Del 25 Luglio 2023 alle ore 08:50di Federico Manghesi
Il cinema d’autore europeo è un mondo ricco di opere di grande valore, in grado spesso di regalare racconti intriganti e talvolta distanti dagli standard di alcuni blockbuster Hollywoodiani. Yorgos Lanthimos è un regista greco, divenuto noto al grande pubblico prima con The Lobster e poi, ancora di più con La Favorita. Tra i temi ricorrenti nelle pellicole del regista greco c’è un’attenzione particolare verso le relazioni umane e i sentimenti che ne scaturiscono. In particolare gli scenari di Lanthimos mostrano un’umanità che vive emozioni false e che sacrifica la sincerità dei sentimenti per le convenzioni sociali. Una simile freddezza emotiva è resa dalla fotografia, che predilige colori freddi e spesso tendenti al verde scuro e all’azzurro. Dal punto di vista registico Lanthimos si contraddistingue per un uso frequente del grandangolo e del piano olandese, funzionale a racconti spesso distopici e surreali, che cercano di indagare le contraddizioni della nostra società.
DOGTOOTH
“L’animale che ci minaccia è un “gatto”. L’animale più pericoloso che ci sia, mangia la carne, la carne dei bambini in particolare […] Se resterete all’interno, sarete al sicuro. Dobbiamo essere pronti nel caso invadesse il giardino o la casa”
Partiamo con uno dei primi lungometraggi del regista greco: Dogtooth, un dramma familiare a tratti distopico. Al centro del film vi è una famiglia composta da due genitori e tre figli. I due genitori tengono la prole segregata in casa, senza permetter loro di uscire. Ai figli vengono insegnate parole con significati sbagliati e viene descritto un mondo irreale. Nel tempo il desiderio di libertà cresce nei cuori dei figli, soprattutto in una delle figlie, che viene brutalmente repressa dai genitori. La tragedia familiare assume allegoricamente i tratti di un feroce regime dittatoriale: la madre e il padre prendono il posto di due despoti che fanno leva sul terrore e sul senso di colpa per prevaricare i figli. Il finale aperto lascia uno struggente dubbio sulle sorti dei protagonisti, ma dona anche una flebile speranza: un sogno di libertà.
THE LOBSTER
“Pensò che era più facile fingere di provare sentimenti che non si hanno, che fingere di non provare sentimenti che invece si hanno”
In che modo lo stato e la società possono influire sulle relazioni e sui sentimenti umani? Cosa succede quando l’amore si sottomette alle convenzioni sociali e agli obblighi imposti dalla società? The Lobster cerca di rispondere a questa domanda ricreando una realtà distopica in cui, dopo una certa età, essere single diventa contro la legge. Coloro che non riescono a trovare un partner sono portati in luoghi appositi dove hanno un certo tempo per trovarne uno. Se alla scadenza del tempo non riescono a trovare una compagnia, vengono trasformati in un animale a loro scelta. Partendo da una premessa così fantasiosa e surreale, Lanthimos riflette sulla spontaneità nelle relazioni e su quanto la pressione sociale possa recarvi danno. I personaggi vivono l’amore in modo estremamente meccanico, più come una costrizione che come un sentimento, il che è evidenziato dai toni freddi e meccanici usati nella sceneggiatura.
IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO
“Papà, ho le gambe intorpidite, non riesco a muoverle: non riesco a stare in piedi”
La storia racconta del cardiochirurgo Steven Murphy, padre di famiglia (con una moglie e due figli), alle prese con uno strano ragazzo di nome Martin. Martin inizia a frequentare la famiglia dello stimato medico, a suscitare l’interesse della figlia e presenta sua madre al medico. Col tempo le vere intenzioni del ragazzo vengono alla luce e fanno gravare una terribile minaccia sulla famiglia del cardiochirurgo. Steven Murphy si troverà a dover prendere una decisione praticamente impossibile che finirà col coinvolgere tutti i membri della sua famiglia. La tensione cresce in un vorticoso climax fino ad un finale amaro e cruento, che lascia un profondo senso di delusione nello spettatore. La situazione tragica che vivono i protagonisti svela dei rapporti compromessi, fatti di segreti, rancore e cose non dette. La falsità e la debolezza delle relazioni escono allo scoperto nei momenti di massima difficoltà. Un film complesso, criptico che non si cura di prendere per mano lo spettatore, ma lo abbandona nel suo limbo, lasciando a lui il compito di interpretarlo.
LA FAVORITA
“Devo prendere il controllo della mia situazione, io sono dalla mia parte: sempre!”
A inizio Settecento alla corte della regina d’Inghilterra: la regina Anna, ormai vecchia e di salute cagionevole. Il film racconta di Abigail Hill, ragazza nobile decisa a riconquistarsi una posizione sociale importante, che cerca di entrare nelle grazie della regina, intrecciando con lei una relazione sessuale. Lanthimos descrive la realtà della corte, un mondo fatto di ambizioni personale e opportunismo, che non lascia spazio a sentimenti sinceri. La regina si rende conto di essere oggetto di attenzioni solo in vista del suo ruolo e di non avere altro che i suoi animali domestici, uno per ciascuno dei suoi figli morti. Proprio i conigli, nel rappresentare la morte dei figli, sono emblema degli unici rapporti sinceri (e non legati al potere) della regina, che sono ormai finiti per sempre. L’interesse della ragazza per la regina, lunge dall’essere un sincero innamoramento, ma solo un disperato tentativo di ammaliarla con fini utilitaristici, questa è l’amara verità contro cui la regina Anna si scontra. Gli intrighi di corte e i giochi di potere portano ad una conclusione in cui nessuno ottiene realmente ciò che vuole e soccombe sotto i meccanismi contorti del palazzo.
Federico Manghesi
foto MondospettacoloL’articolo Yorgos lanthimos e le passioni sopite, tra the lobster e la favorita è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.