Del 27 Luglio 2023 alle ore 11:12L’uomo dalle molteplici sfaccettature: volontario di guerra, scrittore apprezzato e fondatore del Msi, Renzo Lodoli, e la speciale relazione con il figlio Marco attraverso la passione per la scrittura.
Renzo Lodoli, veneziano di origine ma romano d’adozione, fu un uomo dalle molteplici sfaccettature, legato indissolubilmente alla storia d’Italia nel Novecento. Combattente, scrittore apprezzato e, nel primo dopoguerra, tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano (Msi). La sua vita è stata caratterizzata da esperienze di guerra, impegno politico e contributi significativi nel campo dell’ingegneria e della scrittura.
La sua formazione giovanile fu fortemente condizionata da Annibale, il padre, ufficiale di marina e sommergibilista sul “Delfino”, il primo sottomarino italiano, amico di Gabriele D’ Annunzio. E dallo stesso D’ Annunzio che gli fu padrino alla cresima e lo affascinò con le sue avventure. «Quelli della mia generazione erano ossessionati dalle imprese dei padri», ammetteva lo stesso Lodoli.
Nato nel 1913 a Venezia – dove vantava un antenato illustre in quell’ abate Carlo Lodoli protagonista nel Settecento di una vivace tenzone letteraria col poeta maledetto Giorgio Alvise Baffo (Venezia, 11 agosto 1694 – Venezia, 30 luglio 1768) -, all’età di soli ventitré anni, sulla scia dei richiami del regime Renzo Lodoli non esitò, nel ’35, a piantare la facoltà di ingegneria che frequentava a Roma, a otto esami dalla laurea, per arruolarsi volontario in Africa Orientale con il battaglione universitario “Curtatone e Montanara”.
La sua esperienza in Africa fu solo l’inizio del suo coinvolgimento in conflitti militari. Tornato in Italia, quindi la laurea e la nuova partenza. Spagna, stavolta. Nei suoi racconti, Lodoli ricordava che chiesero chi volesse andare, ed egli rispose subito, entusiasta e più motivato di prima. Perché voleva fare la guerra e in Africa la guerra non l’ aveva nemmeno vista. Aveva 24 anni, e aveva aderito prima alla Fuci, il gruppo di universitari cattolici, poi al Guf, quello dei giovani fascisti. Scriveva su un giornale che si chiamava Roma fascista. Si unì alla Divisione Littorio, dove fu il comandante del plotone degli arditi, per combattere nella Guerra Civile Spagnola a fianco dei nazionalisti. Combatté un anno e mezzo nella guerra di Spagna, dal gennaio del 1937 al settembre del ’38, quando la morte di sua madre lo costrinse a fare ritorno in patria. Fu raggiunto da quattro pallottole nemiche: tre si persero sulla coperta arrotolata, in fondo all’elmetto e dentro la maschera antigas. Una sola lo ferì, ad una gamba.
Il secondo conflitto mondiale lo vide ancora in trincea come ufficiale dei Granatieri di Sardegna. Fu decorato al valor militare. Dopo l’otto settembre aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Finita la guerra, si fece un anno di prigione, per aver incitato, da un giornale di propaganda fascista, i giovani a combattere.
Al termine della guerra si dedicò alla carriera di ingegnere nella vita civile, «riempiendo l’Italia di brutte case», come ricordava con ironia. Contemporaneamente, Renzo Lodoli non abbandonò mai il suo coinvolgimento politico e fu nel ’46 tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano (Msi). Fu inoltre a lungo presidente dell’Associazione combattenti italiani in Spagna e fece parte degli organi direttivi della Fondazione della RSI.
La sua adesione al Msi lo portò spesso a essere al centro di polemiche e conflitti con avversari politici. Nel corso degli anni, Lodoli fu coinvolto in vivaci confronti con esponenti di altre fazioni politiche, accrescendo ulteriormente la sua figura di personaggio passionale. Risulta alle cronache che, nel corso di un comizio negli anni ’50, come vicesegretario del MSI ebbe una vivace discussione con Paolo Bonomi, candidato democristiano, in quel di Ronciglione (VT), sedata solo dall’intervento dei carabinieri. Al di là delle tensioni politiche, il suo ruolo nel Movimento Sociale Italiano e il suo impegno nella difesa dei diritti dei combattenti italiani dimostrano la sua passione indomabile per le sue idee.
Come padre, ebbe anche una relazione speciale con il figlio, Marco Lodoli, scrittore, giornalista e insegnante romano. Nonostante le sensibili differenze di vedute politiche, la passione per la scrittura fu un legame profondo tra di loro. Marco, negli anni, ha seguito una carriera letteraria di successo, esplorando temi come il viaggio, la morte e il rapporto tra sé e l’altro. A prova della reciproca stima, quando Marco iniziò a scrivere poesie, fu il padre a supportarlo finanziariamente nella pubblicazione. Ancora più significativo, Renzo Lodoli recensì il primo romanzo di Marco con grande orgoglio sulle pagine del Secolo d’Italia.
Sotto questi aspetti, la storia di Renzo e Marco Lodoli ci ricorda che la scrittura può superare le barriere ideologiche, creando un ponte di comprensione e affetto tra persone con prospettive diverse. Sia Renzo che Marco hanno dimostrato il coraggio di esplorare nuovi mondi attraverso le parole, ognuno con la propria prospettiva e stile, ma entrambi con l’amore per la letteratura come collante indelebile di una relazione straordinaria tra padre e figlio.
Renzo Lodoli mantenne il suo “ideario” fascista fino alla fine dei suoi giorni e continuò a mantenere contatti con altri ex combattenti, visitando regolarmente la Spagna. Nel 1988, in qualità di presidente dell’Associazione nazionale combattenti italiani in Spagna, scrisse a Giovanni Spadolini, presidente del Senato, proponendo l’approvazione di una proposta di legge per restituire ai combattenti italiani che ne furono privati i legittimi riconoscimenti.
La sua biografia è segnata da una particolare e accesa sua visione della patria, che si riflette sia nei suoi gesti di guerra che nelle sue convinzioni politiche. Pubblicò una raccolta di racconti intitolata “Dalla parte sbagliata”, espressione che rifletteva le scelte fatte in gioventù con sincera e disinteressata buona fede.
La scomparsa di Renzo Lodoli, avvenuta a Roma nell’ottobre del 2008, fu vista a destra come una grave perdita. Nel complesso, il suo ricordo è sfaccettato, come l’uomo stesso, e suscita sentimenti contrastanti. C’è chi lo ricorda come un patriota coraggioso e chi lo critica per il suo coinvolgimento con il regime fascista.
Indipendentemente dalle disparate opinioni, Renzo Lodoli è stato un protagonista del suo tempo, un volontario di guerra, un ufficiale coraggioso, un ingegnere di successo e un fondatore del Msi. La sua figura poliedrica può continuare a suscitare interesse e dibattito, avendo lasciato tracce significative per interpretare alcune fasi della storia italiana del Novecento.
Riferimenti: vv articoli in rete
L’articolo Renzo Lodoli: Una Vita di Passione, Guerra e Scrittura nel Novecento italiano è già apparso su Il Corriere Nazionale.