Recensione a cura del Critico d’arte Melinda Miceli
Vi sono due linee principali nella letteratura del Sud in particolare in quella che vede protagonista la Sicilia del tardo 800.
Dall’altra il verismo spietato di Verga e Capuana nel raccontare agli altri ma con l’ intendimento di tipo sociale. Pirandello ha una terza via in quanto si tiene lontano dal registro propriamente popolare tranne che in poche opere dialettali ma al contempo tratta i temi della nuova emergente classe media.
Dal neorealismo del tardo 800 agli odierni romanzi gialli di elevata qualità, si delineano le raffinate strutture sintattiche di Tomasi di Lampedusa che usa preziosismi linguistici come una forma di rivolta della nobiltà feudale borbonica contro la nascente alta borghesia commerciale dell’Italia del Risorgimento.
Il Gattopardo è un capolavoro storico della letteratura italiana, ambientato in una Sicilia, all’ombra del tramonto borbonico.
Protagonista è una delle famiglie della più alta aristocrazia attraversata dal trapasso di regime, animata da uno spirito ampiamente consapevole della problematica storica e politica in cui è immersa.
La narrazione declina la sequenza degli eventi attorno alla figura di don Fabrizio, Principe di Salina, il nobile siciliano testimone della venuta dei Mille nella sua terra, alter ego del nonno dell’autore. La scrittura che definirei “eufuista” è un sapiente registro e modello per autori in erba in quanto densa di terminologie artistiche, storicismi descrizioni dettagliate, francesismi tecnici, con una struttura sintattica quanto mai elaborata, frequenti digressioni erudite, virtuosismi linguistici ineguagliabili ancor oggi, sebbene definita barocca da certa critica giovanile.
Accanto alla decadenza di una classe privilegiata aleggia la tristezza esistenzale e disillusa, descritta da una sontuosa e allegorica ironia che ben sa scavare nell’interiorita dei personaggi e dei luoghi tramite acute riflessioni del principe di Salina.
Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa si conclude nel 1910 narrando come procedono le vite delle tre figlie del principe, illuse che il nome della loro famiglia non abbia perso il suo valore.
L’alano Bendicò è la figura fedele al principe che dall’inizio fino alla sua morte, incarna la parabola discendente dell’aristocrazia italiana.
Nel 1959 il romanzo ricevette il Premio Strega e l’editore vendette oltre 100.000 copie. Nel 1963 il regista Luchino Visconti ne fece un film drammatico e romantico di grande successo.
Tornando al Gattopardo di Netflix a Siracusa, la serie è molto accurata sia dal punto di vista scenografico sia per la scelta dei costumi della location, la piazza barocca di Siracusa che ha ospitato Malena, il Palazzo Biscari di Catania emblema dell’archirettura nobile palaziale, tuttavia non ci si può aspettare che la resa cinematografica possa restituire quella patina di umorismo amaro che rende seppiate le immagini e splendenti Dame ed eleganti Cavalieri.
L’unica cosa certa è che porterà pubblicità a Siracusa e bisogna guardare in quella prospettiva perché chi non legge il romanzo non potrà conoscere lo stesso quelle pagine dense di cultura che descrivono l’ultimo spaccato di nobiltà sicula, in quanto ciò che esprime la vera letteratura non è mai interamente rappresentabile. Tanti Auguri ai Suoi illustri protagonisti, Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Saul Nanni e Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci.
Resterà impressa nelle indimenticabili location del celebre romanzo la
lucidità nell’analizzare il passaggio epocale all’insegna dell’immobilismo, tra vecchia aristocrazia ed emergente classe borghese.
Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte