Del 26 Luglio 2023 alle ore 14:28
La sensitiva, nota per avere collaborato con gli inquirenti alla soluzione di alcuni casi di scomparsa di persone, ha rilasciato al Corriere Nazionale un’intervista sul caso della bimba di 5 anni scomparsa a Firenze, la piccola Kataleya.
Mia Kataleya Chicclo Alvarez è la bimba di 5 anni sparita nel nulla a Firenze il 10 giugno 2023 dall’ex Hotel Astor, che attualmente è occupato abusivamente da numerose famiglie – soprattutto di extracomunitari – fra le quali da tempo sono sorte diatribe e sono scoppiate risse e faide per ottenere o mantenere gli appartamenti, o per averne di più grandi.
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto dott. Luca Tescaroli e dalla pm della DDA dott.ssa Christine Von Borries, sono ancora in corso anche se purtroppo la bambina non è ancora stata trovata.
Sono state organizzate diverse perquisizioni per cercare tracce della piccola, anche nei garage del palazzo accanto all’ex hotel Astor. Gli inquirenti, che hanno anche fatto estrapolare i profili Dna degli occupanti dell’ex albergo,si sono soffermati su alcuni locali di una ditta vicino al cortile dell’albergo: l’ipotesi è che la bimba possa essere stata portata in quei locali qualche ora dopo la scomparsa.
Inquietante resta il tentativo di suicidio posto in essere, subito dopo avere appreso della scomparsa, dalla madre della bimba Katherine Alvarez e anche dal padre Miguel Angel Romero Chiccllo, recluso in carcere per reati contro il patrimonio.
Rosemary Laboragine è una delle sensitive più famose in Italia, che ha collaborato in diverse occasioni con gli investigatori e le Procure della Repubblica nei casi riguardanti persone scomparse.
Rosemary vive a svariati chilometri di distanza da Firenze, a Montegrotto Terme in provincia di Padova, ma, ci racconta, appena è venuta a conoscenza del caso di Kataleya ha cominciato a percepire diversi flash della dinamica di quello che è stato un rapimento, perché gli inquirenti stessi hanno sin da subito ipotizzato una o più mani delinquenziali dietro la sparizione di “Kata”.
Rosemary parla, e ci descrive una scena del crimine circoscritta all’area dell’Hotel in disuso e alla sue immediate vicinanze, con particolare attenzione al torrente che si trova a 5 minuti dall’Astor, e comunque a tutti i fiumi e torrenti vicini, e alle campagne circostanti.
E si, perché Rosemary spera con tutto il cuore che la bimba sia viva, che sia stata portata all’estero, in Perù come si è più volte letto sui giornali; però lei ha visto Kata con gli occhi chiusi.
Secondo la sensitiva, che ha già inviato alla Procura di Firenze uno scritto contenente le sue percezioni e riflessioni, il rapimento è stato commesso per fare un dispetto alla famiglia di Kata, e molte persone sarebbero a conoscenza dei fatti, ma si tratterrebbero dal parlare.
“La bambina” – prosegue Rosemary – “non è stata portata via con i palloncini, come dicono, ma è stata messa dentro una cosa scura che potrebbe essere una valigia, potrebbe essere stata imbavagliata in modo che non parlasse (…) vedo due uomini e una donna, la donna ha i capelli molto scuri ed è anche molto scura di pelle (…) è un rapimento programmato, però non per quel giorno, era stato comunque studiato, ma la bambina è capitata sulle scale al momento sbagliato e quindi hanno accelerato con una telefonata i tempi (…) vedo come un SUV scuro (…) la mente di questo sequestro è una donna chiara di capelli, forse tinti”.
Ciò che colpisce, inoltre, nel racconto della sensitiva, è che mentre dappertutto si legge di un movente legato al “commercio” degli appartamenti abusivi, Rosemary indica invece una ragione diversa, legata al traffico di stupefacenti.
“Si, qui parliamo di droga, qualcuno di loro ha pestato i piedi a chi non doveva pestarli”.
Naturalmente, insiste Rosemary, è possibile che lei si sbagli, non è certo infallibile, anzi in questo caso veramente se lo augura e lo augura alla bimba e a tutti coloro che le vogliono bene.
Però ritiene giusto fornire, come ha già fatto in tanti altri casi simili, il suo supporto fondato su doti che la ragione stenta a comprendere, ma di cui spesso empiricamente molti hanno dovuto ammettere l’efficacia.
Speriamo anche noi che Rosemary si sbagli, e continueremo a seguire con attenzione il caso.
Rosemary Laboragine, come già abbiamo accennato, si è occupata negli anni di svariati episodi di scomparsa, di bimbi e di adulti: non solo casi di notevole impatto mediatico, come quelli di Denise Pipitone (che secondo lei è viva, e al cui riguardo ha scritto nel suo libro “Oltre ogni ragionevole dubbio” pubblicato nel 2011 dalla casa editrice Edizioni Damiano), di Roberta Ragusa e delle sorelline svizzere Livia e Alessia Schepp, ed altri più recenti, ma anche di numerose vicende analoghe, a lei sottoposte con richiesta di aiuto.
L’articolo Rosemary Laboragine parla della scomparsa di Kataleya è già apparso su Il Corriere Nazionale.