Del 23 Luglio 2023 alle ore 13:37L’approvazione del Fondo europeo per la ripresa e la resilienza è stata una pietra miliare nella storia dell’Unione europea in cui Spagna e Italia hanno svolto un ruolo fondamentale. I presidenti dei due Paesi, Pedro Sánchez e Mario Draghi, si sono battuti con determinazione a Bruxelles perché la risposta della Commissione europea a questa crisi, quella della pandemia, fosse diversa da quella che diede nel 2008: più integrazione e investimenti pubblici per uscire dal buco. Entrambi i paesi hanno lottato duramente per mobilitare il bilancio europeo perché il bottino era per loro succulento: essendo loro i paesi che hanno subito la maggiore recessione, sarebbero stati i più avvantaggiati nella distribuzione delle risorse.
L’importo assegnato ai due paesi è così grande che stanno incontrando grandi difficoltà nell’eseguire i fondi nei tempi previsti. Un rapporto di S&P dà per scontato che entrambi dovranno negoziare con la Commissione europea una proroga dei termini per spendere queste risorse. “Calcoliamo che Spagna e Italia avessero eseguito rispettivamente solo il 10% e il 20% dei trasferimenti alla fine del 2022”, afferma lo studio preparato dall’agenzia di rating. “Sembra sempre più chiaro, come nel caso di altri paesi che stanno beneficiando di un significativo trasferimento dell’UE, che dovranno chiedere più tempo per completare complessi progetti di investimento concordati per raggiungere gli obiettivi in materia di clima, digitalizzazione e coesione sociale”, avverte S&P. Ma il rapporto indica anche come paradossalmente malgrado quello che si pensi, il nostro paese sia in rapporto ad uno stadio più avanzato rispetto alla Spagna. Questo anche grazie al grande sforzo del governo e del ministro degli affari europei, Raffaele Fitto. da poco, infatti, si è sbloccata la terza rata e si sta discutendo fattivamente, tra Commissione e governo, per avere anche all’ok per la quarta rata. L’Italia, comunque è al secondo posto fra 27 paesi europei per lo stato di avanzamento nella realizzazione di progetti del Pnrr. Davanti c’è, o forse sarebbe meglio dire c’era, solo la Spagna, che è il solo Paese ad avere ottenuto il 31 marzo scorso l’erogazione della terza rata dalla commissione europea. La Spagna nelle tre rate ha ricevuto 28 miliardi di euro, mentre l’Italia in due rate ha ricevuto 42 miliardi di euro ed è in attesa dell’esborso della terza rata di 19 miliardi di euro che porterebbe il totale a 61 miliardi di euro. Alle spalle dell’Italia c’è la Grecia, che ha già ottenuto due rate del Pnrr (7,2 miliardi di euro) e ha chiesto la terza rata, però cinque mesi dopo la richiesta formale dell’Italia a Bruxelles. Ad avere ricevuto la seconda rata del Pnrr ci sono anche Portogallo, Croazia e Slovacchia, ma nessuno dei tre paesi ha ancora istruito la pratica per la terza rata. Dodici paesi – fra cui Austria, Francia, Lussemburgo e Danimarca – hanno ricevuto fino ad oggi solo la prima rata e nove di loro non hanno ancora richiesto la seconda. Infine, nove paesi – fra cui Germania, Belgio, Svezia e Irlanda – sono ancora in attesa dell’erogazione della prima rata.
I tempi di esecuzione sono molto stretti e, dopo due anni di lento assorbimento delle risorse autorizzate, gli esperti non hanno più dubbi sul fatto che la Spagna non sarà in grado di rispettare le scadenze concordate: la completa esecuzione del piano entro il 2026. Il Governo, infatti, non ha ancora richiesto la quarta erogazione dei fondi europei prevista per la prima metà dell’anno, tra l’altro, perché ci sono ancora delle milestone da raggiungere. “Il Governo ha annunciato che rinuncia a presentare la richiesta per la quarta tranche di storni del Recovery Plan, che era prevista dallo scorso marzo”, scrive EY Insights nel suo report Radar Next Generation EU. “La Spagna deve affrontare la sfida di raggiungere un numero elevato di obiettivi di investimento e riforme da realizzare entro la fine dell’anno”, afferma un rapporto della società di consulenza Llorente y Cuenca. Per quanto riguarda il quinto pagamento, “il Governo si è impegnato a raggiungere 22 traguardi e obiettivi di investimento, che dovrebbero essere completati durante il primo semestre del 2023”, termine che è già scaduto senza che siano stati raggiunti gli obiettivi concordati. Tutto questo sarà già un problema per il prossimo governo che lascerà le urne dopo il 23 giugno… o anche a data da destinarsi se i risultati lasceranno un Parlamento bloccato. Il Ministero dell’Economia sta già cercando di allungare i termini per l’esecuzione dei fondi europei attraverso un adeguamento tecnico che si inserisca nell’attuale quadro normativo. La Commissione europea si augura che sia il prossimo governo a finire di chiudere quelle frange che darebbero qualche margine di azione.
La banca teme di non arrivare in tempo allo stanziamento di 32 miliardi di fondi europei. Nello specifico, ciò che si sta negoziando è che gli obiettivi di investimento siano considerati raggiunti quando vengono pubblicati i bandi pubblici per gli appalti o le agevolazioni, anche se l’esecuzione finale richiede un po’ più di tempo. In questo modo si conseguirebbero alcuni mesi di margine per alcune milestone senza la necessità di prorogare le scadenze previste dal regolamento. La Spagna ha chiesto “l’adeguamento del calendario al nuovo contesto” in 44 pietre miliari del piano precedentemente approvato, ma quali sono sconosciute. Tuttavia, visto il ritardo accumulato fino ad oggi, il rallentamento che comporterà lo svolgimento delle elezioni e la scarsa capacità di assorbimento che la Spagna ha tradizionalmente mostrato dei fondi europei, sta prendendo piede il pessimismo. Gli esperti cominciano a pensare che la Spagna non arriverà in tempo per utilizzare tutte le risorse nei tempi previsti, nemmeno con gli adeguamenti tecnici nel calcolo delle pietre miliari completate.
S&P minimizza questo ritardo nell’esecuzione rispetto al piano pianificato: “Si stanno verificando ritardi anche in altri Stati membri come Portogallo e Grecia, che sono anche tra i maggiori beneficiari in percentuale del loro PIL”. L’agenzia sottolinea che la cosa più importante è che i paesi facciano buon uso dei fondi stanziati e raggiungano gli obiettivi concordati. “Ci aspettiamo che l’Unione europea sia flessibile quando arriva il momento di prorogare la scadenza, purché i paesi riescano ad adeguarsi all’approccio esigente ai progetti”, spiega l’agenzia di rating.L’articolo Altro che ritardi sul Pnnr presto Italia potrebbe superare anche la Spagna su avanzamento lavori è già apparso su Il Corriere Nazionale.