Del 28 Luglio 2023 alle ore 19:12di Vittorio Bilardi
Siamo di fronte ad una crisi drammatica del sistema politico nel suo complesso, crollato nei suoi livelli di rappresentatività del paese reale, prodotta da un intreccio negativo e perverso tra Politica e gestione della Pubblica Amministrazione, che trascina con sé la credibilità delle stesse istituzioni statuali, e soffoca la capacità di agire dell’intera struttura amministrativa del sistema paese. Siamo in presenza di un inestricabile cortocircuito generale della macchina amministrativa, indotta dalla involuzione assoluta del rapporto tra rappresentanze politiche e domanda dei cittadini, in cui trovano garanzia solo interessi di gruppo, spesso parassitari, cordate di potere, tutela di corporazioni, illegittimità diffuse, perdite di risorse, parzialità nelle valutazioni, ed inadeguatezza dei servizi.
Tutto il nostro sistema di governo è paralizzato in una spirale di interazioni negative reciproche tra costo ed inefficienza della struttura amministrativa dello Stato, che amplificano a dismisura il fabbisogno finanziario pubblico andando a costituire la ragione prima della impossibilità di sostenere politiche di spesa a sostegno del sistema produttivo, ed a tutela delle garanzie sociali che assicurano la tenuta del tessuto democratico del Paese. Siamo quindi di fronte ad una crisi dello Stato prodotta da una crisi del sistema politico non più in grado, di fronte alle urgenze poste dalla congiuntura economica e dai vincoli indotti da un sistema di relazioni finanziarie condizionante la stessa sovranità nazionale, e cogente rispetto ai margini di operatività del suo sistema di governo, di risolvere le sue contradizioni interne a complessivo beneficio della tutela del sistema paese. Tutte le pesanti avvisaglie giudiziarie che stiamo osservando ci vanno convincendo che sta per iniziare una nuova offensiva della magistratura contro il sistema politico.
Al di là dei possibili aspetti di uno strisciante “Giustizialismo “, che ancora fatica ad essere rimosso dalla nostra cultura politica, l’assoluta gravità del problema resta tutt’intera davanti a noi. In Italia non esiste ormai un appalto pubblico, attraverso gara o affidamento diretto, o un concorso pubblico per assunzioni di personale, o la nomina di un qualsiasi dirigente pubblico che non siano oggetto di “attenzione particolare”, e di un conseguente idoneo orientamento del risultato, da parte degli onnipresenti referenti politici che amministrano direttamente, o sono nelle condizioni di poter influenzare, quella specifica stazione appaltante pubblica, o quella amministrazione che bandisce il concorso , o in cui va ad incardinarsi il dirigente neo nominato. Questo spreco di risorse che poggia su una sistematica, e spesso criminosa, violazione del principio di legittimità, e di quello di economicità,che devono informare tutta l’azione amministrativa, e rende vano ed odioso ogni possibile ulteriore incremento della pressione fiscale sui redditi accertati, allontanando i cittadini dalla affezione verso quelle regole di responsabilità civica che normalmente tengono unita la comunità civile di un paese democratico sviluppato , rappresentando la base della sua coesione sociale. La “Questione Morale” non è quindi più solo un problema di correttezza individuale del personale politico, ma è divenuta una questione strutturale insita nel funzionamento ordinario dello Stato-Amministrazione e delle Autonomie Locali, la cui soluzione, sicuramente non semplice, potrebbe consentire il recupero di disponibilità di spesa pubblica enormi, con cui riattivare direttamente, ed anche in presenza di vincoli esterni al deficit spending, politiche di intervento pubblico nell’economia.
Il programma di governo, deve quindi essere concentrato su una NUOVA POLITICA ECONOMICA, caratterizzata da una nuova politica industriale, e dalla centralità delle politiche sul lavoro e sul Welfare, realizzabile solo in parallelo alla RISOLUZIONE DELLA CRISI DELLO STATO, facendo divenire la interdipendenza dei due obiettivi una consapevolezza generale. Deve esistere, pertanto, un rapporto inscindibile tra la necessità di risoluzione della crisi dello Stato e del suo sistema politico, attraverso un nuovo rapporto tra le rappresentanze politiche e la pubblica amministrazione complessivamente intesa, e la definizione concreta di un possibile nuovo modello economico e dei rapporti sociali, fondato sulla ricostruzione di una politica industriale, attraverso una capacità di programmazione complessiva dello sviluppo da parte del sistema degli istituti di sovranità popolare e di Governo, e costruito su un modello distributivo generale delle risorse e della ricchezza, in cui, ad una complessiva restrizione tendenziale della ricchezza nazionale prodotta corrisponda, inversamente, un maggior livello della sua redistribuzione collettiva.
foto antimafiaduemila.comL’articolo La soluzione della “questione morale “, è un aspetto decisivo di un nuovo modello di sviluppo è già apparso su Il Corriere Nazionale.