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Del 28 Luglio 2023 alle ore 15:35Ugo Citterio, una figura travagliata dal destino avverso, si inserisce nel capitolo più oscuro e drammatico del Novecento: i totalitarismi. Animato da un forte spirito ideale e una coraggiosa determinazione, la sua vita si snoda tra momenti di eroismo e sofferenza, portandolo dal campo di battaglia della Prima Guerra Mondiale alla tragica fine nei gulag sovietici.
Nato il 11 ottobre 1900 a Seregno (MI) da una famiglia operaia, Ugo Citterio fu privato del padre in giovane età e cresciuto in un collegio. A soli diciassette anni, durante la Prima Guerra Mondiale, si arruolò volontario nell’Esercito Italiano, distinguendosi sul campo e raggiungendo il grado di sergente.
Terminato il conflitto, Citterio si unì al Partito Comunista Italiano (PCI), dedicando la sua vita alla militanza politica. La sua attiva partecipazione alla lotta contro il regime fascista gli costò più volte l’arresto, botte e torture. Perse il lavoro e la stabilità familiare, subendo persino la separazione dalla moglie.
Temendo per la sua vita e perseguitato dalla polizia segreta fascista, nel 1934 riuscì a emigrare clandestinamente in Francia, ma le precarie condizioni di salute a causa delle torture subite lo spinsero a recarsi in Unione Sovietica nel 1935 per curarsi. Qui sposò una cittadina sovietica e si unì alla causa delle Brigate Internazionali, combattendo strenuamente nella guerra civile spagnola del 1937.
Durante il suo viaggio di ritorno in URSS, le sorti politiche si intrecciarono tragicamente nella sua vita. La firma del Patto Molotov-Ribbentrop portò a un’ambigua situazione politica sulla Piazza Rossa, dove Citterio vide metaforicamente sventolare insieme le bandiere rossa e nazista. Confuso e deluso da ciò che considerava un tradimento ideologico, iniziò a manifestare il suo dissenso con i compagni italiani, che, tramite il leader Togliatti, noto come Compagno Ercoli, lo denunciarono all’NKVD sovietico.
Il 15 giugno 1940, per una paradossale ironia del destino, venne arrestato e accusato di appartenere a un’organizzazione trockista con attività controrivoluzionaria. Le gravi accuse non si basavano su prove concrete ma furono estorte attraverso interrogatori e torture brutali. Condannato a otto anni di lavori forzati nei temuti gulag della Repubblica dei Comi, Citterio sperimentò l’inferno terreno delle prigioni sovietiche.
La sua salute già compromessa dalla tubercolosi, non resistette alle condizioni disumane del campo di prigionia. Morì il 23 luglio 1943 nell’ospedale interno del gulag di Uchta-Ižma. Sebbene ufficialmente registrato come morto per tubercolosi, è probabile che le feroci percosse subite contribuirono alla sua prematura fine.
Solo nel 1955, dopo la morte di Stalin e il primo declino del regime totalitario, Ugo Citterio fu riabilitato postumo, ma nessuna riabilitazione avrebbe mai potuto ridare la vita a un uomo che aveva combattuto contro due regimi totalitari, solo per essere vittima dei loro efferati meccanismi di controllo e oppressione.
La vita di Ugo Citterio è un drammatico esempio delle ingiustizie e delle tragedie inflitte dalle dittature del Novecento. La sua storia si intreccia con il destino di molti altri, vittime di regimi totalitari che hanno segnato la storia con il loro potere assoluto e la loro crudeltà. Come una stella spenta nel cielo buio del passato, la memoria di Ugo Citterio rimane come monito e ricordo delle terribili conseguenze dell’ideologia estrema e della politica repressiva.
Fonti:
Testimonianza del nipote Giuseppe Brenna – Milano, 11/11/2005 (da https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/gulag/ugo-citterio-1510.html )
Fonti relative agli italiani vittime di repressioni politiche in Unione Sovietica (1918-1953)- Memorial Italia
Elena Dundovich, Dall’URSS alle Brigate Internazionali: Ugo Citterio e i sogni di una generazione , Spagna contemporanea. Rivista semestrale di storia, cultura, istituzioni: N. 23 (2003): Spagna contemporanea – n. 23, a. XII, 2003
 L’articolo Ugo Citterio: Da volontario di guerra a vittima dei totalitarismi è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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