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Del 17 Luglio 2023 alle ore 16:02di Franco Faggiano
Fu probabilmente nel 1453  che Bosch nacque a ‘s Hertogenbosch (Bois-le-Duc o Bosco ducale). Il pittore Jeron Anthoniszoon van Aken, meglio noto come Hieronimus Bosch (l’uso dello pseudonimo implica non solo un distacco da qualcosa e un volersi celare differenziandosi, ma anche il desiderio di essere unico, isolato e irripetibile), non è solo uno dei grandi maestri della pittura fiamminga, anzi universale, ma è soprattutto un enigma rimasto insoluto nei secoli. Bosch, infatti, non ha né scuola, né cerchia, almeno nel senso classico di queste espressioni. Hieronymus Bosch è una personalità misteriosa che sul piano critico offre una serie nutrita di problemi, in parte insolubili.
Infatti, il far notare, o divulgare, la passione pittorica di Bosch ad esempio per archi e frecce, ahimè, non significa darne la spiegazione. Una cosa sembra certa, arco e frecce appaiono, e dunque dipinti, solo in opere dove la rappresentazione appare cupa. Nello splendido Trittico delle delizie (n.d.a.: nome dato postumo dai critici, in quanto l’autore non ha lasciato indicazioni sull’opera), Bosch dipinge frecce e archi solo nella parte del trittico ipoteticamente dedicata all’inferno musicale. Quindi, una sorta di oggetti dediti alla punizione, alle sofferenze. Le immagini dell’opera parlano chiaro. Ma nella loro chiarezza, viene spontaneo domandarsi come l’autore sia stato così visionario nella rappresentazione di forme. Ad esempio, l’arciere – con arco e frecce appunto – che con due “pattini da ghiaccio” (notare il periodo: 1500!), pattina sul ghiaccio con arco in spalla e frecce ancorate sulla gamba destra. Che dire, sempre nel trittico, dell’enorme freccia che trafigge due altrettanti enormi orecchie.
Ma se uno si prende il tempo di guardare particolari più piccoli, ecco apparire dal nulla frecce più piccole, conficcate nei posti più disparati, come sempre ad esempio, nel deretano di un essere non ben identificato con un enorme elmo in testa che guarda una scrofa con un copricapo da suora che bacia un essere umano. Nel Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio troviamo invece un piccolo essere che è in procinto di scoccare, addirittura salendo una scala, un’improbabile freccia al Santo. Certo immagini inquietanti e paradossali che lasciano attoniti gli osservatori, soprattutto quelli che non conoscono le opere di questo unico pittore, tuttavia opere che hanno impegnato studiosi di tutto il mondo alla disperata ricerca di un’interpretazione di messaggi dati da una rappresentazione esoterica dei dipinti.
Dunque un linguaggio ignoto celato nei dipinti? Questa è la teoria di molti studiosi e ricercatori che nei dipinti di Bosch hanno ravvisato arcane raffigurazioni e legami di varia natura e genere del pittore. Non a caso questa teoria, in quanto il pittore si rifà spesso all’alchimia e ai tarocchi. E’ ovvio che Bosch è figlio di un’epoca caratterizzata da fermenti culturali, esoterici e religiosi di varia natura che vedono vivere – nello stesso periodo – personaggi di grande levatura come Martin Lutero, Pico della Mirandola, Girolamo Savonarola, Michelangelo e Ludovico Ariosto nonché personaggi come Tomas de Torquemada e Cornelius Agrippa entrati nella storia per fatti meno nobili (nascono, peraltro, nell’arco di vita di Bosch, Johann Faust e Nostradamus). Ma Bosch è anche un uomo di grande fede religiosa. Ed è proprio su questo aspetto che Nicholaus Baum in un’intervista-saggio, trasmessa sulla Rai, sosteneva una teoria estremamente interessante. Baum partendo dal numero di opere accreditate a Bosch e giunte ai giorni nostri che sono circa trenta, solo otto – a suo avviso – potevano dare la chiave di lettura dell’enigmatica forma e rappresentazione del grande maestro fiammingo.
Ma quali erano queste opere? Innanzitutto, il già sopra citato Trittico delle delizie, poi il Trittico delle tentazioni di San Antonio, il Trittico del fieno, Il figliuol prodigo, il Trittico dell’Epifania, le Visioni dell’aldilà, Le nozze di Cana e, infine, il Trittico del diluvio. Appare, dunque, subito evidente dai nomi delle opere (anche se come già sopra accennato i nomi sono postumi in quanto non si conoscono i nomi veri dati dal pittore), che la rappresentazione si rifà a tematiche religiose cristiane. Del resto Bosch entrò a far parte della Confraternita di Nostra Signora, confraternita di cui farà parte anche il grande Erasmo da Rotterdam (e di cui ha fatto parte il mistico Tommaso da Kemphis, noto presunto autore de L’imitazione di Cristo). Ecco che Baum dà una chiave di lettura biblica alle rappresentazioni delle opere sopra evidenziate, proprio citando passi delle Sacre Scritture cristiane, scoprendo diverse analogie e facendo vedere le opere come palesi caratterizzazioni, come ad esempio nell’Inferno musicale, di rappresentazioni dei sette peccati capitali.
Certo, questa teoria sembra fornire molte risposte, ma, senza dubbio, non è esaustiva. Troppi i riferimenti simbolici estranei alla Bibbia, in un periodo storico intriso di satanismo, stregoneria e alchimia, fanno presupporre ben altro. Uno per tutti, nel Le nozze di Cana il mago con la bacchetta magica che si vede nello sfondo dell’opera.  E così per tanti altri particolari, che un acuto osservatore dell’arcano può piacevolmente scoprire nelle opere di questo inimitabile genio della pittura. Quindi, un grande mistero che è ben lungi dall’essere interpretato.
Franco Faggiano, arciere dal 1985. Dal 1994 si è dedicato all’archery training e al medieval re-enactment. Nel 1997 ha fondato il sodalizio nazionale Corporazione Arcieri Storici Medievali di cui è l’attuale Presidente. Relatore a conferenze e convegni. Ricercatore storico e saggista, fin dal 1988 ha collaborato giornalisticamente con diverse case editrici.
Inoltre, nel 2006, ha pubblicato con la casa editrice Penne e Papiri un libro di saggistica a carattere storico-religioso dal titolo “Arcieria & Cavalleria“.
Blog: https://corporazione.blogspot.com | https://archerycampus.blogspot.com
Bibliografia:

Bosch, Mario Bussagli, Art Dossier – Giunti;
Bosch (L’opera completa), Classici dell’arte – Buzzati / Cinotti, Rizzoli.
L’articolo La simbologia nei dipinti di Hieronimus Bosch è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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