Di Franco Luceri
Se le scienze formative lasciano immaturi i cervelli dei cittadini meno “provvisti”, anche da adulti e da vecchi restano in una condizione patologica di dipendenza infantile. Basta privarli del “seno materno“, (cioè dagli aiuti pubblici che come una flebo li tengono in vita) per obbligarli ad offrirsi in pasto ai vampiri del potere cercando una improbabile via di salvezza.
E non sono soltanto pedagogia e comunicazione le scienze che rischiano di fare danni. Il mondo è tutto un Festival di “scienze” reciprocamente incompatibili e perciò dannose a l’umanità e al pianeta.
Servirebbe un direttore d’orchestra capace di armonizzare i singoli saperi, perché smettano di fare danni, ma all’orchestrazione scientifica i cervelloni non sono ancora arrivati e forse nemmeno partiti.
Manca un super scienziato onesto e responsabile che sappia, possa e voglia armonizzare le mille scienze ormai improduttive o peggio assassine per ricavarne una socioecocompatibile.
Ma, a tutt’oggi, nessuno ha ancora osato mettere in discussione la funzione della scienza e i relativi SUPERPROFITTI per saggi, ricchi e potenti rapaci (con tracce di galantuomini Giusti ma condannati o rassegnati a vivere nel posto e tempo sbagliato).
Intanto non ci resta che ingoiare il rospo: “il sapere esistente“, che come una costosa medicina promette di salvare, ma a volte, ammala, affama, uccide a rischio e spesa della collettività. E nessuno osa mettere in dubbio la sacralità della scienza.
Insomma il mondo va a marcia indietro come un gambero, perché è ricco di prenditori e povero di imprenditori. Quando si capovolgerà il rapporto e ci saranno molti imprenditori responsabili e pochi prenditori parassiti, l’inferno terreno forse diventerà meno ustionante.
Ora voi mi direte, e in un mondo così che fine hanno fatto i lavoratori che sono una schiacciante e immodificabile maggioranza, e come tale determinante in politica? E io vi rispondo che i laboratori erano sono e resteranno fino all’estinzione dell’umanità Ago della Bilancia, anche nella peggiore democrazia.
Se spendono tutto quello che guadagnano, restituiscono agli imprenditori quello che hanno ricevuto a titolo di salario o stipendio e si riprendono tutti i beni e i servizi che hanno prodotto e per i quali sono stati retribuiti. Come dire, comprando, sgombrano i magazzini che hanno riempito, per tornare a lavorare produrre vendere.
Se invece spendono poco e risparmiano molto o peggio, comprano prodotti d’importazione a prezzi competitivi, mandano in tilt il sistema economico nazionale da cui attingono lavoro, guadagno, dignità e si candidano a finire disoccupati sempre più squattrinati.
Ma fanno anche di peggio; i loro risparmi corrono a consegnarli agli strozzini che poi sfruttano e uccidono direttamente gli imprenditori a colpi di prestiti a tassi usurari. E non è tutto, obbligano la politica a far fallire le piccole imprese a colpi di tasse rapina, e riportano i lavoratori risparmiatori autolesionisti alla penosa condizione di risparmiatori ricchi, ma disoccupati poveri; quindi bisognosi di riprendersi i risparmi che hanno depositato in banca o chiedere un mutuo e pagare interessi passivi 10 volte superiori agli attivi incassati.
In questo modo banchieri e industriali arricchiscono se stessi di profitti e la politica di clientela povera, bisognosa del “seno materno pubblico“, e pronta a barattare voto contro sussidio, aiutino, favore, raccomandazione o per i soliti servizi pubblici promessi e mai erogati, perché i denari tributariamente sottratti ai lavoratori e alle piccole e medie imprese, non finiscono mai convertiti in servizi salva poveri e classe media.
Ma in montagne di interessi passivi da pagare con urgenza al “filantropico” mondo finanziario; e/o in salvataggi dell’altrettanto “filantropico” mondo industriale, con intere cordate di “prenditori” che si fingono a rischio fallimento per ottenere dallo Stato, (corrompendo o minacciando la politica) una ricca esenzione tributaria o un finanziamento a fondo perduto per non licenziare e scappare dall’Italia.
Tutto questo popò di crimini contro l’umanità lo chiamano liberismo e lo spacciano come miracolosa soluzione all’impoverimento mondiale del comunismo.
Quando in Italia governava la DC strizzando l’occhio al PCI, un operaio aveva risorse per laureare fino a cinque figli. Ora quei figli laureati, per i loro figli che non vogliono scappare dall’Italia, hanno difficoltà a trovare una provvisoria occupazione di operatore ecologico.
Io non so se a ridurci in queste pietose condizioni sia stata la mala politica comunista o liberista. Ma temo che senza l’aiuto determinante della malacultura, nemmeno il più feroce tiranno avrebbe potuto ridurre in mutande il popolo e lo Stato italiano solo per malapolitica e malafinanza.