Del 13 Luglio 2023 alle ore 21:37di Carla Calvelli
Lo sviluppo delle scienze psicologiche propone dei cambiamenti centrati sullo studio scientifico delle funzioni psichiche.
Pertanto appare congeniale richiamare l’attenzione sullo sviluppo delle persone, nella sua complessa integrazione Psicofisica e non considerare la malattia, come intervento sostanzialmente scisso, dalle vicende di salute globale della persona. Assecondare, questo processo di sviluppo della salute, o benessere, è diventato l’obiettivo principe di un orientamento particolarmente in auge nella Psicologia moderna, noto come Psicologia della salute.
Appare, dunque, che in tema di salute, si stia muovendo nei fatti una prospettiva culturale disposta ad accettare, la responsabilità dello Psicologo.
Un tale processo di cambiamento, dovrebbe apparire visibile su due fronti; uno su quello più organizzato, l’altro su quello dei contenuti.
La Psicologia dovrebbe trovarsi in prima linea nel tentativo di valorizzare, gli orientamenti programmatici dell’OMS. Verso la decentralizzazione degli interventi, con particolare enfasi sulla promozione ed il mantenimento della salute, impiegando attivamente le risorse individuali e di gruppo. Per illustrare il senso del cambiamento di ottica nei contenuti r negli obiettivi dell’intervento psicologico, vorrei riportare una frase di Erik Erikson espressa nel dialogo con Richars Evans (1967).
“Questo è il motivo per cui sottolineo gli aspetti evolutivi del ciclo di vita. Se possiamo continuare a considerare il bambino e il giovane come una persona che cresce, in tal modo eviteremo di vedere il comportamento disturbato come risultato, di un passato traumatico ed imparerò ad apprezzarlo come blocco nel suo attuale sviluppo1”, Naturalmente ci sono troppi bambini bloccati per essere disponibili ed affrontare il nuovo, e pertanto questi ed i loro genitori hanno bisogno di trattamento.
La frase di Erikson offre indicazioni sull’importanza di centrare l’intervento terapeutico su tutto il sistema, che ruota intorno al soggetto; ai suoi genitori, amici, invece di centrare l’energia direttamente sulla cura dell’individuo portatore del sintomo.
1.2 Inclusione e successo formativo.
Le principali strategie metacognitive sono:
Le strategie di selezione: è necessario scegliere delle informazioni ritenute rilevanti su cui è importante soffermarsi.
Le strategie organizzative e di ripetizione: sono basate sulla ripetizione dell’informazione, nella propria mente fino all’acquisizione delle competenze. Per una memorizzazione duratura, dovrà avvenire subito; l’assimilazione si fa, nel momento stesso della spiegazione e non si rimanda in un secondo momento.
Il piano annuale per l’inclusività è la direttiva ministeriale del “27 dicembre 2012”.
Tale provvedimento prevede gli strumenti d’intervento per gli alunni con bisogni Educativi speciali.
Esso nasce, dunque, come documento, in cui l’istruzione scolastica, assume il principio di inclusività, come valore fondante della propria azione educativa e didattica; ed indica
1 “Dialogo con Richars evans” Edizioni Aba Buonos Aieres pp. 20-21.
le Strategie attraverso cui realizzare i bisogni educativi speciali: “dall’inclusione alla didattica individualizzata”
he cosa si intende per il Bisogno educativo speciale?
Il “Bisogno Educativo Speciale” è qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento, permanente o transitoria,in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute. L’espressione “Bisogni Educativi Speciali” (BES) è entrata in uso in Italia dopo l’emanazione della Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti d’ intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica. L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit.
In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiestadi speciale attenzione per una varietà di ragioni:svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a diverse culture.
Perché parliamo di BES? Perché c’è una normativa ben precisa che ci fa capire che è ora di attuare una Scuola inclusiva. In base alla Direttiva MIUR del 27 Dicembre 2012: “Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole propongano una adeguata e personalizzata risposta. Va quindi potenziata la cultura dell’inclusione, e ciò anche mediante un approfondimento delle relative competenze degli insegnanti curricolari.
Nella scuola dell’autonomia, i piani d’inclusione degli studenti con BES sono importanti strumenti contro la dispersione scolastica nella scuola Secondaria di I°
e II° grado, sono indispensabili per affrontare le situazioni degli alunni, che nel loro percorso scolastico, hanno manifestato preoccupanti situazioni di abbandono è Dispersione scolastica”4.
4 sito hhp social libri liberi.com
La valutazione è una questione molto delicata per tutti gli studenti, a maggior ragione per quelli con Bes pensiamo ad esempio alla valutazione del comportamento degli studenti con disturbi dell’iperattività o alla valutazione della lettura per studenti dislessici occorre riflettere su essa e creare le condizioni perché potenzi e non limiti i percorsi di studio. La prima riflessione da fare riguarda il tipo di valutazione da privilegiare scegliendo, quella formativa rispetto a quella sommativa, La valutazione formativa è da preferire perché regola il processo di apprendimento mentre è in corso. Essa, infatti è composta da tutte quelle azioni che consentono ai docenti ed agli studenti stessi, di verificare i traguardi conseguiti. Se i risultati attesi non sono stati raggiunti si devono ripercorrere le tappe che non hanno avuto successo e, fino all’assolvimento del compito.
“La Valutazione sommativa è quella che certifica gli esiti finali di un percorso di crescita e di studio. Il suo utilizzo è necessario negli scrutini quadrimestrali, sulla base delle sue resultanze viene decisa la promozione dello studente alla classe successiva o la ripetenza della classe frequentata5”.
4 Manuela Tarabusi, i piani d’inclusione bes, Saggiani editore, pp. 33-35
5 I Piani di inclusione degli studenti con Bes pp.49-50
La Pedagogia inclusiva dovrà prevedere contesti inclusivi comuni di apprendimento, negli ambiti di insegnamento .L’educazione inclusiva ha bisogno di ambienti di apprendimento comuni.
Una classe è inclusiva, se viene così strutturata:è una classe egocentica, in cui l’alunno viene marginalizzato;
è una classe con difficoltà di apprendimento e relazionali per cui gli insegnanti pensano in maniera individualizzata alle attività da svolgere;
è una classe salutare, in cui l’alunno si sente protetto e non esistono barriere.
è una classe autentica nei rapporti, nel cui interno ogni alunno è protetto da abusi e violenze, verbali e fisiche, e tutti sono motivati alla solidarietà;
infine, è una classe familiare, perché i genitori vengono inclusi nel processo educativo. Gli Interventi in ambito socio-psicopedagogico vanno integrati in contesti educativi comuni. La prima cosa da fare, a costo zero, è smetterla di rilasciare certificati falsi in nome del diritto al successo formativo». Ma qual è l’alternativa? Bocciare tutti senza pietà?
In base alla mia esperienza didattica nella scuola dell’autonomia, per uscire dal vicolo cieco della scelta obbligata fra mandare avanti i ragazzi anche se non sono preparati o fargli ripetere l’anno, che serve a poco o nulla. «Penso al sistema anglosassone dei livelli di apprendimento: uno studente può essere da brillante, in italiano ma scadente in matematica e viceversa. L’importante è che alla fine dei cinque anni si possa avere una fotografia precisa delle inclinazioni e delle capacità di ciascuno. Sarebbe molto utile anche come orientamento all’università».
Bibliografia
– “Dialogo con Richars evans” Edizioni Aba Buonos Aieres pp. 20-21.-
– Manuela Tarabusi, i piani d’inclusione bes, Saggiani editore, pp. 33-35
-sito hhp social libri liberi.comL’articolo “Le strategie inclusive e metacognitive nella Scuola” è già apparso su Il Corriere Nazionale.