Del 16 Luglio 2023 alle ore 13:06Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’aforista, scrittore e video content creator Sebastiano Marraro (classe 1996). Il giovane milanese ha già all’attivo tre libri intitolati “Senza maschera”, “Va tutto bene” e “Fiori e demoni”.
Ciao Sebastiano! Tu sei cresciuto negli Anni Novanta e nel 2000 e hai affermato che ciò ti ha dato la possibilità di vivere cose che adesso non esistono più e di ricevere insegnamenti dalle persone attorno a te e dall’esistenza che adesso non si hanno più modo di ottenere – prima appunto si viveva la vita, ora la si racconta. Condividi con noi quali sono le situazioni ed esperienze ormai inaccessibili a cui alludi? “Ciao Giulia! Il modo di vivere e ciò con cui si viveva sono cambiati molto con il passare del tempo ma credo che, nel corso dell’evoluzione, sia normale che questo avvenga… io però resto un romantico e un malinconico. La vita prima d’oggi non la si viveva dietro finzioni, (filtrata da) social e lontananze, bensì si passava fisicamente più tempo insieme alle persone. In passato si affrontavano le situazioni e si cresceva con la famiglia, con gli amici e con la natura. Anni fa inoltre i rapporti erano più veri, non erano condizionati dalla cattiveria e nemmeno dall’invidia o da prototipi stupidi. Vivere mettendoci la pelle sulla strada è importante e, quando parlo di strada, non intendo solo quella che raccontano i ragazzi che vogliono apparire forti agli occhi altrui… ché la strada è bella e non è solo brutta, essa insegna moltissimo”.
A proposito proprio di social, molte persone sostengono che tanto di quello che in essi viene sbattuto in faccia alla gente è spesso solo apparenza e dunque ti chiedo perché pensi che si sia arrivati a questa situazione di sola smania d’apparire attraverso uno schermo e chissà se altresì di bluff generalizzato. “Io sono del parere che si sia arrivati all’attuale situazione di sola smania d’apparire attraverso uno schermo e di bluff generalizzato perché sui social è più facile, rispetto che nella realtà “face to face”, costruire un’immagine di sé non vera… tant’è che adesso piacere alle altre persone mi sembra che sia ritenuto più importante del piacere a se stessi e che sia anche ritenuto più importante della propria dignità e del proprio giudizio. Per quello che mi riguarda, uso ad esempio la piattaforma OnlyFans per lavoro ma tutto è nato – per caso – nel periodo post quarantena. È stato il mio caro amico Mirco Bandini, conosciuto come Mirco “The Creator”, che me l’ha presentata e insieme abbiamo iniziato a lavorare appunto sulla piattaforma OnlyFans come un vero e proprio team e ciò spinti molto più dalla curiosità e dalla voglia di creare che da tutto il resto. Con lui, abbiamo cominciato a muoverci lì in maniera molto spontanea ossia seguendo l’onda di quello che io avevo già similmente portato e che avevo già altrettanto similmente postato sui social nell’iniziale veste di “vatuttobene scrittore”… ritraendo ovvero, nelle foto e nei video a sfondo sessuale che mi vedevano protagonista, atti parecchio passionali e comunque artistici di sesso e d’amore poiché pure in questa nuova professione desidero che l’arte faccia parte di ciò che faccio”.
Tue sono le parole: “Io penso che il fatto di scrivere e quindi la scrittura nasca sempre come uno sfogo e come voglia di ribellarsi a qualcosa che non si può combattere, l’arte è sempre necessità – e poi si trasforma in capacità quando, con il tempo, si riescono a domare i propri sentimenti (…)”. Ebbene, tu sei dell’avviso che si possano davvero oppure no dominare i propri sentimenti? “Io resto sempre fedele al destino e a quello che è il percorso di ognuno di noi. Secondo me, bisogna lasciarsi trasportare dal vento e combattere e resistergli solo quando si sente dentro sé qualcosa che dice di farlo. Detto altrimenti, io sono dell’idea che esista appunto il destino e ciò soprattutto perché molte volte succede un certo qualcosa che non vi è alcuno che possa scegliere, ma credo anche nella volontà e nelle scelte di ciascuno di noi. Il male per me è dentro ogni persona, proprio come il bene – è poi ciascuno di noi a decidere da quale parte stare e per chi operare. È senz’altro bello avere fede negli dei, nel paradiso e nell’inferno, ma il vero inferno è quello che viviamo su questa terra. I sentimenti non si possono comandare… si può cercare di frenarli tuttavia, se li arginassimo, ciò ci farebbe molto male”.
Alla luce di quella che è la tua personalità attuale, che cosa trovi stimolante e che cosa percepisci invece come negativo per stesso? “Trovo stimolante, o almeno credo che lo sia, soltanto la mia continua voglia di fare qualcosa di creativo (desiderio, il tale, che ho sempre avuto e che ho sempre sentito dentro me). La cosa che invece percepisco negativa, o almeno che immagino che non mi faccia bene, è la mia mente… la mia mente che continua imperterrita a pensare e a riflettere sulle cose, a cercare risposte e a non trovarle mai”.
Non hai poi fatto segreto del fatto che <<(…) con il passare del tempo ho sempre cambiato gusti, perversioni e modi di trovare piacere nella mia vita. A me piace la bellezza, non ho un prototipo di donna, amo tutto ciò che mi fa sentire qualcosa dentro e sulla pelle>>. Hai idea di essere o no un edonista, un giovane uomo che fonda sul piacere i propri principi? “Io credo nella bellezza oggettiva, ma solo per un discorso puramente estetico – la bellezza può obiettivamente esserlo oggettiva, il gusto resta invece soggettivo. Per quanto concerne l’arte però no, sono cioè dell’avviso che non esista qualcosa di oggettivamente bello artisticamente parlando e infatti ci sono opere che spesso diventano “meravigliose” solo perché la maggior parte della gente ha scelto così. Io credo che ci siano alcune estetiche giudicabili oggettivamente, mentre altre che non hanno una vera e propria bellezza bensì che vivono di gusti e di piaceri. L’arte fa parte di quest’ultimo tipo di beltà, non può esistere un quadro oggettivamente bello se io ci vedo dentro – come, tant’è, spesso avviene – qualcosa che un’altra persona non vede ed è pertanto come se non stessimo appunto guardando lo stesso quadro. Io vivo i piaceri così come vivo la mia vita ossia in base ai miei bisogni, al mio istinto e al momento presente… seguo quello che ho voglia di fare nel singolo attimo, un po’ come un lupo che si allontana dal branco e percorre la sua strada”.
Giulia Quaranta Provenzano
Quali sono le tue specifiche e maggiori perversioni? Quanto e come, secondo te, hanno inciso o no la Chiesa e il patriarcato su quello che viene bollato quale peccato, nonché sul timore della condanna e della punizione in quanto ritenuti individui che violano l’ordine morale costituito? “Mah, non so quanto possano aver inciso la Chiesa e lo Stato nella concezione che generalmente si ha del peccato, della condanna e della punizione… e nemmeno saprei azzardare quanto pesano sulla paura d’essere bollati quali individui che violano l’ordine morale e ciò fino a falsificare e a celare, più o meno spesso e volentieri, la propria natura in società – credo, piuttosto, che queste cose non possa essere io a dirle. Abbiamo una cultura, una storia e un’origine che ci forniscono le basi da cui partire ma poi ognuno di noi viene condizionato o meno da se stesso, dalle altre persone, dalle notizie che ci giungono via via vivendo e da tutto quello che ogni giorno inquina la nostra mente. Mi viene più semplicemente da dire che, se ci si riesce ad ascoltare dentro, allora significa che si è arrivati nel punto in cui nasce il fiume. La mia piattaforma OnlyFans “Vatuttobene” e io medesimo siamo talvolta oggetto di critiche eppure sono del parere che questo sia dovuto all’immensa debolezza che gli individui hanno nell’affrontare se stessi e i propri errori, tanto da spingere taluni di loro a criticare e a sputare veleno sul prossimo. Moltissima gente pensa di essere nel giusto in ogni situazione, tanti non hanno riconoscenza e in primis non hanno umiltà. Ecco che, quando vengono a mancare parecchie piccole cose, ci vuole soltanto un attimo a perdere di vista i sentimenti e a passare dalla semplice invidia all’odio più profondo. Di me immagino che possa infastidire la mia capacità di essere sempre vero e naturale in ogni circostanza e il fatto di riuscire comunque, nonostante i lati del mio carattere più crudi e duri, a piacere a molte persone”.
Infine, a proposito di pelle, quali sono i tuoi tatuaggi a cui sei più legato e quale significato hanno codesti per te? “Ogni mio tatuaggio ha un significato (ben preciso) per me ed è per questo motivo che non ve n’è uno che ritengo che sia più importante degli altri… ma, appunto, ognuno di loro ha un valore immenso. I serpenti sono simbolo del piacere e del peccato, il teschio indica la morte e la mia rinascita. La scritta “Sonder” invece sta a sottolineare tutte quelle volte che guardo una persona e, entrando nei suoi occhi, sempre mi domando come sta vivendo la sua vita e che cosa pensa di quello che le accade ma pure come lo affronta. La maggior parte della gente giudica gli altri esseri umani senza sapere alcunché (o, comunque, ben poco) di chi ci circonda, nessuno sa ma molti parlano ugualmente. Ed ancora la scritta “LOVELESS” va intesa come <<colui che non ha amore>> perché anche se hai molte cose intorno, se i tuoi occhi vedono nero e il tuo cuore si sente solo, l’amore non può arrivare ad aprire la porta del petto e l’unica speranza che rimane è vivere comunque e augurarsi che la vita abbia in serbo alcune sorprese”. L’articolo Sebastiano Marraro: “L’arte e il mio desiderio di creare sono le uniche cose che mi rendono vivo” è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.