma – arrivata in un video diffuso dalla tv nazionale, dopo che il presidente democraticamente eletto aveva assicurato via Twitter che il golpe “è stato respinto” – ha lasciato tutto il mondo col fiato sospeso: il Sahel non è nuovo a colpi di stato ma in questo caso avviene in un paese della regione strategicamente importante per l’Europa nonché alleato dell’Occidente.
Dopo la precisazione del portavoce dell’esercito, il colonnello Maj Amadou, che le “forze di sicurezza e difesa”, sotto il Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria, hanno deciso di “mettere fine al regime che conoscete“, i messaggi di “ferma condanna” al golpe si sono evidentemente susseguiti da ogni dove: l’Onu, l’Unione africana, l’Ue, la Francia, gli Usa, la Russia e anche l’Italia hanno chiesto il rilascio immediato del presidente Bazoum e della sua famiglia.
Le poche garanzie finora ricevute dai golpisti riguardano tuttavia l’incolumità fisica della famiglia presidenziale che “sarà rispettata’”. Di conseguenza molti osservatori temono che, dopo le misure (chiusura dei confini, sospensione della Costituzione e del normale funzionamento delle istituzioni) adottate dal nuovo ‘uomo forte’ del Niger, il colonnello-maggiore Amadou Abdramane, molto difficilmente le trattative tra Bazoum e i golpisti per un passaggio indolore del potere potranno aver successo.
Gli eventi in Niger hanno suscitato una forte reazione da parte di Bruxelles che considera il paese “un partner essenziale” per le sue politiche migratorie proprio per via della posizione strategica sulle rotte dei migranti. Dopo aver chiesto “l’immediato rilascio del presidente nigerino Mohamed Bazoum, della sua famiglia e del suo entourage“, la portavoce dell’Ue per la Politica estera, Nabila Massrali, ha evidenziato anche come “la destabilizzazione (di questo paese) non servirebbe l’interesse di nessuno, nella regione o fuori”.
Dure anche le condanne di Parigi e di Roma, che hanno sostenuto gli appelli lanciati all’Unione Africana e all’Ecowas per ripristinare l’integrità delle istituzioni democratiche nigerine. Proprio il presidente del Benin, Patrice Talon, in veste di rappresentante del blocco economico dell’Africa occidentale (Ecowas) si è detto “pronto a mediare”.
Il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aveva già condannato “con la massima fermezza qualsiasi tentativo di prendere il potere con la forza e di minare la governance democratica, la pace e la stabilità in Niger”, mentre aumenta la preoccupazione della Casa Bianca che ha reiterato la richiesta ai golpisti di “astenersi da qualsiasi violenza”.
Stando a testimonianze raccolte sul posto dall’emittente Euronews, Niamey, la capitale del Niger, non è stata interessata da episodi di violenza e anche l’aeroporto sta continuando a funzionare regolarmente. Bazoum era stato eletto democraticamente tre anni fa, dopo elezioni che si erano svolte eccezionalmente in modo pacifico nell’ex colonia francese. Dopo Mali e Burkina Faso, il Niger e’ il terzo Paese del Sahel teatro di un golpe dal 2020.
L’articolo Il golpe in Niger che interessa da vicino anche la Ue è già apparso su Il Corriere Nazionale.